Le nomine all’Asp, il nuovo metodo di Schifani ed il pressing della politica sui manager della sanità

Dopo lo scandalo politico e giudiziario che si è registrato nei giorni scorsi sul sistema sanitario siciliano, il Presidente della Regione Siciliana Schifani ha deciso di voltare pagina e di predisporre un sistema di nomina dei direttori generali delle Aziende sanitarie basato su una selezione più rigorosa degli aspiranti. Selezione che sarà fatta da una triade di esperti designati rispettivamente dallo stesso Presidente della Regione, un altro dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, e il terzo dalla Conferenza dei Rettori.

La delibera di giunta

Per comprendere meglio i dettagli di tale riforma del sistema di reclutamento occorre attendere l’annunciata delibera di giunta che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni, anche perché non è, né potrebbe esserlo, in discussione la natura giuridica di tali nomine da parte del Governo regionale.

Nell’attuale sistema normativo statale e regionale la nomina del direttore generale ha infatti natura eminentemente discrezionale; pertanto non deve essere effettuata alcuna valutazione comparativa degli aspiranti a tale carica, né occorre che il provvedimento di nomina si faccia carico di motivare in ordine alle ragioni in base alle quali un determinato servizio, o comunque un certo elemento debba essere considerato preferibile, ai fini della nomina, rispetto a un altro, costituendo espressione della potestà di indirizzo e di governo delle Regioni nel settore sanitario.

Il pressing della politica sulla sanità

L’affidamento delle funzioni di vertice delle Aziende sanitarie è fondato su un rapporto fiduciario “intuitu personae”, all’esito di un apprezzamento complessivo del candidato e senza alcuna valutazione comparativa rispetto agli altri aspiranti. Il problema, evidentemente, è un altro e non riguarda la nomina “a monte” dei direttori generali delle aziende sanitarie, ma l’incapacità della politica, “a valle”, di resistere alla tentazione di condizionare anche le modalità di attuazione degli

indirizzi politici. Una cronica patologia del sistema siciliano – sottolineata nei giorni scorsi dal Ministro Musumeci – la cui cura non può essere certo affidata alla magistratura ma ad altre agenzie formative, sociali e culturali in grado di somministrare importanti dosi di etica, onore e fedeltà in chi è chiamato ad esercitare funzioni pubbliche.

In tale contesto, in cui le soluzioni non sembrano a portata di mano, appare velleitario, ed a tratti illusorio, pensare di risolvere il problema sostituendo solamente la composizione dell’organo tecnico che dovrà proporre alla Giunta di governo la terna degli aspiranti.