“Il Pirata” in scena al Teatro Massimo Bellini: un trionfo di musica, emozioni e belcanto
* Home - 24/09/2025
Ci sono serate che non si limitano a riempire un teatro, ma si imprimono nell’anima di una città. Così è accaduto ieri sera, 23 settembre, al Teatro Massimo Bellini, quando Il Pirata è tornato a risplendere sul palcoscenico trasformandosi in rito collettivo e in celebrazione della memoria. Nel 190º anniversario della morte del compositore catanese, l’opera simbolo del romanticismo ha rappresentato l’evento più atteso della quinta edizione del Bellini International Context: non un semplice tributo, ma un atto d’amore vibrante e potente al Cigno etneo e alla sua eredità immortale.
Un teatro gremito in ogni ordine di posto e un pubblico attento fino all’ultima nota hanno confermato, ancora una volta, il legame profondo che Catania nutre per il suo compositore. Il sold out della serata e l’ovazione finale hanno ribadito il ruolo del capoluogo etneo come capitale del belcanto, dove la musica non è intrattenimento ma identità, orgoglio e tradizione viva.
Un allestimento tra tradizione e modernità
Lo spettacolo, prodotto dall’E.A.R. Teatro Massimo Bellini di Catania con la direzione di Marco Alibrando e la regia di Renato Bonajuto, ha presentato un cast stellare: Celso Albelo nei panni di Gualtiero, Irina Lungu in quelli di Imogene e Franco Vassallo come Ernesto. Al loro fianco Ivan Tanushi (Itulbo), Mariano Buccino (Goffredo) e Silvia Caliò (Adele). Orchestra e Coro del Teatro, istruito da Luigi Petrozziello, hanno garantito la compattezza necessaria a sostenere una partitura che, fin dal debutto scaligero del 1827, ha rappresentato un punto di svolta nell’opera romantica italiana. Scene e video di Arcangelo Mazza, costumi di Mariana Fracasso e luci di Antonio Alario hanno completato l’allestimento, richiamando liberamente le suggestioni originali di Sanquirico ma con un linguaggio visivo moderno.

La forza rivoluzionaria de Il Pirata si coglie già nella lettera che Bellini scrisse ai familiari dopo la prima milanese: “L’istessa lingua italiana non ha termini come descrivere lo spirito tumultuante che investiva il pubblico, chiamandomi sul palco”. Era il segno di un nuovo orizzonte drammaturgico che avrebbe segnato la nascita del melodramma romantico, nutrito dall’eroismo byroniano e dalle tensioni psicologiche dei protagonisti. Gualtiero, nobile ribelle costretto a farsi pirata, ritorna da esule per amore di Imogene, ma la donna è stata costretta a sposare il rivale politico Ernesto. Da questo nodo tragico, Romani costruì un libretto che fonde pathos e destino, adattando con originalità la fonte francese Bertram, ou le Pirate.
Cantare Bellini oggi: tecnica, anima e verità
Celso Albelo, protagonista assoluto, ha offerto una riflessione profonda al termine della serata, raccontando anche l’esperienza del concerto del 14 settembre, in cui aveva attraversato Rossini, Donizetti e Bellini: “Sono universi stilistici differenti, sì, ma che condividono una radice comune: il belcanto e l’espressione più pura del canto italiano. L’approccio fondamentale, per me, è sempre lo stesso: un rigoroso e umile rispetto della partitura. Affrontare in una stessa serata arie del Guillaume Tell di Rossini, della Lucia di Lammermoor di Donizetti e dei Puritani di Bellini è stato un viaggio emozionante attraverso tre capitoli fondamentali del belcanto, ognuno con le sue esigenze specifiche”.
