Enna. VIII giorno di lavoro degli scultori al Belvedere

Enna. Continuiamo a seguire quanto sta avvenendo al Belvedere Marconi al I° Simposio Internazionale di scultura in pietra, si è giunti all’ottavo giorno per i dieci artisti, oggi sono stati osservarti:
Emanuele Rubini
L’artista pugliese si caratterizza per la straordinaria capacità di rendere leggero il marmo infatti, le sue opere divengono leggere e trasparenti. Un modo, anzi, la volontà espressa da Rubini di vedere il mondo tra filosofia e scienza, nella sua elaborata esperienza emerge la sua semplicità di uomo-artista, sincero ed emotivo, evidente come le sue opere che non si può fare a meno di ammirarle nei particolari,dove è possibile infatti sfidare l’armonia e l’emozione. Anche la scienza dimostra che è possibile dissolvere la pesantezza quando prova che il mondo si regge su entità sottilissime.
“La leggerezza è qualcosa che si crea nella scultura, con i mezzi cognitivi che sono quelli dell’artista…”
“La leggerezza…si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso”
La sua opera rispecchia i canoni dell’epoca federiciana, la volontà dell’imperatore di una fusione di popoli,di cultura nella capacità dimostrata dallo stesso di essere attento come un falco ma vulnerabile come ogni uomo.
Emanuele Rubini esprime sempre il massimo nelle sue opere superando ogni ostacolo materiale e fisico con la forza della mente riuscendo sempre a raggiungere l’obiettivo finale. L’opera per Enna va vista come uno spettacolo teatrale dove ogni scena è diversa dalle altre e ciascuna dona emozioni diverse e incisive.

Ahmed Karaly
Egiziano nella vita e nell’impronta che da alle sue opere. La cultura del geometrico, l’abilità nella lavorazione della pietra,vista la grande abbondanza in Egitto, è evidente nella sua opera per Enna infatti, i blocchi s’incastrano fino a formare una porta della città rappresentata dall’artista.
Tecnica di esatta perfezione affinchè gli elementi siano in grado di assicurare una tenuta sicura senza alcun ausilio esterno, Federico infatti cercava sempre nella vita e nel potere imperiale di avere tutto sotto controllo incastrando vari rami della scienza per ottenere risultati ottimi e che lasciassero un’impronta e mirava alla sicurezza della città tramite controlli continui e mura difensive che per secoli avvolsero la città conferendole una forma stabile e l’appellativo di “Urbs inexpugnabilis”.
Luisa Gardali