Enna. Processo a carico dell’imprenditore Angelo Gloria

Enna. Nel processo a carico dell’imprenditore Angelo Gloria, arrestato nel corso dell’operazione “Game Over”, ci sono state delle dichiarazioni da parte dei testimoni e di chi ha visto o indirettamente assistititi alla richiesta del pizzo. “Il mio capocantiere fu invitato a prendere un caffè da Gloria e altre persone, solo che il caffè non lo presero lì vicino – ha dichiarato l’imprenditore catanese Giuseppe Piana della Mediterraneo Restauri – Lo portarono distante, di fronte a una persona che, poi mi disse, aveva un’autorevolezza molto forte”. L’impresa era una delle due ditte che effettuarono i lavori di sistemazione dell’area esterna ai parcheggi della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, che poi fu sotto il controllo delle forze dell’ordine. Secondo Giuseppe Piana la persona “autorevole” era “un certo Seminara”, la zona “distante” dove fu portato il capocantiere era Mirabella Imbaccari e al tecnico, u zi’ Turi, avrebbe chiesto di far lavorare come carpentiere Giuseppe Stella, un suo uomo di fiducia di Raddusa. La deposizione è avvenuta, ieri mattina, nel corso del processo a carico di Angelo Gloria, l’imprenditore di Enna Bassa arrestato e accusato di concorso esterno; processo che riprenderà il prossimo 30 marzo. L’imprenditore ha risposto alle domande del Pm Roberto Condorelli, di fronte al tribunale collegiale, presieduto da Elisabetta Mazza, giudici a latere Romito e Commandatore. Angelo Gloria, difeso dall’avvocato Egidio La Malfa, ha raccontato fatti che risalgono al periodo dal dicembre 2007 al febbraio 2008, mentre la sua impresa stava lavorando a Piazza Armerina.
“Era uno dei primi appalti – ha evidenziato l’imprenditore catanese – dall’entrata in vigore del protocollo di legalità Carlo Alberto Dalla Chiesa”, ha anche ricordato che un giorno ha visto che il suo tecnico era sconvolto e solo dopo una certa insistenza ha confessato di essere stato avvicinato da due persone, Stella e Gloria, che gli avrebbero fatto delle richieste di pizzo e di conseguente protezione; poi decideva di andare personalmente in cantiere, qui avrebbe incontrato a sua volta Stella e Gloria. “Stella mi chiese di lavorare e Gloria perorava la sua causa – ha aggiunto Giuseppe Piana – Gloria era contrariato dal fatto che avessi chiesto preventivi ad altre imprese; poi c’è stato l’accordo con la sua ditta che si è comportata in maniera egregia perché i lavori sono stati eseguiti in maniera perfetta, e precisa nelle consegne. Gloria era in regola con la certificazione antimafia, inizialmente gli avrebbe chiesto di gestire tutte le forniture, poi si sarebbe “accontentato” di occuparsi della fornitura di calcestruzzo; e lo avrebbe fatto in maniera egregia. Stella, invece, gli sarebbe stato indicato da Gloria come “nipote di Seminara”, cosa non vera, ed avrebbe lavorato con un contratto a termine per 45 giorni, contratto poi non rinnovato. L’imprenditore ha detto di averlo assunto non perché impaurito, ma perché aveva bisogno di assumere dei carpentieri.