Centro studi sen.Romano: Salviamo la Provincia di Enna
Enna-city - 26/08/2011
“Non si può sopprimere una provincia come quella di Enna ricca di cultura e di storia. Dobbiamo lanciare un chiaro segnale, affermando che l’intera comunità del territorio ennese si deve mobilitare per contrastare una scelta scellerata che va censurata per tante ragioni. Per questo invitiamo le associazioni presenti nell’ennese, i comitati, i movimenti di essere uniti per un solo obiettivo: salvare la Provincia di Enna”. A sostenerlo, con calore, è il presidente del Centro studi “Sen. Antonio Romano”, Mario Orlando, che scende in campo con la sua associazione a sostegno non solo della Provincia di Enna, ma di tutte le province. A questo proposito, ieri Orlando ha inviato, tramite fax, ai capi gruppi parlamentari di Senato e Camera, una copia del discorso pronunciato in occasione del dibattito parlamentare sul decentramento delle autonomie locali, da Romano all’assemblea costituente nella seduta del 27 giugno 1947. “Un dibattito –sostiene il prof. Dario Cardaci, consigliere comunale Pdl e sostenitore del Centro studi- che coinvolse anche il ruolo delle Province; si discuteva, in altri termini, se queste avessero un ruolo, se valesse la pena mantenerle e in questo caso di quale competenze dotarle. Molti, specialmente della sinistra ritenevano le Province retaggio del fascismo e quindi da cancellare, in particolare quelle nate sotto il fascismo, in quanto con le Prefetture erano organismi di controllo del territorio che con l’avvento del sistema democratico non servivano più ed in ogni caso andavano soppresse anche per evitare possibili future derive autoritarie. Ci fu un dibattito vivace –prosegue Cardaci- e Antonio Romano, che aveva seguito l’andamento delle proposte sul regionalismo e sulle autonomie locali con grande attenzione, si inserì tramite una presa di posizione fortissima in favore delle Province. Il 27 giugno del ‘47 egli si presentò alla Camera, ricorrendo ad una formula che ne confermava la grande esperienza e formalizzo un emendamento diretto a modificare il testo con “La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni. Nei capoluoghi di Provincia hanno sede gli ispettorati amministrativi e provinciali”. La tesi era semplice: evitare che il decentramento provocasse un nuovo accentramento. “ Facendo scomparire la Provincia- sostenne Romano- si corre il rischio di creare l’accentramento nel decentramento” e siccome “la Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative a mezzo di uffici nelle circoscrizioni provinciali, nelle stesse circoscrizioni provinciali sono istituite Giunte nominate dai corpi elettivi… Con questa disposizione si riconosce la necessità di mantenere un contatto immediato con i bisogni locali ed allora tanto vale mantenere la provincia che, attraverso una lunga tradizione ha assunto una fisionomia propria e vive nel cuore degli italiani”. “La tesi di Romano –conclude il prof. Cardaci- non restò isolata e le Province furono salve, anche le più piccole e lontane, anche quelle nate sotto il fascismo, come quella di Enna a cui sempre fu morbosamente legato. La lungimiranza dell’iniziativa è dimostrata da quella che oggi sono le Province, soprattutto in Sicilia dopo la legge di riforma dei primi anni ’90 che integrandosi con quella dei Comuni fungono da Ente intermediario insostituibile”.
Pietro Lisacchi