In questi anni abbiamo cercato di ragionare in lungo e in largo sull’importanza di un ente sovra comunale per arginare il fenomeno delle spopolamento delle aree interne, così come abbiamo cercato di definire i contorni tra i diversi enti pubblici preposti al governo dell’area vasta. In tale contesto abbiamo più volte
evidenziato anche la correlazione che deve intercorrere tra le funzioni amministrative assegnate e la modalità di elezione degli organi di governo di tali enti.
Non siamo stati ascoltati e alla fine il legislatore regionale, dopo 11 lunghi anni di commissariamenti intrecciati da scomposti tentativi di introdurre tecniche di “microbiologia” nel sistema ordinamentale delle autonomie locali, si è dovuto piegare ai richiami della Corte costituzionale, autorizzando l’elezione indiretta degli organi di governo dei 6 Liberi consorzi comunali e delle 3 Città metropolitane.
Al netto dello strascico di polemiche, soprattutto all’interno dello schieramento di centro-destra, la giornata del 27 aprile sarà ricordata come un’elezione “borghese”, che ci riporta alla fine del XI secolo in cui il nuovo ceto sociale, formato da mercanti, artigiani, medici, giudici, proprietari di botteghe o di
manifatture, cominciarono a governare autonomamente i Comuni approfittando del vuoto di potere causato dalle lotte fra l’imperatore e il papa. Al di sotto della borghesia e della nobiltà esisteva un ultimo ceto sociale composto da lavoratori non sempre salariati e, ovviamente, sprovvisti di diritti politici.
Né più e né meno di quanto è avvenuto dalle nostre parti, visto che le forze politiche non hanno mostrato alcun imbarazzo nell’eleggere gli organi di governo degli enti di area vasta approfittando del caos istituzionale provocato da riforme e controriforme “andate a male”. Il parallelo storico calza perfettamente anche nella considerazione che, come allora, l’azione dei borghesi veniva condizionata da “signori feudali” e “cavalieri” spesso legati da rapporti di fedeltà al vescovo e detentori di diritti feudali nella campagne adiacenti alle città. Le dichiarazioni incrociate di questi giorni seguite all’elezione del Presidente del
Libero consorzio comunale di Enna, alludono al ruolo di “cavalieri” e di “signori feudali” della vecchia guardia impegnati a far cambiare la direzione di un vento che sembrava soffiare in direzione governativa. A volte per andare avanti bisogna tornare indietro!