Omicidio del barista, 2 ergastoli e forti sconti di pena per 2 imputati

La Corte di Assise di Appello di Caltanissetta presieduta da Andreina Occhipinti, consigliera Gabriella Natale, ha confermato gli ergastoli a Giuseppe detto “Piddu” Madonia e al boss Sancataldese Terminio Cataldo (assistiti rispettivamente dagli avvocati Flavio Sinatra ed Eliana Zecca) sotto processo per l’omicidio di Giuseppe Failla, ucciso nel suo bar, 36 anni fa, a Gela.

Sconto di pena per Palermo

Forte sconto di pena per l’ex capo della famiglia di cosa nostra di Caltanissetta, Angelo Palermo ,assistito dall’avvocato Giuseppe Piazza, che è passato dall’ergastolo alla pena di anni 21, così come per il presunto basista Angelo Greco Bruno (assistito dall’avvocato S. Iacona, che ha visto la sua pena ridursi ad anni 14.
La riduzione delle condanne concessa dalla Corte è stata dovuta all’esclusione di tutte le aggravanti,
compresa la premeditazione, per gli imputati Angelo Palermo e Greco Angelo Bruno.

Il delitto del barista gelese

Tutti e quattro gli imputati sono accusati per il delitto del barista gelese, Giuseppe Failla, assassinato 9 novembre 1988 all’interno del suo locale. E ai suoi familiari – assistiti dall’avvocato Giovanni Bruscia – è stato riconosciuto il diritto a un risarcimento dei danni che verrà stabilito in un successivo procedimento.

La tesi dell’accusa

Secondo l’accusa a volere la morte di Failla sarebbe stato Terminio per vendicare la morte del padre Nicolò ucciso nell’aprile del lontano 1982 da sicari della Stidda. E, sempre secondo gli inquirenti, Terminio avrebbe ritenuto la vittima legato a quel gruppo che aveva eliminato il padre.

Ricorso in Cassazione

L’avvocato Giuseppe Piazza ha già preannunciato ricorso per cassazione affermando: “abbiamo ottenuto
un primo risultato, aspettiamo le motivazioni della sentenza, ma certamente ricorreremo in cassazione per ottenere la piena assoluzione del Palermo Angelo”.