Enna. Punite due classi del Liceo Psicopedagogico per il falso allarme suicidio

Enna. Nei confronti di quegli studenti del Liceo Psicopedagogico ennese, che hanno provocato il falso allarme del suicidio dalla Rocca di Cerere, giovedì scorso, quando, a seguito di una telefonata, carabinieri, vigili urbani, polizia , vigili del fuoco, ambulanze del 118 , si sono precipitati nello spiazzale vicino la Rocca di Cerere per iniziare le ricerche di un giovane, che, secondo la persona che ha telefonato, si era buttato dalla rocca. Chi ha fatto la telefonata ha dichiarato al sindaco, Rino Agnello, che è stato uno dei primi ad accorrere, di avere visto un giovane con delle carte in mano, che agitava le braccia, come se tentasse di buttarsi giù. Da qui la chiamata al 112 e poi tutto il bailamme per cercare di accertare se veramente c’era stato questo suicidio. Intervento dei vigili del fuoco per diverse ore, l’indomani, venerdì, l’intervento dei vigili del fuoco, ed alla fine la constatazione che si trattava di un falsa allarme. Ma l’intervento dei vigili del fuoco ha consentito di recuperare dei registri di due classi del Liceo Psicopedagogico e proprio dal recupero di questi registri sono iniziate le indagini dei carabinieri, coordinati dal capitano Luca Giacoppo, che ha seguito sin dall’inizio tutta la vicenda. Infatti le indagini hanno interessato da subito le due classi del Liceo Psicopedagogico perché la “stupida bravata” è partita proprio da queste due classi. Il dirigente scolastico, professor Alessi, pare che abbia iniziato la sua azione “punitrice”, annullando tutte le gite di istruzioni che erano in programma, quindi, ha invitato tutti gli studenti delle due classi, sottoinchiesta, a raccogliere mille euro a classe per dare l’incarico agli avvocati perché qui c’è da difendersi dall’accusa pesante di “procurato allarme” in quanto per diverse ore diecine e diecine di rappresentanti delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco hanno lavorato per cercare di recuperare un corpo, quello del suicida, che non esisteva. La “stupida bravata” avrà il suo strascico legale ed a pagare le conseguenze saranno le due classi incriminate, quelle che volevano disfarsi dei registri di classe.