Il Cimest denuncia l’ennesima scelta iniqua e pericolosa dell’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana

Sanità territoriale, il paradosso dei tetti di spesa. Il Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio afferma che ancora una volta, a pagare il prezzo delle mancate riforme e della mancata programmazione sono le strutture private accreditate che, da oltre quarant’anni, garantiscono con continuità e professionalità l’erogazione dei Lea sul territorio.

Il Cimest (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio), tramite il suo Presidente, il dottore Salvatore Calvaruso. denuncia l’ennesima scelta iniqua e pericolosa dell’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana: ancora una volta, a pagare il prezzo delle mancate riforme e della mancata programmazione sono le strutture private accreditate che, da oltre quarant’anni, garantiscono con continuità e professionalità l’erogazione dei Lea sul territorio.

Dal 2007 una lenta agonia: più strutture, meno risorse

Negli ultimi 17 anni, le risorse destinate alla specialistica accreditata sono diminuite progressivamente, a fronte di un numero sempre crescente di nuove strutture accreditate e contrattualizzate. Ma questo è avvenuto senza alcun reale incremento delle risorse complessive disponibili, con la conseguenza che le strutture già operative e storicamente presenti sul territorio sono state progressivamente depauperate. Si è scelto di redistribuire risorse sempre più limitate, tagliando i fondi alle strutture consolidate per garantire budget ai nuovi entrati, senza una seria e articolata programmazione regionale del fabbisogno, né una valutazione dell’efficienza e della qualità.

Il “peso struttura”: chi investe viene penalizzato

Nel nuovo decreto regionale, si esclude il riconoscimento del cosiddetto “peso struttura”, ovvero il parametro che dovrebbe valorizzare il reale dimensionamento e la qualità delle strutture accreditate: requisiti tecnologici avanzati, spazi ampi e adeguati, innovazione continua, personale stabilmente assunto, accessibilità e qualità dell’accoglienza. Ignorare il peso struttura equivale a dire che una struttura con 30 mq attrezzati e personale in regola vale quanto una con 9 mq e strumenti obsoleti. È una logica miope che colpisce proprio chi ha investito per offrire servizi di qualità ai cittadini.

Due pesi, due misure: il pubblico spende sempre di più, il privato riceve sempre di meno

È paradossale che, mentre i tetti di spesa delle strutture pubbliche aumentano anno dopo anno, quelli destinati al privato accreditato – che eroga lo stesso servizio pubblico – diminuiscano o restino invariati. La Regione impone obblighi aggiuntivi al privato (come l’apertura il sabato), senza alcun incremento di fondi, mentre nel pubblico medici, infermieri e ausiliari vengono retribuiti con compensi extra fino a 100€/ora. Due visite nel pubblico costano anche 400€, mentre la stessa prestazione nel privato accreditato ne costa appena 50 euro.

Un esposto al Garante della Concorrenza

Questo sistema non è più sostenibile. Si è creata una concorrenza sleale legalizzata tra pubblico e privato, in spregio a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale e dalla normativa sull’accreditamento istituzionale, che prevede parità di trattamento tra le due componenti, in quanto entrambe erogano servizio pubblico (LEA).

“Per questo motivo – spiega Salvatore Calvaruso – Cimest presenterà un formale esposto al Garante della Concorrenza, affinché sia finalmente garantita una distribuzione equa delle risorse, fondata su criteri oggettivi di qualità, capacità erogativa e sostenibilità. Chi ha garantito la sanità territoriale per decenni non può essere spinto alla chiusura da logiche distorte”.