Disforia di genere, i pregiudizi e le pressioni sociali

Al Terzo Tempo Irish Sport Pub, a Troina, si è parlato di identità e disforia di genere per iniziativa dell’associazione culturale Antonio Gramsci. Non è stata né una tavola rotonda né una conferenza, ma una conversazione con gli psicologi Laura L’Episcopo e Silvestro Lo Cascio.

Il dibattito sui pregiudizi

Gli organizzatori dell’evento l’hanno pensata così per coinvolgere nella discussione gli intervenuti. E in effetti la conversazione si è arricchita dei contributi dei partecipanti, tra i quali c’erano anche degli insegnanti ed educatori. E’ un argomento delicato, come si dice quando se ne parla anche tra gruppi di amici o in manifestazioni pubbliche. Al Terzo Tempo se n’è discusso mettendo in evidenza i pregiudizi con i quali si affrontano questioni che hanno a che fare con l’incongruenza tra il sesso biologico assegnato ad una persona alla nascita e il genere al quale si sente di appartenere crescendo negli anni.

La complessità del fenomeno

Persone che hanno organi genitali maschili ma si sentono donne, e donne che hanno organi genitali femminili ma si sentono uomini. Ci sono anche casi di persone che non si sentono né donne né uomini, oppure uomini in alcuni periodi della loro vita e donne in altri periodi. E’ un fenomeno complesso, che è stato affrontato senza alcun pregiudizio. Sul destino di chi vive questa disforia di genere pesa molto il contesto sociale e l’ambiente familiare in cui vive. Che questo fenomeno sia presente anche a Troina l’hanno ricordato Basilio Arona, che ha richiamato alla memoria il caso del suicidio di un giovane, e Silvio Zitelli, che ha fatto cenno al modo come hanno cercato di superare il disagio di disforia di genere quei giovani che lo vivono: andandosene via da Troina.

Le pressioni sociali

Di come pesa l’ambiente sociale sulla definizione dell’identità di genere, ne ha parlato Mariella Ruberto. Federica Trovato ha messo in guardia dal rischio di emarginazione e ghettizzazione che può comportare la classificazione dell’identità di genere. Giuseppe Campus, Rosalinda Patanè e Giovanni Gaudio hanno detto che occorra parlarne pubblicamente di questioni così delicate superando ogni di indifferenza.

Silvano Privitera