Sei contrade a secco, lettera al prefetto: “Il Consorzio di bonifica non ci dà l’acqua”

La storia sembra essere quella di un anno fa quando imperversava nell’Ennese la crisi idrica. Nelle contrade Calderai, Rossi, Mulinello, Gelsi, Berardi e Giannacca, gli abitanti ripetono da tempo lo stesso gesto: aprire i rubinetti con la speranza, sempre più vana, di vedere scorrere almeno un filo d’acqua. E’ così che si è fatta strada l’esasperazione, fino a tradursi in una lettera indirizzata alle massime autorità del territorio.

L’acqua è un diritto

I residenti sanno di non chiedere l’impossibile. L’acqua, raccontano, non è un privilegio ma un diritto, soprattutto in zone agricole dove la vita delle aziende ­– e delle famiglie – dipende da essa. Nella lettera scrivono con fermezza: «Gentile Sua Eccellenza il Prefetto e Signor Sindaco, i sottoscritti cittadini utenti e/o proprietari agricoli residenti e operanti nelle zone sopra citate… segnalano da tempo una prolungata e grave mancanza di acqua nelle suddette aree.»

Indice puntato sul Consorzio di bonifica

Le segnalazioni erano state fatte, spiegano, ma senza ottenere «un tempestivo ripristino del servizio idrico né una comunicazione adeguata sulle cause del disservizio».

Le responsabilità, secondo i residenti, hanno un nome preciso. Il Consorzio di Bonifica 6, a cui spetta la gestione e distribuzione delle risorse idriche, è indicato come l’ente che avrebbe dovuto garantire il servizio. La lettera ricorda che «gli utenti hanno regolarmente adempiuto ai pagamenti dei contributi consortili, senza ricevere il servizio dovuto», e che questa carenza sta generando danni rilevanti, soprattutto nelle aziende agro-zootecniche.

Non è raro, nei racconti degli allevatori, vedere mezzi agricoli trasformati in autobotti improvvisate, in fila verso la diga Nicoletti. Una migrazione quotidiana imposta dalla necessità di abbeverare gli animali:

«Le aziende zootecniche… sono costrette a recarsi a proprie spese presso la diga Nicoletti per prelevare l’acqua, affrontando costi aggiuntivi rilevanti», denunciavano senza giri di parole.

Ripristinare il servizio

Per questo, la richiesta avanzata alle istituzioni è chiara e urgente. I mittenti, con tono rispettoso ma fermo, domandano “…di intervenire con urgenza presso il Consorzio di Bonifica 6 affinché venga immediatamente ripristinata la fornitura dell’acqua nelle zone interessate» e ancora: «di attivare verifiche ispettive e tecniche volte ad accertare le cause della mancata distribuzione idrica», «di richiedere al Consorzio una comunicazione ufficiale e dettagliata sulla situazione attuale e sui tempi certi di risoluzione», fino alla richiesta, se necessario, di «misure straordinarie di emergenza, incluse forniture alternative temporanee».

E’ una lista di esigenze, certo, ma soprattutto un grido, composto e dignitoso, che cerca risposte. Nel finale della lettera, i firmatari ribadiscono il bisogno di una tutela che fosse anche economica, chiedendo «forme di ristoro, esenzione o riduzione dei contributi consortili» per compensare i danni subiti.

Infine, concludono con un’ultima richiesta, la più semplice e al tempo stesso più urgente: «Si chiede un riscontro scritto e immediato vista la natura urgente della problematica.»

Così, tra campi assetati e stalle che aspettavano acqua, la lettera seguiva il suo percorso, nella speranza che qualcuno la leggesse non solo come un documento, ma come il racconto di una comunità che, pur stremata, chiedeva soltanto ciò che le spetta.