Festa di San Giuseppe, attese 3 mila persone

Domani e domenica, con l’anticipo di due giorni per permettere un arrivo massiccio di visitatori, si celebrerà la festa di San Giuseppe, quella che per caratteristica viene definita “la più bella di Sicilia” e la più importante dell’anno. I preparativi fervono, le tavolate allestite quest’anno sono in tutto undici. Unica nota stonata è quest’anno la Parrocchia di San Giuseppe non allestisce, all’interno della sagrestia
come da decenni, la propria Tavolata. Come avviene da diversi anni anche per questa edizione si aspettano un centinaio di caravan e una ventina di pullman provenienti da ogni parte della regione. Si spera solo che l’organizzazione regga a questo flusso enorme di persone, si parla di 2- 3 mila che proverranno da ogni parte della Sicilia.

La festa

Una festa in cui fede folclore e tradizione si mescolano a vicenda. La Festa di San Giuseppe a Valguarnera è infatti unica nel suo genere, non solo per le celeberrime tavolate ma anche per i famosi “m’braculi”(miracoli) ai quali partecipano una moltitudine di persone che per l’occasione arrivano
anche dai paesi vicini. Essa infatti rappresenta un appuntamento di assoluta importanza per poter condividere, con tutti, gioie e grazie ricevute. Da alcuni anni il clou è rappresentato dalla famosa “cavalcata” curata da un centinaio di cavalieri che con i cavalli bardati a festa girano per le vie del paese. Alcuni studiosi intravedono in questa Festa, ricca di ritualità e simbolismo, una continuità con il culto pagano di Cerere, dea delle messi che ad Enna aveva il proprio santuario. La Festa di solito
viene preceduta da un novenario. La sera della vigilia i sacerdoti si recano a portare la benedizione presso le case dove sono imbandite le tavolate, emblema della Festa. Queste costituiscono il ringraziamento al
Patriarca per i miracoli e le grazie ricevute. L’abbondanza del cibo che ricopre l’intera tavolata con pane, verdure, fritture ed ogni tipo di dolce e frutta, simboleggia la ricchezza dei beni che il Creatore elargisce alle sue creature. Alla base della Tavola vengono sistemati i posti dove siederanno, sino ad un massimo di tredici, i Santi e la sua Sacra Famiglia.

La cena

La “zena” (cena) viene consumata la mattina del 19 a porte chiuse. Una volta finito il rituale la gente potrà gustarne le prelibatezze. La cerimonia delle visite alle tavolate inizia invece la sera dalle 19 in poi , sino a sera tarda. Si guarda, si osservano le prelibatezze in religioso silenzio ma non si gustano. I m’braculi (miracoli) invece sono torce votive arricchite da fiori di carta e sacchi di grano portati sul dorso di cavalli bardati a festa e rappresentano, come le tavole, un segno di gratitudine nei confronti del
Santo per i miracoli ricevuti. Passiamo in dettaglio la caratteristica della festa.

Le “TAVOLATE”

