Libero Consorzio comunale di Enna o Consorzio comunale di Enna ?
Enna-Cronaca - 08/12/2025
Il tema della buona scrittura delle leggi rappresenta un aspetto della più generale questione della qualità della legislazione. La legge, infatti, non è solo un atto ordinante ma un atto di comunicazione: avere la consapevolezza del peso delle parole significa riservare attenzione e rispetto per i destinatari di essa. Le leggi sia statali che regionali sono piene di strafalcioni e questo non rappresenta una novità, ma ci sono strafalcioni che meritano di essere evidenziati più degli altri.
La riesumazione dell’ente
La norma con la quale il legislatore siciliano ha tentano di riesumare gli enti di area vasta in Sicilia presenta una curiosità da sottoporre all’Accademia della Crusca nella parte in cui (art. 1, l.r. n. 15/2015) ha inteso istituire i “liberi Consorzi comunali” di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani. Il predicato verbale “libero” che precede la denominazione degli istituiti Consorzi comunali è la diretta conseguenza di quanto già previsto dallo statuto siciliano secondo cui “l’ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali”.
La logica sottesa a tale previsione statutaria era quella di consentire ai Comuni di consorziarsi “liberamente”, “volontariamente” e “strategicamente” per esercitare congiuntamente funzioni amministrative, gestire servizi pubblici locali e promuovere politiche di area vasta. In tale ottica ordinamentale lo statuto siciliano ha voluto mantenere nel testo normativo solo il predicato verbale “libero” lasciando gli altri due (e non solo quelli) all’implicita interpretazione di chi era chiamato a darne attuazione.
La scelta del legislatore siciliano
Ora, in disparte il fatto che l’istituzione di tali enti è avvenuta in modo coatto e dall’alto e senza alcuna “libertà” (come abbiamo avuto occasione di commentare più volte), ciò che non riusciamo a comprendere è la ragione per la quale il legislatore siciliano ha deciso di includere nella denominazione formale degli istituiti enti consortili il predicato verbale “libero”, affiancandolo, dopo averlo preceduto, al soggetto “Consorzio” ed all’aggettivo “comunale”.
Il predicato verbale “libero”, che, evidentemente, si limita ad indicare l’azione che ha subito il soggetto, non può rappresentare un’estensione di quest’ultimo, che rimane solo il “Consorzio”, non a caso scritto con la lettera maiuscola nella citata disposizione statutaria.
L’errore da penna rossa è poi diventato da penna blu allorquando tutti gli istituiti enti di area vasta, che hanno sostituito le vecchie province regionali, hanno trasformato in nome composto il soggetto apponendo altresì la lettera maiuscola a quello che originariamente era solo un predicato verbale. Il risultato finale, ciclostilato in tutte le versioni formali ed istituzionali, è che la denominazione è così diventata: “Libero Consorzio comunale di Enna”, e così via per tutti gli altri sei enti siciliani.
Continuare a leggere nella corrispondenza e, addirittura, nei rispettivi gonfaloni, “Libero Consorzio comunale di Enna” anziché più correttamente “Consorzio comunale di Enna” contribuisce ad irrobustire l’idea che ci siamo fatti sulla qualità di chi ci governa.