Valguarnera. Villa Falcone Borsellino: o si rimoduli il progetto o si promuova un referendum. No alla cementificazione
Valguarnera - 03/04/2022
Valguarnera. Non si è sopita affatto l’attenzione della gente sulla riqualificazione della Villa Falcone- Borsellino per la quale l’amministrazione comunale ha avuto un finanziamento di un milione di euro per farne una piazza. Anzi! Il progetto votato dalla Giunta comunale e che presto dovrebbe essere portato a compimento, riscuote la massima attenzione e preoccupazione da parte della cittadinanza. E sono in tanti a chiedere, qualora dovesse andare in porto così com’è, o che si rimoduli o si promuova un referendum consultativo per potersi esprimere. No alla cementificazione. Comitati civici, organizzazioni sociali, movimenti e partiti politici in primis, stanno valutando il da farsi. Dal progetto, come è noto, è prevista la totale eliminazione della recinzione in ferro battuto, l’allargamento del marciapiede verso l’interno, la realizzazione di una scalinata a tre pedate per tutta la lunghezza del fronte stradale, l’eliminazione di tutte le piante all’interno dell’area interessata, la ripavimentazione di tutta l’area con pietra lavica, l’installazione di 8 panchine con solo due aree giochi per bambini, il rifacimento della illuminazione. Nulla invece sarebbe previsto per tutta l’area sottostante. La gran parte del verde presente verrebbe eliminato, al loro posto solo delle micro aiuole lungo la scalinata La domanda principale che in tanti si pongono è se è giusto che un progetto di tale portata che cambia il volto del centro cittadino non venga portato, nell’ambito di quella invocata democrazia partecipata, alla decisione della cittadinanza, tramite referendum consultativo. La Giunta comunale e la maggioranza che la sostiene facciano una seria riflessione su ciò che si accingono a fare, considerato che la Villa Falcone- Borsellino rappresenta non solo una parte della storia di Valguarnera ma anche un polmone di verde importantissimo, visto che è uno dei pochi esistenti in città. Tanto più che il finanziamento per questo progetto -secondo esperti del settore- può essere rimodulato diversamente, senza perdere un euro. Nella parte sottostante della Villa ad esempio, ove il progetto non prevede nulla, ci sarebbe da lavorare tanto per renderla sicura e percorribile. Perché non investire in parte su questa parte di area malridotta e pericolante? Che senso ha smantellarla completamente per realizzarvi una piazza? Che senso ha poi togliere l’inferriata esterna che custodisce l’immobile, col rischio di consegnarla all’incuria dei vandali? Si ha comunque la netta sensazione, vorremmo sbagliarci, che per la realizzazione o meno di questo progetto siano prevalenti e preponderanti le contrapposizioni politiche in atto tra maggioranza e minoranza, in cui la prima è nettamente favorevole in quanto propositrice, la seconda contraria perché ne deturperebbe il volto. Sarebbe un errore grossolano ed imperdonabile se fosse vero tutto ciò, perché il nuovo volto di una città non può dipendere da questo, ognuno deve rispondere alla propria coscienza ed è giusto che si assuma le proprie responsabilità, un giorno ci si potrebbe pentire come è capitato con la decapitazione del castello di piazza Col. Tuttobene avvenuta negli anni ’70. Un errore imperdonabile quello, di cui ancora oggi si continua a discutere. Tra l’altro, molte cose in tutta questa operazione non quadrano. Ci si chiede, se è mai possibile nell’epoca in cui si parla aprioristicamente di sostenibilità ambientale, di verde pubblico, di aree protette, lo Stato, la Regione o qualsiasi altro Ente, possano concedere un finanziamento per demolire una Villa comunale e cementificarla con una piazza. Ci si chiede se la Soprintendenza ai Beni culturali di Enna abbia dato parere positivo, quando sappiamo che per spostare un piccola finestra nel centro storico si ha un netto diniego. Ci si chiede ancora se per un progetto di tale portata, per il quale sarebbe stato opportuno un concorso di idee, perché non sono stati consultati architetti del paesaggio, urbanisti, agronomi ed associazioni ambientaliste come generalmente accade in altri contesti, invece di essere demandato all’Ufficio tecnico comunale, per quanto qualificato possa essere. Sono queste le domande che oggi tanta gente si pone e per le quali gradirebbe chiarimenti.
Rino Caltagirone