Cuffaro ai domiciliari: nelle intercettazioni riferimenti alle nomine nella sanità ennese

L’inchiesta della Procura di Palermo che ha portato oggi agli arresti domiciliari l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro ha alzato il velo anche dinamiche legate alla gestione della sanità nell’Ennese. Secondo quanto riportato nell’ordinanza cautelare, in alcune intercettazioni telefoniche l’ex governatore farebbe riferimento al proprio ruolo nell’individuazione del direttore generale dell’Asp di Enna, facendo intendere di aver contribuito a determinarne la nomina. “Abbiamo Enna, Palermo e Siracusa” diceva Cuffaro in una conversazione.

Le intercettazioni

Negli stessi dialoghi – sempre come ricostruito dagli inquirenti – Cuffaro avrebbe discusso con la deputata regionale Luisa Lantieri, estranea all’inchiesta e non indagata, dell’ipotesi di individuare un altro manager per l’azienda sanitaria ennese.

La misura cautelare e gli altri indagati

Il gip di Palermo ha disposto i domiciliari per Cuffaro, indagato a vario titolo – insieme ad altre 17 persone – per associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione. La Procura aveva richiesto la misura restrittiva agli inizi di novembre; dopo l’interrogatorio di garanzia, previsto per legge, il giudice ha accolto la richiesta solo per parte degli indagati.

Nessun provvedimento è stato invece applicato nei confronti di Saverio Romano, deputato nazionale e coordinatore di Noi Moderati, per il quale la richiesta di arresto è stata respinta.

Oltre a Cuffaro, i domiciliari sono stati disposti per Roberto Colletti, ex manager dell’ospedale Villa Sofia, e Antonio Iacono.

Per Vito Raso, considerato dagli inquirenti vicino a Cuffaro, è stato stabilito l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Misura analoga – con l’aggiunta dell’interdizione per un anno dalle attività imprenditoriali e da incarichi direttivi – è stata imposta a Mauro Marchese e Marco Dammone.

Sono invece stati rigettati i domiciliari per Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Caltagirone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Sergio Mazzola, Carmelo Pace (capogruppo Dc all’Ars), Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro.

L’inchiesta sulla sanità siciliana

Secondo l’impianto accusatorio, al centro dell’indagine vi sarebbe un presunto “comitato d’affari” che avrebbe gestito nomine, appalti e concorsi nella sanità regionale. L’ex presidente della Regione viene indicato dagli inquirenti come figura centrale di questo sistema, ipotesi che la difesa contesta.

Tra gli episodi su cui la Procura concentra l’attenzione figurano: la gara per i servizi di ausiliariato bandita dall’Asp di Siracusa; il concorso pubblico per 15 operatori socio-sanitari all’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo.

Secondo la ricostruzione accusatoria, la nomina del direttore generale dell’Asp di Siracusa Alessandro Maria Caltagirone sarebbe stata “sponsorizzata” da Cuffaro, tramite l’intermediazione di Abbonato, Aiello e Romano. In cambio, la Dussmann Service S.r.l. – poi risultata aggiudicataria della gara – avrebbe garantito condizioni contrattuali favorevoli a due dipendenti segnalati, nonché subappalti ad aziende considerate “vicine” al gruppo.

Il gip ha però riqualificato alcune contestazioni da corruzione a traffico di influenze, mantenendo misure cautelari solo per Cuffaro, Marchese e Dammone.

Un’indagine che tocca anche Enna

Il passaggio dell’ordinanza che riguarda l’Asp di Enna mostra come l’inchiesta palermitana lambisca anche la realtà sanitaria locale, soprattutto per quanto attiene alle presunte dinamiche politiche nella scelta dei vertici. Si tratta, in ogni caso, di accuse tutte da dimostrare: gli indagati avranno ora la possibilità di chiarire la propria posizione nelle sedi giudiziarie.