Una delle caratteristiche importante della festa è costituita dalle tavolate, dove vengono poste le pietanze più prelibate e le creazioni di forme di pane più rare e pregiate dal punto di vista di manifattura.
La tavolata porta a compimento un voto personale per grazia ricevuta, ma la sua realizzazione è frutto di una collaborazione sociale ampia e la sua fruizione riguarda l’intero paese, confermandone l’identità e rinsaldandone i legami. La preparazione della tavolata è lunga e laboriosa, può protrarsi anche
oltre 15 giorni. Al suo allestimento collaborano, in una gara di solidarietà, tutto i parenti e il vicinato. Il protagonista della tavola è il pane cosiddetto di San Giuseppe, il quale ha bisogno di una preparazione adeguata. Il risultato di questo pane a cui le donne (una volta) oggi i panettieri si dedicano in modo
particolare, prende svariate forme dagli attrezzi del falegname la pialla , la sega , il martello , la scala, a tinaglia, ed altri simboli, la manu, u vastuni, il pesce, simbolo paleocristiano di Gesù, a spera dell’ostensorio, il calice , gli angeli ed altre forme vegetali , simboli della rigenerazione della natura.
Particolare richiamo destano le ciambelle (Picciddati) di 3-4 Kg poste nei gradini in alto della tavola e sono tanti quanti i santi del pranzo che possono variare da tre a 13 Santi, nella maggior parte dei casi poveri invitati a impersonare la Sacra famiglia e altri personaggi biblici , come S. Anna e S, Gioacchino . Nei vari piani della tavola vengono disposti in modo artistico i piatti di porcellana pregiata svariate pietanze a base di verdura. Le verdure spontanee cardi spinosi, finocchietto, asparagi , cavolfiore , broccoli fritti, carciofi ripieni che costituiscono il residuo più arcaico di una economia primitiva di raccolta, mentre le lattughe e le arance , poste tra un piatto e l’altro adornano in modo raffinato la tavola. Oggi è costituita pure da di dolci elaborati ma non si tralasciano le tradizionali sfinge, cassatelle, cannoli di ricotta e pignolata. Va ricordato che non trovano spazio le pietanze a base di carne, mentre è molto presente la pasta col miele e la mollica tostata e il baccalà fritto. Sulla tavola troviamo anche le primizie stagionali quali le fave, i piselli, le melanzane, i peperoni, uva, anche i fichidindia che a marzo costituiscono una
vera rarità. I Santi , invitati nelle tavole, devono mangiare a porte chiuse e prima di mangiare l’invitato che rappresenta San Giuseppe , con un rametto d’origano, cosparge con acqua benedetta la tavola e poi invita l’altro invitato che rappresenta il bambino Gesù ad unire il pollice, l’indice , il medio , simbolo
della Santissima trinità a recitare un’antica formula : Biniditta l’azena – Biniditta Maddalena – Biniditta Tutti quanti – U Patri , u Figgi e u Spirit’ Sant’ – A n’quant A n’quant’ – C’è l’angiul’ sant’ – U patri , u figghi e u Spirit’ Sant’. La Figura di San Giuseppe assume il ruolo di pedagogo che insegna al figlio la
fede. Il bambino, attraverso la benedizione, apprende il valore del bene che ha davanti a sé. Tale gesto non è rivolto solo a sé, ma a tutti gli astanti. Con tale formula si implora la benedizione di Dio sui beni che sta mettendo a disposizione dell’uomo, su Maddalena peccatrice redenta dal peccato, sulla
famiglia che ha fatto una promessa e su tutti i presenti. Subito dopo San Giuseppe, sbucciando una arancia, ne distribuisce gli spicchi, accompagnati da pezzettini di pane benedetto, ai componenti della famiglia e li invita a scegliere le pietanze al loro gradite. La padrona di casa serve i santi con
devozione e rispetto, soddisfacendo i loro desideri. Sono i Santi che incominciano a offrire le specialità ai presenti che non si possono rifiutare di accettare. A tutti i visitatori viene offerto un “Puppidd’” benedetto di San Giuseppe che viene portato nelle proprie abitazioni come segno della divina provvidenza. Secondo un’antica tradizione in tutte le tavole viene posta una ciotola con l’acqua e una saliera, dove l’indomani mattina verrà trovato l’impronta del dito di San Giuseppe, che è venuto a vistare la tavola.

I ‘Mbraculi

E’ uno spettacolo ricco di suggestione e vera commozione osservare “ I ’mbraculi” ( Miracoli) ; Famiglie intere o singoli fedeli a piedi scalzi , con tanta umiltà e con le lacrime agli occhi, recano in mano la torcia votiva, arricchita da fiori di carta colorata e banconote che deporranno ai piedi dell’altare di
San Giuseppe. A rendere più festosa l’atmosfera, spesso vengono accompagnati dalla Banda musicale con le sue allegre marce. Un’altra antica tradizione del paese, prettamente agricolo, è sempre stato quello di portare sacchi di grano sul dorso dei cavalli bardati a faste al Patriarca come grazia ricevuta per l’annata prevista abbondante. Tutto il giorno la chiesa continua ad essere metà di pellegrinaggio alla quale i fedeli offrono preghiere, torce e oboli

LA SACRA FAMIGLIA

Il giorno 19 Marzo alle ore 10.30 dalla sacrestia della Chiesa, si snoda il corteo della Sacra famiglia. Ansia, tensione, gioia, raccomandazione dei familiari, accompagnano questi ultimi momenti prima del corte. I tre Santi che compongono la sacra famiglia. San Giuseppe è impersonato da un adulto con
folta barba bianca ed indossa una tunica azzurra ed un mantello marrone, in mano porta il bastone con in cima il Giglio, simbolo della purezza. La Madonna viene scelta tra le ragazze più graziose del paese, vestita elegantemente con un abito bordeaux e un mantello ricamato e in testa una corona d’argento molto pesante sorretta dal padre e in mano una coroncina e il libretto delle preghiere. Gesù Bambino, un bambino di pochi anni, circa 6, massimo 8 , indossa una tunichetta celeste , ha intesta un aureola d’argento e porta in mano un cestino con caramelle e cioccolatini che serviranno addolcire
i suoi momenti di irrequietezza. Questi tre personaggi Biblici, seguiti dalla banda musicale, dai parenti e da un folto numero di fedeli, dopo aver percorso le vie del paese rientrano in chiesa per assistere alla messa solenne.

LA PROCESSIONE di SAN GIUSEPPE

La sera dopo la messa ha inizio la processione del Santo che viene portata per le vie principali del paese.
La bara, fatta costruire nel 1827 da Don Vito Boscarino e restaurata nel 1922, è un vero capolavoro d’arte. Presenta una cupola con rilievi d’orati e intarsiata di stelle e altri disegni particolari di ottima fattura. Alla processione partecipano le confraternite delle varie chiese, vestiti con abiti particolari con i colori delle confraternite, le autorità civili e i fedeli scalzi con le torce votive in mano.

Rino Caltagirone