Conte sbarca in Sicilia dopo il caso Cuffaro: “Schifani si dimetta”

Nuova tappa siciliana per Giuseppe Conte, che torna sull’isola per guidare la protesta delle opposizioni contro il governo regionale. Il leader del Movimento 5 Stelle ha partecipato al sit-in organizzato alla Cala, davanti al murales dedicato a Falcone e Borsellino, dove poco più di duecento persone – complice un maltempo intermittente – si sono radunate per chiedere le dimissioni dell’esecutivo guidato da Renato Schifani.

In piazza erano presenti quasi tutte le principali figure dell’opposizione: dai deputati regionali di Pd e M5S all’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, oggi europarlamentare di Avs. Una presenza significativa, seppur numericamente contenuta, per sostenere politicamente la mozione di sfiducia depositata all’Ars, destinata però a non superare lo scoglio dei numeri: i 23 voti dell’opposizione non bastano e, anche con l’eventuale appoggio dei deputati di Sud Chiama Nord, ne mancherebbero comunque una decina.

Conte non ha risparmiato critiche, parlando di una Sicilia “ostaggio di un comitato d’affari”, elencando quelli che considera i principali scandali che hanno coinvolto esponenti della maggioranza, dal cosiddetto “sistema Cuffaro” alle accuse rivolte all’assessora regionale al Turismo, Elvira Amata.

Il leader pentastellato ha accusato il governo regionale di una gestione fallimentare dei fondi del PNRR: “Risorse che abbiamo portato noi – ha affermato – e che qui vengono disperse. Quando emergerà tutto ciò che ancora non è noto, sarà chiaro quanto sia stato sprecato”.

Conte ha poi chiamato in causa anche la presidente del Consiglio: “Cosa ne pensa Giorgia Meloni? Lei che ha sempre detto di essersi ispirata ai valori di Paolo Borsellino: è così che si onora quell’eredità?”.

Accanto ai partiti rappresentati all’Ars c’erano anche gruppi della sinistra extra-parlamentare, che hanno denunciato una “questione morale devastante” all’interno del centrodestra siciliano. Leoluca Orlando, intervenuto durante il presidio, ha parlato di “accuse gravi che coinvolgono dirigenti, professionisti e imprenditori legati a esponenti politici”, descrivendo un sistema capace di piegare bandi e concorsi a interessi privati.

L’europarlamentare ha sottolineato che alla mozione di sfiducia deve accompagnarsi una mobilitazione civica diffusa: “Serve liberare la Sicilia da Schifani, Cuffaro, Dell’Utri e da coloro che da questi vengono sostenuti o condizionati, a cominciare dall’attuale sindaco di Palermo”.

Molto presente durante la manifestazione anche l’eurodeputato M5S Giuseppe Antoci, indicato da più parti come possibile candidato del campo progressista per le regionali del 2027. La sua partecipazione accanto a Conte è stata letta da molti come un segnale politico in vista delle future strategie del centrosinistra siciliano.

Non si è fatta attendere la risposta di Salvo Geraci, deputato regionale della Lega e tra gli indagati citati nel discorso di Conte.

Geraci ha definito le parole del leader M5S “fuorvianti”, sostenendo che gli venga attribuito “un reato che nel codice penale non esiste”. Ha poi ricordato che il procedimento che lo riguarda risale a quando ricopriva la carica di sindaco, e si è detto certo che dalle udienze “emergano già elementi che chiariscono la realtà dei fatti”.

Con una stoccata finale, ha commentato: “Conte stia attento: da ‘avvocato del popolo’ a ‘avvocato dei miei stivali’ il passo è breve”.