Mafia e appalti, assolto responsabile dell’Ufficio tecnico

I giudici della Corte di Appello di Caltanissetta hanno assolto Giuseppe Zuccalà, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Barrafranca, coinvolto nel 2020 nell’operazione denominata Ultra, conclusa dai carabinieri con 46 arresti.

Ordinanza annullata

Il funzionario pubblico, in quell’occasione finì ai domiciliari per poi tornare in libertà dopo il pronunciamento del Tribunale del Riesame che annullò l’ordinanza. Alla fine, la sua posizione è stata stralciata rispetto agli altri indagati dell’inchiesta Ultra.

Assoluzione in primo grado

L’imputato, difeso dall’avvocato Gabriele Cantaro, era stato assolto anche in primo grado dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Caltanissetta.

Le accuse al dirigente

Secondo quanto emerso nelle indagini della Procura distrettuale nissena, Zuccalà avrebbe concordato con Flavio Alberto Bevilacqua, figlio del boss Raffaele morto nei mesi scorsi a Milano, dietro pagamento di una somma in denaro, di favorire una impresa per l’aggiudicazione di un appalto per i lavori in una scuola e per la manutenzione degli impianti termini del Comune.

Il titolare dell’impresa, nella prospettazione dell’accusa, avrebbe dovuto pagare sia il funzionario che Bevilacqua. Il castello accusatorio, però, non ha retto né in primo grado né in Appello, per cui alla Procura distrettuale non resta che il ricorso in Cassazione.

Le altre sentenze in Appello

Nel novembre scorso, i giudici della seconda sezione penale della Corte d’appello di Caltanissetta si sono pronunciati sugli imputati del processo Ultra. Sono stati respinti i ricorsi, confermando le condanne di primo grado, per Maria Concetta Bevilacqua, 10 anni 10 mila euro di multa; Salvatore Strazzanti, 20 anni; Angelo Tummino, 6 anni; Michele Mannuccia, 9 anni 4 mesi; Maria Barbara Cangemi, 4 anni 8 mesi; Carmelo Scilio, 8 anni 8 mesi 32 mila euro di multa; Davide Cardinale, 6 anni 20 mila euro di multa.

I sette sono stati condannati al pagamento delle spese processuali. La figlia di Bevilacqua, è avvocato come lo era stato il padre.  Per il boss Giovanni Monachino, uno dei capi del clan di Pietraperzia, ritenuto uno dei referenti provinciali di Cosa Nostra, è stata confermata la condanna di primo grado a 20 anni di reclusione; confermati 20 anni per Salvatore Privitelli e Andrea Ferreri. Per Giuseppe Trubia, da undici anni e quattro mesi a 10 anni 8 mesi. Sconto di pena per effetto dell’esclusione dell’aggravante per Flavio Alberto Bevilacqua, figlio anche lui di Raffaele, da sedici anni a 12 anni 9 mesi e 10 giorni; per Agatino Maximilian Fiorenza,  da otto anni e otto mesi a 7 anni 8 mesi; per Gaetano Coppola, da nove anni e quattro mesi a 8 anni 8 mesi 32 mila euro di multa; per Salvatore Centonze, da sei anni a quattro anni e 13.350 euro di multa; per Domenico Cardinale, da sei anni a cinque anni 14 mila euro di multa; per Filippo Milano, da undici anni e quattro mesi a 10 anni 20 giorni.  Non doversi procedere per morte anche per Anna Scornavacca.