Ma cos’è questa crisi?
Enna-Cronaca - 28/05/2009
Un caro ed affettuoso cittadino ennese, costretto per lavoro a stare fuori dalla nostra isola, ed assiduo lettore del nostro portale ha voluto dare un contributo alla nostra testata giornalistica con la seguente riflessione, che pubblichiamo volentieri e ringraziamo:
“Una sera di qualche mese fa, eravamo sul finire dell’estate, sono andato a dormire sereno. Sereno come può essere una persona che deve lavorare, affrontare problemi di salute, di famiglia, di rapporti sociali, incasinato ma sereno.
Il mattino dopo ho sentito che gli U.S.A. o, meglio, le banche americane, stavano pagando pesantemente le difficoltà create dai mutui sub prime. Al momento non ho fatto molto caso, ho pensato: cavoli loro. Poi mi è venuto in mente che tutto ciò che succede negli U.S.A. prima o poi arriva anche da noi. Musica, cinema, serie TV, mode.
Allora ho cercato di capire bene cosa fossero questi mutui sub prime e la ricerca mi ha gettato nel terrore. Le banche concedevano mutui a tassi elevati a coloro che erano ritenuti inaffidabili in quanto non avevano garanzie da prestare. Un po’ come scegliere, per fare da baby sitter ai propri figli, persone uscite da poco dal carcere con l’accusa di pedofilia. Il gioco portava utili notevoli alle banche e ad alcuni operatori economici, anche europei, ma, come succede sempre nei casi di guadagni facili, ad un certo punto coloro che avevano beneficiato del mutuo non sono riusciti a pagare le rate (anche perché il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci non riesce proprio a tutti). Da questo è scaturita una voragine di perdite finanziarie in tutto il mondo.
Inutile chiedersi perché finché il giochino ha funzionato a guadagnarci sono stati pochi eletti mentre quando si è rotto nella merda ci siamo andati tutti.
Del resto, dato che il denaro non si volatilizza, in tasca a qualcuno sarà pur rimasto.
Sta di fatto che le banche italiane, notoriamente di braccino corto con i clienti “normali”, hanno cominciato a non prestare più denaro e a chiedere il rientro di fidi precedentemente concessi. C’è poi questa spada di Damocle della centrale rischi per cui se dimentichi una volta di pagare il biglietto del tram assumi la nomea di “cattivo pagatore” e non ti prestano più un euro neanche gli strozzini. Forse negli U.S.A. questa istituzione non esiste altrimenti non avrebbero utilizzato i sub prime.
Nel momento del diluvio le banche si sono ritirate nei loro possedimenti e aspettano di vedere chi sopravvive alla piena del fiume. Con effetto domino molte società hanno licenziato personale, si sono contratti i consumi, è diventato sempre più difficile incassare i crediti, insomma lo scenario è totalmente cambiato e se si era partiti dalla difficoltà di arrivare alla fine del mese siamo arrivati a provare la crisi del settimo giorno nel senso che superare indenni l’ottavo giorno del mese è già indice di benessere.
In passato si parlava molto di “nuovi ricchi” oggi si parla molto di “nuovi poveri” e mentre a diventare nuovi ricchi si fa presto l’abitudine, a diventare nuovi poveri è difficilissimo adattarsi.
C’è chi sostiene che la crisi è un’invenzione dei media e dei governi perché “i ristoranti sono sempre pieni e le autostrade intasate di traffico vacanziero”. Il fatto è che hanno chiuso così tanti ristoranti che quelli rimasti si spartiscono i superstiti avventori e li invogliano con offerte economicamente interessanti per riuscire a sopravvivere. Il turismo è diventato “mordi e fuggi” nel senso che chi faceva prima il fine settimana oggi va via solo per una giornata e il mangiare, l’ombrellone e la sdraio se li porta da casa; mi ha colpito, qualche giorno fa, l’affermazione di un gestore di una stazione di servizio che mi ha detto “non so da quando non faccio un pieno, la maggior parte fa cinque o dieci euro di carburante”.
Certo la crisi induce ad essere più virtuosi: prima andavo a far la spesa e, giuro, non avevo neanche un’idea dei prezzi, oggi valuto, confronto, presto attenzione alle offerte e controllo il resto che mi da la cassiera. Con quello che risparmio dopo un’ora di studio accurato riesco a pagarmi il posteggio.
Comunque è vero: siamo più attenti a come utilizziamo i nostri soldi e, forse, cominciamo finalmente a capire che se abbiamo pagato trenta euro in pizzeria non è poi che fosse così a buon mercato; ai tempi della lira le sessantamila si spendevano in un buon ristorante di pesce e se diamo 50 centesimi di mancia al cameriere non ci dobbiamo sentire dei poveri tapini indegni di stare al mondo. Quel cameriere è lo stesso che se gli lasciavi mille lire ti accompagnava sorridendo fino alla porta e ti chiamava “dottore” indipendentemente dalle tue frequentazioni scolastiche.
Ora che tutti abbiamo preso atto che stiamo vivendo un periodo estremamente difficile ci poniamo una domanda a cui nessuno, oggi, sa e può dare una risposta: quando finirà? Non voglio essere troppo pessimista ma io me ne pongo una preliminare: finirà?
Fino al secolo scorso molti problemi si risolvevano con una guerra mondiale: milioni di morti (soprattutto giovani) e tanta roba da ricostruire; si eliminavano in una sola volta il problema dei posti di lavoro e quello del lavoro stesso. I sopravvissuti avevano tutti la possibilità di fare qualcosa, bastava volerlo.
Oggi una guerra mondiale non è ipotizzabile perché le armi atomiche farebbero tabula rasa e non bastano quei focolai accesi in giro per il mondo a creare l’effetto sperato. Non serve neanche lo scempio dell’aria e delle acque: è una martellata che ci tiriamo nelle parti basse senza averne benefici in cambio.
Può questa crisi essere propedeutica alla ripresa dell’economia oppure dobbiamo rassegnarci al fatto che noi occidentali abbiamo tirato troppo la corda e ormai questa si è spezzata? Temo che questa ultima ipotesi, se pur catastrofica, non sia tanto lontana dalla realtà.
Non ci aiuta certo il livello dei governanti: da noi il capo del governo passa il suo tempo libero in compagnia di aspiranti (termine non casuale, come il vecchio buon Clinton insegna) attricette e il capo dell’opposizione, invece di occuparsi di faccende serie, chiede che venga chiarito tutto in parlamento. Ma come siamo ridotti? In parlamento, a camere riunite, il presidente del consiglio dovrà dimostrare che anche se quella ragazzina si fosse messa in ginocchio non sarebbe arrivata al punto desiderato ma, al massimo, avrebbe potuto dargli un bacino in fronte.
Anche in Inghilterra, la puritana Albione, i politici si sono fatti rimborsare per anni anche la dentiera della suocera e il catetere del suocero ma almeno lì lo dichiaravano: sto rubacchiando e se nessuno se ne accorge non è colpa mia.
Speriamo che quella bottiglia di champagne che abbiamo stappato per festeggiare la vittoria di Obama non sia l’ultima prima della rassegnazione totale”.
Da redazione: grazie Francesco C.