Le ragioni della debole reazione dei comuni dell’ennese alla soppressione della provincia
Enna-Provincia - 25/08/2011
C’è da chiedersi perché non ci sia ancora una reazione corale di tutti e 20 i comuni dell’ennese contro la soppressione della provincia di Enna in attuazione dell’art. 15 del decreto legge 138 del 13 agosto, che prevede per l’appunto la soppressione delle province con meno di 300 mila abitanti al censimento generale della popolazione o con una superficie complessiva inferiore a 3 mila kmq. La provincia di Enna ha una superficie di 2.562 kmq ed una popolazione residente di 172. 349 al 28 febbraio 2011. Con questi numeri, il destino della provincia di Enna è segnato perché è improbabile che, al censimento del 9 ottobre 2011, altri 130 mila abitanti si aggiungano ai 172.349 che vi abitano al momento attuale. Nel rapporto dell’indagine sul patto territoriale di Enna condotta nel 2000 dal consorzio AAster (Agenti di sviluppo del territorio), diretto dal sociologo Aldo Bonomi, su commissione del Dipartimento per Affari sociali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è messa in risalto “l’estrema e permanente debolezza attrattiva del capoluogo”. Al patto territoriale di Enna, promosso dalla provincia di concerto con le organizzazioni sindacali e di categoria, aderirono solo 9 comuni. Piazza Armerina, assieme a Gela, diede vita al patto territoriale del Golfo. I comuni della zona Nord, con Nicosia comune capofila, d’intesa con altri comuni del Messinese, si unirono nel patto territoriale dei Nebrodi. Intorno alla metà degli anni ’90, Cerami e Troina avevano pensato persino di lasciare la provincia di Enna per andarsene con quella di Catania perché lamentavano di essere trascurati dalla politica provinciale accusata di agire secondo una logica ennacentrica. In altre parole, Enna, gli unici servizi che è in grado di fornire agli altri 19 comuni della provincia, “sono quelli legati alla localizzazione delle attività amministrative connesse allo status di capoluogo di Provincia”. La domanda provinciale di beni e servizi gravita su Catania, secondo uno schema di gerarchizzazione funzionale che assegna ad Enna l’offerta di prodotti relativamente più tradizionali e meno qualificati e polarizza invece la domanda più innovativa verso Catania. Non è Enna, ma Catania ad esercitare un ruolo egemone sugli altri 19 comuni della provincia. E’ qui che vanno cercate le ragioni della debole reazione dei comuni alla soppressione della provincia prevista dalla manovra ferragostana del governo nazionale per ridurre la spesa pubblica.
Oltre che per la Provincia di Enna, di cui ne prevede la soppressione perché ha meno di 300 mila abitanti ed ha una superficie inferiore a 3 mila kmq, ed per il comune di Sperlinga per il quale prevede solo il sindaco come solo organo di governo, senza giunta municipale e consiglio comunale, perché ha una popolazione inferiore a 1000 abitanti, il decreto legge 138 del 13 agosto mette sotto scopa anche i 14 comuni che non superano i 10 mila abitanti: Agira (8.376), Assoro (5.327), Aidone (5.309), Calascibetta (4.712), Catenanuova (5.042), Centuripe (5.720), Cerami (2.280), Gagliano Castelferrato (3.761), Nissoria (2.951), Pietraperzia (7.321), Regalbuto (7.644), Troina (9.675), Valguarnera (8.449) e Villarosa (5.447). Per ridurre i costi relativi alla rappresentanza politica nei comuni con popolazione compresa tra i 1.000 ed i 10.000 abitanti, l’art. 16 del decreto legge 138 del 13 agosto mantiene il consiglio comunale e la giunta, ma riduce considerevolmente il numero dei consiglieri e degli assessori. Nei comuni con popolazione superiore a 1.000 e fino a 3.000 abitanti, il consiglio comunale è composto, oltre al sindaco, da 5 consiglieri ed il numero massimo di assessori è stabilito a 2. Di questo gruppo di comuni fanno parte: Assoro, Cerami e Nissoria. Per i comuni con popolazione superiore a 3.000 e fino a 5.000 abitanti, il consiglio comunale è composto, otre al sindaco, da 7 consiglieri comunali ed il numero massimo degli assessori è stabilito in 3. Questo gruppo di comuni comprende: Calascibetta, Gagliano Castelferrato e Catenanuova. Per i comuni con popolazione superiore a 5.000 e fino a 10.000 abitanti , il consiglio comunale è composto, oltre al sindaco, da 9 consiglieri ed il numero massimo di assessori è stabilito in 4. In questo terzo gruppo di comuni rientrano: Agira, Aidone, Centuripe, Pietraperzia, Regalbuto, Troina, Valguarnera e Villarosa. Questa norma non si applica subito, ma a decorrere dal primo rinnovo degli organo di governo dei comuni. Se parlerà alle prossime elezioni amministrative. Possono stare tranquilli gli altri 5 comuni dell’Ennese, che hanno una popolazione superiore ai 10.000 abitanti: Barrafranca, Enna, Leonforte, Nicosia e Piazza Armerina. Per questi 5 comuni, non è previsto la riduzione né del numero dei consiglieri comunali né del numero degli assessori.
Silvano Privitera