Albelo ha spiegato come la coerenza interpretativa non risieda nell’uniformità del timbro, ma nel rispetto delle peculiarità stilistiche: “Per l’aria di Tell, Asile héréditaire, bisogna trovare un equilibrio tra il lirismo e l’eroismo. È un personaggio di statura immensa, e la voce deve riflettere questa nobiltà d’animo, con un colore scuro e un fiato solido per le frasi lunghe e un’accentuazione drammatica, pur restando sempre all’interno di una linea di canto elegante. È l’unica opera di Rossini che tengo in repertorio proprio per questa sua unicità drammatica. A te, o cara, dei Puritani, significa entrare in un universo completamente diverso. Qui la priorità assoluta è il legato, il controllo del pianissimo e la creazione di un arco melodico sospeso e quasi etereo. Bellini richiede una vulnerabilità e una purezza di suono che devono commuovere senza bisogno di grandi effetti. Infine, i brani dalla Lucia donizettiana rappresentano un ponte tra questi due mondi: da un lato, la scrittura richiede un’agilità fiorita e precisa tipica del virtuosismo, dall’altro, un intenso coinvolgimento drammatico. La coerenza, in questo viaggio, non sta nell’usare la stessa voce per tutti, ma nell’applicare lo stesso rigore e lo stesso rispetto per ogni stile”.
Sul cuore del repertorio belliniano, il tenore ha aggiunto: “La sfida più grande, e al tempo stesso la bellezza di Bellini, risiede nella sua apparente semplicità. È una musica nuda, essenziale, che vive di pura melodia e di un’introspezione psicologica profondissima. Per restituirne l’emozione, non basta una tecnica ferrea – che pure è fondamentale – ma serve una vulnerabilità assoluta. Il cantante deve lasciare che la voce diventi lo strumento che gli permette di esprimere tutte le emozioni del personaggio. Il pubblico percepisce immediatamente questa sincerità”.
Accanto a lui, Irina Lungu ha restituito un’Imogene intensa e tormentata. Al termine della serata ha raccontato la sua esperienza: “Allora, è andata molto bene stasera. Un personaggio di questa portata, con Imogene, molto profondo, molto complesso, difficile, molto impegnativo, ti lascia in qualche modo esaurita, anche mentalmente, emotivamente soprattutto. Si prosciuga emotivamente. E questa serata mi sento proprio prosciugata di aver dato tutto, ma profondamente soddisfatta di essere riuscita a dar vita a questo bellissimo personaggio in questa occasione”.

Sulla scena finale ha aggiunto: “Sì, è molto drammatica. Innanzitutto, la concentrazione per sostenere le difficoltà tecniche di questa scena, perché è molto difficile, è una sfida per ogni soprano, tecnica. Ma poi, a parte questo, quando hai il controllo tecnico, la preparazione, ci si concentra moltissimo sul dare questa carica e non tralasciare una singola nota, una singola nota di tante che deve parlare del tuo personaggio, del suo profondo dolore di aver perso tutto nella vita, di aver perso l’amante, il marito, e non voler più vivere. E questo profondo dolore mi sembra di essere riuscita a descrivere”.
Infine, Albelo ha concluso con una riflessione che suona come monito e invito alle nuove generazioni: “Credo che la lezione più bella e attuale sia proprio quella dell’umanità più autentica. In un’epoca così digitale e a volte distante, il melodramma ottocentesco ci mette di fronte, senza filtri, alle emozioni primarie che tutti condividiamo: l’amore, il dolore, la gelosia, la vulnerabilità. Queste musiche ci insegnano la profondità del sentire e il coraggio di esprimerlo senza paura. Non c’è algoritmo che possa catturare l’essenza di un lungo phrase di Bellini o la disperazione di un lamento donizettiano. È un invito, per i giovani soprattutto, a riconnettersi con la propria interiorità e a cercare la bellezza dei sentimenti”.
Il maestro Fabrizio Maria Carminati ha definito Il Pirata “una delle opere più delicate e difficili di Bellini”, sottolineando l’impegno straordinario richiesto agli interpreti e l’attesa di “una serata di grande impatto” come tributo al Bellini International Context. Sulla partecipazione del pubblico ha aggiunto con soddisfazione: “Il nostro teatro da tempo registra sempre il tutto esaurito, e anche questa sera ne sono molto contento”.
Il Bellini International Context proseguirà con i prossimi appuntamenti: a Messina, il 24 settembre, il concerto di Paolo Fresu con Norma in Jazz e le performance dedicate alle scuole; fino al gran galà conclusivo del 28 settembre al Teatro Bellini di Catania. Un percorso che, ancora una volta, intreccia tradizione e innovazione, portando Bellini al centro della scena internazionale.
Per maggiori informazioni sui prossimi spettacoli è possibile consultare il programma e prenotare sul sito ufficiale del Bellini International Context o su Eventbrite.