Guerra prezzo pane: Interviene Presidente Cooperativa Valle del Dittaino

“Il pane intero di 800 grammi viene venduto ad un euro in promozione dal 1 al 30 marzo per venire incontro alle esigenze dei consumatori che hanno redditi sempre decrescenti a causa della crisi e in considerazione del fatto che il grano viene pagato agli agricoltori a 15 centesimi”. Risponde così il presidente della Cooperativa Valle del Dittaino Prof. Biagio Pecorino alla presa di posizione del presidente della Confcommercio di Enna a strenua difesa dei panificatori di Piazza Armerina.
“La Cooperativa Valle del Dittaino è una delle poche imprese dell’agroalimentare che continua con enormi sforzi ad operare ad Enna, spiega Pecorino. La nostra impresa ha come obiettivo la valorizzazione del grano duro siciliano, mira a vendere i derivati del grano duro in tutto il mondo e negli ultimi anni distribuisce in tutta la provincia di Enna meno del 5 per cento delle produzioni.

Gli obiettivi sono quelli non di litigare con gli altri panificatori ma di comunicare il valore del pane e l’origine della materia prima, le certificazioni di processo e di prodotto e non ultimi gli sforzi che un gruppo di imprenditori di Catania ed Enna insieme ai lavoratori di questa terra fanno da oltre 30 anni per continuare a valorizzare il grano duro siciliano. Dopo una serie di lungaggini amministrative metteremo in vendita la “pagnotta del Dittaino Dop” riconosciuta in tutta Europa nella speranza di trovare sempre maggiori consensi sia in Italia ma soprattutto all’estero dove stiamo concentrando la nostra attenzione commerciale, con risultati incoraggianti (proprio stamani abbiamo firmato un contratto di collaborazione con una primaria società di produzione e distribuzione di pane negli USA che speriamo possa collocare su quei mercati circa il 30 % del pane, e quindi del grano conferito dai soci, prodotto dalla Valle del Dittaino).
Ritornando da queste missioni, leggo sulla stampa locale frasi responsabili da parte dei rappresentanti di categoria (CNA e Associazione dei Panificatori), i quali sottolineano che “è necessario impegnarsi anche per il riconoscimento e la tutela della specificità dei nostri prodotti, esaltarne la qualità, in modo da ottenere maggiore spazi di mercato, garantendo altresì i consumatori” e che “vendere il pane ad 1 Euro al chilogrammo significa danneggiare se stessi e non risolvere il problema” ma mi tocca pure leggere note stonate dal rappresentante della Confcommercio che straparla, forse senza conoscere il significato, di concorrenza sleale, limiti etici alla pubblicità, ecc., offendendo tutti gli operatori della filiera: gli agricoltori, i trasformatori ed i consumatori finali.
Non voglio qui replicare alle affermazioni sul sottoscritto definito “laconico rappresentante” ma farebbe bene il Prestifilippo ad abbassare i toni poiché da presunto rappresentante dei commercianti farebbe bene a riflettere sulla grave crisi economica generale che colpisce tutti i cittadini, contrae i consumi e determina gravi ripercussioni sui produttori di grano duro dell’Isola.
Mi dispiace che siano evidenziati i problemi della filiera cerealicola con enfasi quando vi è stata una impennata di prezzo del grano duro, durata solo pochi mesi, e che non ha visto tra i beneficiari i produttori agricoli ma alcuni commercianti di granaglie a livello globale. Allora gli agricoltori sembravano che stavano affamando il pianeta ed i media davano grande risalto all’argomento con titoli in prima pagina. In quel periodo il rappresentante dei commercianti ennesi mi invitava ad una riunione per aumentare istantaneamente il prezzo del pane ed io, con senso di responsabilità e non per fare il “laconico”, rispondevo che avrei aderito ma questo aumento doveva essere graduale per non creare allarme nei consumatori.
Oggi gli agricoltori, categoria a cui mi onoro di appartenere da generazioni, versiamo in uno stato di disagio allarmante, il prezzo è ai minimi storici, la domanda è molto limitata, non vi sono politiche di sostegno concrete per coloro che tendono ad informare i consumatori sulla provenienza della materia prima e mi tocca pure leggere farneticanti accuse nei confronti di chi propone una campagna di comunicazione, limitata al mese di marzo, sul pane prodotto con grano duro siciliano o meglio, coltivato, molito, stoccato e sfornato a Enna.
Farebbe bene il rappresentate di categoria dei commercianti, piuttosto di invocare logiche lobbistiche di cartello ampiamente disconosciute dai produttori di grano e perseguite dall’Antitrust nel comparto dei cereali, a verificare dove viene coltivato il grano duro con cui si realizza il pane che si consuma nel nostro territorio e con quali regole amministrative, sanitarie e sociali cioè dove e a chi vanno a finire le risorse sempre più limitate che i cittadini destinano ai consumi. Credo che oltre la qualità degli alimenti e la provenienza delle materie prime impiegate è ora di riflettere anche sulla qualità “sociale” che si traduce in eque remunerazioni per tutti coloro che lavorano e hanno diritto di soddisfare i loro sacrifici. Solo una forte sinergia tra produttori (anche agricoli) e consumatori può consentire il superamento di questa crisi evitando, anche in questa difficile congiuntura, inutili rivendicazioni di parte”.