Selvaggio, “scommessa su Enna, penso ad un borgo medievale ed al modello Taormina”
Enna-Cronaca - 19/05/2025
Da imprenditori edili si sono trasformati negli anni in albergatori fino a diventare una delle famiglie siciliane più importanti nel panorama turistico dell’isola. Calogero e Davide Selvaggio, padre e figlio, sono i simboli della classe produttiva ennese che continua a scommettere nel territorio, nonostante la piaga dello spopolamento e della conseguenziale migrazione dei giovani verso i centri urbani. Nel 2010, gli imprenditori ennesi portarono a termine quello che sembrava essere solo un miraggio: un grosso albergo ad Enna, il Federico II, a ridosso del lago di Pergusa.
La scommessa dell’Hotel Sicilia
La seconda scommessa si chiama Hotel Sicilia, ad Enna alta, inaugurato venerdì scorso e poco dopo il taglio del nastro, l’intera famiglia Selvaggio si è stretta in un lungo e commosso abbraccio, quasi a farsi forza perché la strada è ancora lunga.
ViviEnna ha intervistato Davide Selvaggio che, oltre a raccontare la storia della famiglia, fornisce degli spunti di riflessione su quello che potrebbe diventare Enna.
Come nasce la sua “carriera” di albergatore?
Mi sono laureato in Ingegneria edile alla fine degli anni 90 ma poco dopo mio padre mi disse: domani di voglio in cantiere. Ho fatto 11 anni di impresa per poi costruire ad Enna bassa l’Hotel Federico II che sarebbe dovuto essere una casa albergo per anziani poi abbiamo cambiato idea, provando ad inventarci un lavoro di cui sapevamo poco o nulla.
La strada è stata in discesa?
No, è stata dura: va detto che Enna era fuori del mondo, era il 2010, ed abbiamo sofferto molto per almeno un paio di anni. Per attirare turisti, ho partecipato a molte fiere del turismo, tra cui a Berlino e Rimini allo scopo di portare clienti ma era molto difficile perché la zona di Enna era bruciata. Abbiamo lavorato duramente, ci siamo specializzati fino a diventare dei player importanti ed oggi i tour operator vengono ad Enna. In occasione dell’inaugurazione dell’Hotel Sicilia, abbiamo organizzato delle visite notturne al Castello, insieme all’amministrazione: sono un buon biglietto da visita per attirare l’attenzione e portare turisti nel nostro territorio.
Perché era bruciata Enna?
A quei tempi, nessuno vedeva Enna come città turistica ed allora abbiamo deciso di scommettere sui congressi. Ogni anno riusciamo a portare tra i 200 ed i 250 gruppi all’Hotel Federico II ma il vero problema erano e sono le strade, soprattutto quelle locali: il transito dei pullman è davvero faticoso ma questo vale anche per l’Hotel Sicilia, considerato che i pullman non possono entrare ad Enna alta, per cui devo organizzare delle navette ad hoc.
Come nasce l’idea dell’Hotel Sicilia?
Con la crescita del turismo, abbiamo deciso di investire ancora una volta sulla città puntando su Enna alta. Al Federico II siamo quasi sempre in overbooking per cui era necessario trovare un’altra soluzione. Infatti, con l’aumento di convegni e meeting, che portano un numero di persone importante, c’era il problema di farle dormire, per cui, una volta esauriti i posti letto al Federico, ero costretto a rivolgermi ad altri albergatori. Purtroppo, non ci sono molte camere ad Enna ed è capitato di sollecitare strutture di Caltanissetta. Adesso, con 150 posti letti al Sicilia, la situazione è più agevole.
Che tipologia di turismo registra a Enna?
E’ un turismo di passaggio ma utilizzeremo la nostra struttura anche per i congressi avendo allestito delle sale.
Quando nasce l’idea?
Nel 2018 cominciammo a pensarci, il bene era della Provincia e partecipammo ad un’asta, poi congelata fino a quando riuscimmo a spuntarla nel 2020. Abbiamo iniziato i lavori ma, dopo essermi confrontato con mio padre, decidemmo di puntare non ad una ordinaria ristrutturazione dell’edificio ma ad una sua completa rivisitazione che rispecchiasse gli standard elevati richiesti dal mercato. Ci siamo rivolti ad una azienda di Verona per l’arredo dei mobili e si è rivelata una scelta azzeccata.
Il vostro investimento suona come una sveglia alla città?
La sveglia va data, basta fare una passeggiata qui ad Enna alta per rendersi conto delle difficoltà degli operatori commerciali. Manca il passeggio, ci sono scarse aggregazioni di giovani, non si sentono molto le festività, a parte quelle del 2 luglio e della Pasqua. La città tende ad incupirsi e purtroppo a svuotarsi.
Quali sono le vie di uscita?
L’Università, senza dubbio, rappresenta un trampolino di lancio per la città. Ha portato tantissimi studenti, riaccendendo alcuni focolai economici, tra cui l’immobiliare, specie con gli affitti, ed i pubblici servizi, come i locali. Peraltro, il nostro gruppo ha sottoscritto una convenzione con la Kore, per cui la sua importanza si avverte, così come con il Sicilia Outlet Village.
Che cosa serve ad Enna? Come la immagina?
Io immagino Enna come un borgo medievale dove le persone possono passeggiare ma sono fondamentali i servizi, tra cui i parcheggi ma non molto distanti del centro storico. E’ importante che la gente possa godersi la parte medievale della città, del resto abbiamo tanti siti tutti a due passi l’uno dall’altro. Ci sono dei modelli anche in Sicilia da seguire.
Che cosa serve ad Enna? Come la immagina?
Taormina. Ci sono i parcheggi per poi godersi a piedi le sue attrazioni. Certo, c’è lo scenario del mare che è impareggiabile ma ad Enna abbiamo altre caratteristiche altrettanto accattivanti: dei paesaggi mozzafiato che potrebbero essere un punto di forza per la nostra città.
Siete incappati nelle maglie della burocrazia per il vostro investimento?
La burocrazia ha rappresentato per noi una grossa difficoltà e non è la prima volta: fare impresa è difficile, pensi che ancora oggi abbiamo problemi con la rete elettrica, siamo con la linea del cantiere dopo le ingenti risorse che abbiamo mosso. Da quando abbiamo preso la struttura ad oggi sono passati quasi 5 anni. Peraltro, lavorare in pieno centro storico non è stato facile, soprattutto dal punto di vista logistico.