Agira

I rifiuti ed il sistema Traina, svelate le frodi ai comuni di Valguarnera e Agira

Svelato dagli agenti della Digos della Questura di Enna il sistema che sarebbe stato predisposto dagli imprenditori agrigentini Calogero e Giuliano Traina, a capo dell’azienda di rifiuti che gestisce il servizio a Valguarnera ed Agira, tratti in arresto al termine dell’operazione “Check & Balance”, coordinata dalla Procura della Repubblica. E’ stato il gip del Tribunale di Enna ad emettere le misure cautelare per i due indagati, padre e figlio, rappresentante legale e responsabile tecnico della loro impresa,  che sono ai domiciliari. Nel registro degli indagati ci sono anche 3 funzionari del Comune di Valguarnera ed un ex dirigente dello stesso Comune.

Come avveniva la frode

Si è trattata di un’indagine durata oltre un anno e secondo quanto ricostruito dagli inquirenti sarebbe emerso “un sistema finalizzato a dissimulare la corretta e completa esecuzione degli appalti stipulati e un meccanismo volto a frodare i Comuni con cui la società intratterrebbe rapporti”.

La frode, da quanto sostenuto dalla polizia, si sarebbe tradotta in un forte incremento dei quantitativi dei rifiuti prodotti e smaltiti, anche fino a 500.000 kg in più annui, non in linea con la constatata diminuzione di abitanti nei luoghi interessati. Inoltre, sarebbe stata appurata la falsificazione dei documenti di trasporto dei rifiuti e l’inosservanza di svariati obblighi contrattuali.

Le indagini, che hanno compreso anche delle perquisizioni a cui hanno preso parte 35 agenti, hanno anche svelato “diverse irregolarità sul bilico utilizzato dalla società per pesare i camion carichi di rifiuti provenienti da circa 60 Comuni dell’intera regione Sicilia”.

Mancavano le autorizzazioni

Grazie anche al coinvolgimento dell’Arpa e dell’Ispettorato del Lavoro, nei capannoni in uso alla società insistenti in un Comune della provincia sarebbe stata inoltre appurata una attività di gestione di rifiuti non autorizzata, con conseguenti ripercussioni sulla salubrità dei luoghi, e sarebbero state riscontrate svariate violazioni della normativa vigente in materia di Sicurezza sul Lavoro.

L’aumento delle tariffe

“La condotta fraudolenta adottata nell’esecuzione del contratto di fornitura, e la gestione di un impianto con una pesa risultata manomessa, come tale non idonea e certificare il peso nei confronti di qualsivoglia partner commerciale, avrebbe generato l’indebita percezione di denaro pubblico ai danni dei Comuni costretti a pagare per quantitativi falsati di rifiuti” fanno sapere dalla Questura.

Tutto questo, come precisa la polizia, ha comportato degli svantaggi per i cittadini “danneggiati dall’aumento delle tariffe”.

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Redazione