Ue toglie soldi all’agricoltura siciliana per sostenere l’Ucraina
Enna-Cronaca - 17/07/2025
Bilancio per la difesa quintuplicato, 100 miliardi per sostenere l’Ucraina, 400 miliardi messi da parte come fondo per le crisi sul modello Covid19, soldi per innovazione e digitale oltre che per la decarbonizzazione ma tagli consistenti alla Pac, le politiche europee per l’Agricoltura e dunque anche ai trasferimenti di coesione con la Sicilia al centro di possibili ricadute negative principalmente proprio nel settore agricolo.
E’, in estrema sintesi, la proposta di bilancio europeo 2028 -2035. Duemila miliardi di euro da investire nei Paesi membri secondo politiche ben precise. Ma i tagli alla coesione e soprattutto all’agricoltura agitano le acque anche se nel piano c’è integrato un “modello Italia”.
Perplessità in casa Popolare
“Siamo per le riforme e per rendere più efficaci i finanziamenti UE, non ci piace però cambiare solo per il gusto di farlo. La proposta sul nuovo Quadro finanziario pluriennale 2028-34 ci lascia infatti con più dubbi che certezze. Non sono chiari i numeri sulle risorse che verranno investite in settori fondamentali come agricoltura, coesione, pesca, sebbene come PPE avessimo già lanciato diversi allarmi” dice il vice capo delegazione di Forza Italia nel Gruppo PPE, Marco Falcone, commentando la proposta di Bilancio Ue presentata dalla Commissione Von der Leyen a Bruxelles.
Una critica, per certi versi, inattesa visto che proprio il PPE ha sostenuto questa leadership europea.
Il passaggio al controllo centralizzato
Il rischio dei nuovi programmi è la centralizzazione della spesa con meno poteri di scelta alle Regioni ed alle Autonomie locali: “Come avevamo sottolineato – aggiunge Falcone – il passaggio dai vecchi programmi di spesa, come PAC e Coesione, ai nuovi Piani statali e regionali, rischia di diluire in un grande calderone nazionale tutti quei fondi che, invece, dovrebbero mantenere distinte le proprie finalità. Per altro verso, temiamo che vengano penalizzate anche le aree più fragili e meno sviluppate dell’Europa, come il Mezzogiorno e le isole d’Italia. Infine, la Commissione indica nuove fonti di entrata per quasi 60 miliardi, ma non è chiaro quanto queste risorse siano certe, da dove vengono prese e se c’è già un accordo fra gli Stati membri”.
Un rischio già sottolineato dal Presidente Schifani
Già una settimana fa i rischi di questo metodo erano stati sottolineati dal Presidente della Regione Renato Schifani che aveva lanciato un appello a tutti i presidenti di Regione italiani affinché si arrivasse ad una posizione comune a fianco di Raffaele Fitto nella difesa del modello di scelta regionale: “Le Regioni italiane hanno già espresso una posizione unitaria e anche molti governi europei, compreso quello italiano, hanno manifestato preoccupazioni alla Commissione. Invito tutti i presidenti di Regione, al di là delle appartenenze politiche, a difendere il ruolo dei territori: non è solo una questione istituzionale, ma democratica. Il futuro dell’Europa si costruisce nei territori”.
Schifani già una settimana fa aveva sottolineato il ruolo strategico delle Regioni, che non possono essere considerate soggetti passivi, ma sono capaci di cogliere con prontezza i reali bisogni delle comunità. “Tagliare fuori i territori significa compromettere l’efficacia delle politiche pubbliche e allontanare l’Europa dai cittadini»”
Il rischio che paghino il conto i più deboli
“A pagare saranno i cittadini?” si chiede adesso Marco Falcone. “Saremo impegnati in Parlamento come Gruppo PPE e Forza Italia – conclude Falcone – a fare ordine in questa proposta, mettendo al centro gli interessi delle famiglie e delle imprese europee a trovare nell’Europa un interlocutore serio e credibile”.