Enna tappa della campagna “C’era una volta l’Italia delle pari opportunità”. Il 26 Novembre in Piazza Vittorio Emanuele.

Negli anni in cui la parola “pari opportunità” entrava nella coscienza collettiva come promessa di equilibrio e giustizia, l’Italia sembrava avviarsi verso un modello in cui tutele e attenzione istituzionale si distribuivano equamente tra uomini, donne e bambini. Oggi quella prospettiva appare più sfocata. È da questa situazione socio-culturale che nasce la campagna “C’era una volta l’Italia delle pari opportunità, dove gli uomini e i bambini non erano faccende di serie B”, utile a raccogliere le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare che verrà nei prossimi giorni depositata in cassazione e a focalizzare l’attenzione contro la crescente asimmetria della narrazione istituzionale e mediatica.

Secondo il Presidente del Movimento Centralità Familiare e Ambasciatore dell’uguaglianza genitoriale e della tutela delle relazioni familiari, Davide Vinciprova, promotore della campagna, negli ultimi anni la comunicazione politica e istituzionale avrebbe progressivamente concentrato l’attenzione esclusivamente sulle problematiche femminili, presentandole come il centro unico delle criticità sociali. Tale approccio che, pur nascendo dall’intento di contrastare fenomeni reali e gravi, rischierebbe, però, di produrre un effetto collaterale come la rimozione del vissuto maschile e della condizione dei minori dalle priorità pubbliche.

Il paradosso, aggiunge Davide Vinciprova, è che questa impostazione si manifesta proprio mentre recenti fatti di cronaca riportano al centro della scena uomini vittime di violenza, padri separati in difficoltà e minori coinvolti in tragedie annunciate, spesso senza la dovuta rappresentanza all’interno del racconto nazionale, istituzionale e mediatico.

Le testimonianze dei recenti fatti di cronaca mettono insieme esperienze diverse come padri che lamentano lungaggini e disparità nell’accesso alla bigenitorialità, uomini colpiti da violenze ancora poco riconosciute dalle statistiche ufficiali e bambini che rischiano la vita per l’inadeguatezza istituzionale e professionale degli operatori del settore.

Il filo conduttore è la percezione di una cultura istituzionale sbilanciata, nella quale il concetto di “uguaglianza” sembrerebbe tradursi, di fatto, in un’attenzione selettiva verso un solo genere. Molti esperti invitano però alla prudenza. Non si tratta di negare le difficoltà strutturali affrontate dalle donne, ma di rilevare come ogni squilibrio comunicativo rischi di generare un altro squilibrio sociale.

La campagna sottolinea che sostenere i diritti delle donne non dovrebbe essere incompatibile con un impegno parallelo per la condizione maschile e dell’infanzia. Anzi, in una prospettiva di reale pari opportunità, ogni intervento pubblico dovrebbe evitare di trasformarsi in un gioco a somma zero, dove l’ascolto di un gruppo implica inevitabilmente il silenziamento di un altro.

Sociologi e giuristi che guardano con interesse alla campagna spiegano che una società che tutela tutti, senza zone d’ombra né categorie “di serie B”, è anche una società più stabile, in cui la prevenzione dei conflitti si costruisce attraverso la rappresentazione equa di tutte le fragilità.

“C’era una volta l’Italia delle pari opportunità” non è solo uno slogan nostalgico. È una richiesta di dibattito. Una provocazione rivolta a politica, media e opinione pubblica affinché tornino a interrogarsi su cosa significhi davvero “parità” e su come evitare che, nel tentativo di correggere vecchie ingiustizie, se ne creino di nuove.

In un clima sociale sempre più polarizzato, la sfida non è scegliere da quale parte stare, ma riconoscere che ogni lato merita ascolto e che bambini, uomini e donne o viceversa, ciascuno con le proprie vulnerabilità dovrebbero poter contare sulle stesse attenzioni, senza eccezioni e senza gerarchie.


Luogo: Piazza, Piazza Vittorio Emanuele II, 1, ENNA, ENNA, SICILIA