Enna. Processo su suicidio di Miriam

Enna. Nel processo a carico di Fabrizio Passero e Giuseppe Vinciguerra, avvisati di omicidio colposo nel suicidio della giovane Miriam, avvenuto dalla Rocca di Cerere il 21 maggio del 2006, dopo essere stata in una discoteca di Catania ed avere assunto stupefacenti, c’è stata la deposizione della sua amica del cuore, la quale ha dichiarato che Miriam, poche settimane prima, in un momento di depressione, aveva dichiarato di volersi suicidare, forse per fare colpo con le sue compagne.
I due imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Palermo, Michele Baldi e Gabriele Cantaro. Il suicidio sarebbe stato provocato dall’ingestione di un cocktail di droghe, che i due compagni le avrebbero offerto. Di questo, almeno, è convinta l’accusa sia a Catania sia al momento di lasciarla vicino al castello di Lombardia per cui la ragazza, al momento del suicidio, era in uno stato confusionale . Il processo è passato a un nuovo collegio penale, presieduto dal giudice Elisabetta Mazza, dopo il pensionamento del presidente del tribunale Giovanni Russo. I familiari di Miriam si sono costituiti parte civile e sono assistiti dall’avvocato Danilo Tipo del foro di Caltanissetta. L’amica del cuore, nella sua deposizione, ha anche raccontato di averla vista particolarmente nervosa, la sera prima di togliersi la vita. I difensori dei due imputati non hanno acconsentito alla prosecuzione dell’istruttoria dibattimentale, ma hanno accettato solo l’acquisizione degli interrogatori già espletati, con qualche domanda in più. I testi da interrogare, tranne due amici degli imputati, dovranno essere sentiti nell’udienza del 16 febbraio. Dalla deposizione della cugina di Miriam è stato accertato che la notte prima del suicidio, i familiari non hanno dato l’allarme, perché convinti che la giovane fosse ospite di qualche amica, invece dalle indagini Miriam sarebbe stata prima in discoteca a Catania, dove avrebbe fatto uso di cocaina e ecstasy e poi ha ingurgitato alcol,tornando ad Enna.