Lo scandalo nella sanità e l’etica pubblica violata

La recente inchiesta giudiziaria che ha interessato diverse strutture sanitarie siciliane ci consegna inequivocabilmente almeno due dati. Il primo, che i fenomeni corruttivi sono più diffusi all’interno di quelle ramificazione della Pubblica amministrazione dotate di autonoma capacità di spesa. Il secondo, per
la verità parecchio diffuso, che nella P.A. c’è un serio deficit di etica pubblica.

L’etica pubblica

L’etica pubblica (o etica nel servizio pubblico) può essere definita, attraverso le formule usate dalla Costituzione e dalla disciplina normativa che vi ha dato attuazione, come l’insieme dei principi e delle norme di comportamento corretto in seno all’amministrazione pubblica: l’agire, da parte di ogni pubblico agente nell’esercizio delle funzioni che gli sono affidate, con disciplina, lealtà ed onore, con imparzialità nei confronti del pubblico e attraverso un’azione che, nel suo complesso, si pone a servizio esclusivo della Nazione, cioè della collettività

Ora, se l’etica pubblica definisce il corretto agire degli agenti pubblici al servizio della collettività, in tutta la sua pienezza, dal rispetto della legge sino alla soddisfazione ultima degli interessi protetti, delle giuste aspirazioni dei cittadini utenti, nel rispetto della loro dignità, contrapposta a tale principio si pone la “cattiva amministrazione”, che invece opera nell’interesse proprio degli stessi agenti pubblici ed è sanzionata con ipotesi specifiche di reato, ma si sostanzia anche in comportamenti colposi che, pur senza essere qualificabili come reati, non rispondono ai principi dell’etica pubblica (ritardi ed omissioni
nell’espletamento dei doveri di servizio, scarsa attenzione, mancato rispetto, mancata assunzione di responsabilità, assenza di controlli interni, etc.).

L’era post Tangentopoli

Si è così passati dall’illegalità diffusa nel periodo di “Tangentopoli” che aveva come obiettivo primario, o comunque tra gli obiettivi, il finanziamento dei partiti politici, ad una vera e propria “pirateria” delle risorse pubbliche per finalità personali. In tale contesto, caratterizzato dall’investitura politica delle figure apicali della P.A. in forza di uno spoil system italianizzato, il referente naturale è divenuto sempre più il rapporto personale con “chi conta”, piuttosto che l’attenzione alla cura dell’interesse pubblico. A fronte di siffatte scelte, a cui la politica non vuole rinunciare, è decisamente impossibile pensare di far funzionare i
meccanismi contenuti nella legge anticorruzione del 2012.