Uil, ” paradosso Enna, la grande sete e le bollette tra le più care d’Italia”

Mal comune, mezzo gaudio. Chiedete agli ennesi se provano anche solo “mezzo gaudio” nel leggere che sono in buona compagnia – da Livorno a Prato, passando per Frosinone e Firenze – nella “top ten” delle città dalle bollette idriche più care d’Italia. Il dato emerge da uno studio del Servizio nazionale Politiche Fiscali Uil, diretto dal Segretario confederale Santo Biondo. 

Stando al Rapporto dell’organizzazione sindacale, a Enna gli utenti hanno pagato nel 2024 ben 742 euro per un consumo stimato di 180 metri cubi annui. La media nazionale, che prende a riferimento un nucleo familiare di tre componenti, si attesta a 473 euro. “Una differenza di costi inaccettabile, che qui risulta paradossale e scandalosa se si considera la grande sete sofferta dai cittadini lo scorso anno”, esclamano Luisella Lionti ed Enzo Savarino. La segretaria generale della Uil Sicilia e il coordinatore territoriale con delega sulla provincia ennese, dopo avere ricordato “le nostre battaglie per garantire la continuità di un servizio essenziale negato nei fatti a tantissimi siciliani”, commentano ancora: “L’indagine conoscitiva sull’acqua non si sofferma soltanto sul carico economico sopportato dalle famiglie, ma evidenzia pure come le perdite della rete raggiungano in Sicilia punte drammatiche. Molto al di sopra rispetto alla media nazionale, che è già decisamente alta perché raggiunge il 45,5 per cento. Insomma, come dimostra il report, siamo di fronte a tariffe elevate e servizio scadente”.

Il report denuncia ancora l’esistenza di un “circolo vizioso” segnato, fra l’altro, da “reti in rovina e incapacità di accedere ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per mancanza di progetti tecnici”. Questa condizione è particolarmente evidente al Sud – precisa il documento del Servizio Politiche Fiscali Uil – dove si investono nel sistema idrico circa 30 euro per abitante all’anno, contro i 95 del Centro-Nord. Il “Sindacato delle Persone” conclude rimarcando il danno e la beffa ai danni di chi paga troppo per un servizio “che non riceve o che presenta oggettive inefficienze”. Il segretario nazionale Santo Biondo dichiara: “Le responsabilità non sono solo climatiche. Il problema è strutturale, è nella mancata programmazione e nella gestione non adeguata di molte amministrazioni locali. Per questo, chiediamo trasparenza immediata sui fondi Pnrr effettivamente spesi e sui progetti attivati per l’acqua nel Mezzogiorno; un piano straordinario di sostegno tecnico e operativo ai comuni del Sud per l’accesso ai finanziamenti; una manutenzione urgente delle reti esistenti, con obiettivi vincolanti di riduzione delle perdite e un livello minimo essenziale del servizio idrico da garantire per legge in tutto il Paese”.