Demopolis. Futuro e Libertà al 12% in Sicilia, mentre sfiora l’8% nel resto del Paese

Con l’eccezione del Presidente Napolitano, Gianfranco Fini – grazie ad una fiducia trasversale agli schieramenti politici – resta, con il 49%, il leader politico oggi più stimato nell’Isola: apprezzato dai non collocati politicamente ed in modo crescente da chi in passato ha votato per il Centro Sinistra (il 58% degli elettori 2008 del PD); stimato sempre meno da chi, alle Politiche del 2008, aveva votato per il PDL. Appena il 33% di quell’elettorato siciliano di Centro Destra si fida oggi del Presidente della Camera. È uno dei dati più significativi che emerge da un’indagine condotta dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis dopo il discorso a Perugia del Presidente della Camera, che ha di fatto sancito, in modo irreversibile, il divorzio tra Fini e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

“La fiducia personale – afferma il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – è ovviamente cosa diversa dal consenso elettorale, soprattutto in uno scenario dai confini incerti nel quale crescono gli indecisi, i delusi, i potenziali astenuti, e si allarga sempre più il divario tra politica e Paese reale. Nell’ipotesi di un ritorno anticipato alle urne – prosegue Vento – il nuovo partito del Presidente della Camera otterrebbe oggi in Italia un consenso che sfiora l’8%. Un dato che – secondo il Barometro Politico dell’Istituto Demopolis – cresce al 12% in Sicilia (circa 350 mila voti): quattro punti sopra la media nazionale. Stime di massima che, dopo una lieve flessione in ottobre, si stabilizzano nelle ultime ore, ma appaiono comunque destinate a modificarsi ulteriormente in base alla collocazione ed alle effettive alleanze che Futuro e Libertà sceglierà nelle prossime settimane”.
2 milioni e 800 mila voti, secondo l’analisi di Demopolis, sono il bacino nazionale odierno di Fini: uno spazio composito e trasversale, che incrocia segmenti di diverse aree politiche, prevalentemente di Centro Destra, ma non solo. Interessante appare la stima Demopolis sulla provenienza del consenso al nascente partito di Fini rispetto alle scelte compiute dagli elettori alle Politiche dell’aprile 2008. Il 60% di quanti oggi sceglierebbero Futuro e Libertà aveva in precedenza votato per il PDL (quasi un milione e 700 mila elettori). Il 7% aveva invece preferito l’UDC di Casini; il 6% l’IdV di Di Pietro, il 12% il Partito Democratico; il 4% altri partiti. Il resto, stimabile intorno all’11%, non si era recato alle urne.
In sintesi, dunque, quasi due terzi del consenso verrebbero sottratti agli alleati di Centro Destra; un segmento sarebbe recuperato dall’astensione. Un quarto degli elettori odierni attratti da Fini avevano scelto nel 2008 l’UDC o il Centro Sinistra.

Per analizzare gli orientamenti rilevabili dopo il discorso di Fini a Perugia, l’Istituto Demopolis ha anche intervistato un campione significativo di elettori che dichiarano un’intenzione di voto verso Futuro e Libertà.
Che cosa fare adesso? Solo uno su dieci è favorevole ad un ulteriore sostegno al Governo. Il 53% della base elettorale di Fini propende invece per una rottura dell’alleanza, con la conseguente apertura della crisi. Poco più di un terzo, il 37%, preferirebbe una via più morbida, ritirando la delegazione dal Governo e garantendo per il momento solo l’appoggio esterno. E con chi dovrebbe allearsi Futuro e Libertà in caso di elezioni anticipate? Solo il 5% dice con PDL e Lega; una estrema minoranza del 3% “con UDC e l’intero Centro Sinistra”. I due terzi degli elettori finiani intervistati da Demopolis preferirebbero la scelta di un polo moderato con l’UDC ed altri partiti di Centro; uno su cinque allargherebbe l’alleanza con l’UDC anche al PD, ma senza Vendola e Di Pietro. Un polo moderato, dunque, l’ipotesi più gettonata dopo Perugia in uno scenario destinato a modificarsi in base alle effettive alleanze che si determineranno nelle prossime settimane.
“Se ci si recasse oggi alle urne – sostiene il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento -, l’asse Lega-PDL, con l’attuale legge elettorale, si aggiudicherebbe con un lieve scarto il premio di maggioranza alla Camera anche senza i finiani, mentre – con la presenza di un terzo polo di Centro (UDC-FLI-ApI-MpA) – non otterrebbe la maggioranza al Senato”.

Nota metodologica
L’indagine, diretta da Pietro Vento con la collaborazione di Giusy Montalbano e Maria Sabrina Titone, è stata condotta dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demòpolis su un campione di 1.006 intervistati, rappresentativo dell’universo della popolazione maggiorenne. Supervisione della rilevazione demoscopica con metodologia CATI di Marco Tabacchi. Per l’analisi degli orientamenti rilevabili dopo il discorso di Fini a Perugia, il 7 e l’8 novembre è stato compiuta una specifica analisi dell’elettorato che dichiara un’intenzione di voto verso FLI. Approfondimenti su www.demopolis.it