La strage a Milano e la lotta al nazifascismo nel convegno dell’Anpi

di Giacomo Lisacchi

Ci furono ancor prima dello scoppio della seconda guerra mondiale molti che contestarono, a rischio di essere imprigionati o confinati, il regime fascista. E ci furono anche migliaia di giovani e meno giovani che, a partire dall’8 settembre 1943 e fino al 25 aprile del 1945, abbandonarono la loro vita abituale e presero le armi o che si dedicarono alla stampa, al foglio clandestino d’informazione, di propaganda gettandosi in un’avventura che stravolse la loro esistenza.

La strage

Tra questi, vi furono quindici antifascisti che, all’alba del 10 agosto 1944, furono fucilati a piazza Loreto da un gruppo di militi fascisti su ordini degli occupanti tedeschi e lasciati lì fino alle 18 di quel giorno. Sui loro cadaveri i fascisti della Repubblica di Salò si accanirono, li presero a calci, ci orinarono sopra. Obbligarono i passanti ad osservare il cartello posto tra i morti. Ma quali furono i sentimenti e le passioni che li spinsero a un passo del genere e li sostennero in quei venti mesi? Sicuramente, come è stato
raccontato giovedì scorso alla Galleria Civica nel convegno dal titolo “Lezione di storia: La strage del 10 agosto 1944 a Piazzale Loreto Milano”, “la voglia di libertà, di democrazia e di speranza per una vita migliore che poi è diventata storia”.

Il presidente dell’Anpi

“Storia che ancora oggi- nell’ottantesimo anniversario della liberazione –ha detto il presidente Anpi, Renzo Pintus nell’introdurre l’evento- viene capovolta, rovesciata e deformata, facendola diventare un racconto fazioso da parte di personaggi che si sono fatti Stato”. Dunque, una storia –come ha raccontato il prof. Massimo Castaldi, nipote del partigiano armerino Salvatore Principato, una delle vittime dell’attacco di quel tragico giorno milanese – che serve per far conoscere il movimento, la lotta partigiana e chi vi ha preso parte. Una storia con l’intento divulgativo e l’obiettivo di renderla fruibile soprattutto ai giovani e a coloro che, ovviamente per questioni anagrafiche, non hanno partecipato a quegli eventi. Erano uomini di diverse posizioni politiche – ha raccontato Castoldi – cattolici, socialisti, comunisti, liberali e questo è interessante perché dimostra che la resistenza era trasversale e non generazionale. Ecco la storia che bisogna raccontare, perché ci fa capire cosa sono stati la resistenza e l’antifascismo. Questa è una delle storie raccontate di meno perché si conosce il pretesto che usarono i fascisti per l’eccidio alla causa effettiva della fucilazione. Il pretesto fu un attentato in viale Abruzzi l’8 agosto del 1944 Non provocò vittime tra i soldati nazisti, ma costò la vita a dieci cittadini milanesi e il ferimento di altri undici. Fu un’azione anomala, non rivendicata dai Gap. Non dobbiamo confondere quell’episodio, che fu un pretesto indicato da nazisti e fascisti, con la vera causa della fucilazione che è da ricercarsi nell’attività dei
Quindici nella resistenza. Mio nonno Salvatore era il più vecchio: 52 anni. Era un maestro elementare socialista che insegnava ai suoi piccoli alunni la libertà e figura di primo piano del socialismo
milanese, nel mondo della scuola e non solo. Distribuiva clandestinamente “L’Avanti” nei negozi e nelle fabbriche, svolgeva attività importanti nella realtà antifascista a Milano e, in particolare, nascondeva persone o trovava alloggi per tanti che operavano in clandestinità. Era in contatto, secondo le indagini
che ho fatto, indubbiamente con gli altri quattordici martiri, in particolare con quelli che erano socialisti e con i fratelli Rosselli. Con la realizzazione di queste iniziative, altre se ne sono fatte in tutta Italia, nei confronti dei 15 Martiri, si è voluto colmare concretamente un lungo “vuoto di memoria” pubblica e civile, sia sul piano del ricordo e dell’omaggio tangibile verso questi
“martiri”, sia anche su quello culturale e storico”.

Il libro

Un grande stimolo, in questo senso, è giunto dalla pubblicazione, del libro del prof. Castoldi intitolato “Piazzale Loreto Milano, l’eccidio del contrappasso”. In esso, con molti dati e documenti, viene illustrata
la storia, gli orientamenti e la personalità dei protagonisti fino alla tragica fine.