Al Red Coffee di Piazza Armerina l’ultimo libro di Salvatore Giordano

A Piazza Armerina, nella cornice conviviale del Red Coffee (a due passi dalla rotonda di Santa Croce), prosegue l’esperienza del caffè letterario. Il prossimo appuntamento è fissato per il venerdì 29 gennaio 2010 alle 17,30: sarà presentato un libro in uscita in questi giorni, ad animare la discussione fra l’autore e il pubblico saranno lo scrittore Mauro Mirci e il critico Benedetto Trigona. Il libro è Sizilianische Weltanschauungen di Salvatore Giordano in uscita nei prossimi giorni per Edizioni Carlo Amore della Firera & Liuzzo Publishing (lo stesso editore di Tota Nostra, il finto saggio col quale l’autore si è guadagnata l’attenzione di un affezionato pubblico di nicchia fra i lettori italiani).

All’indirizzo che segue è possibile visionare una recensione del libro firmata dal poeta e scrittore Luigi Panzardi: http://forummediterraneoforpeace.it.forumfree.it/?t=45529690 ,

Scheda del libro:
Salvatore Giordano, Sizilianische Weltanschauungen, Edizioni Carlo Amore – Firera & Liuzzo Publishing, Roma, pagg. 132, € 12,00, ISBN: 978-88-87958-63-8.
Dall’autore di Tota Nostra, una nuova opera che — con insuperabile piacevolezza — travalica e rende labili i confini tra il saggio psico-sociologico, la narrazione fantastica, il diario e il resoconto etnografico.
Una “diversa e plurale visione delle cose” è la base del libro. Quanto spesso ci troviamo a pensare agli altri come a noi stessi? Come le nostre azioni e i nostri pensieri sono visti e interpretati dagli altri? Come noi interpretiamo o giudichiamo i loro? Sono domande alle quali il testo cerca di dare risposta. In più, certo, c’è la “sicilianità” (un bel pretesto) che dà un po’ di “sale e pepe” al tutto…
Il personalissimo stile narrativo di Giordano è l’espediente che con sapiente efficacia maschera e la ricerca sulla società e l’investigazione psicologica. Per così svelare, senza ostentazione, il mondo tacito della vita quotidiana nella varietà delle sue rappresentazioni, dei conflitti che la agitano, delle malcelate contraddizioni ma, anche, con la molteplicità delle inevitabili armonie e inaspettate assonanze che la accompagnano.
Ciascuno dei primi sei capitoli è riflesso e, come in uno specchio infedele, deformato negli altri sei episodi che compongono la seconda parte del volume: la realtà descritta è — o dovrebbe essere — la stessa, ma poiché cambia il protagonista, il difforme punto di vista renderà differenti i fatti. I personaggi principali di ogni coppia di episodi, benché si percepiscano diversi dai propri interlocutori e si adoperino perché questi riconoscano le differenze, nel loro reciproco scambio di malintesi e nei tentativi di attribuire un senso ai comportamenti altrui, si riveleranno uguali per azioni, per pensieri e — in qualche caso — finanche per sentimenti ed emozioni.
In una prospettiva coerente con le scienze sociali, nel complesso degli episodi si può scorgere la presentazione di una certa quantità di case studies.
C’è un filo sufficientemente nascosto che lega fra loro tutti e dodici i capitoli (o singoli episodi che dir si voglia), a dispetto della loro apparente ed esibita eterogeneità. Per lasciare al lettore il piacere di scoprirlo o la libertà di ignorarlo, questo legame è stato sottaciuto di proposito.
Antonella Santarelli

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Lo scambio dei ruoli divide in due parti la raccolta che definirei, con precisa intenzione, di studi narrativi.
Il primo racconto ha per protagonista il Nuccio, che inviato ad intervistare Zi Fortunello orefice da una radio locale, ne diventa amico e confidente fino quasi a dimenticare lo scopo primario; viene, infatti, affascinato dalla personalità del vecchio bacucco, che ha, in realtà, alle spalle una vita da trovatello, affidato dapprima all’amore pietoso (e talvolta lubrico) delle suore, poi ad un collegio di preti dove viene blandito dalle cure carnali di un istitutore, e che, ormai grandicello, trova collocazione presso il titolare dell’oreficeria al quale succede, dopo la morte di costui, nella proprietà del negozio. La storia si svolge in una atmosfera di semplice calda freschezza, contrasto gradevole tipico del luogo, come lo inzuppare una calda brioche in una fredda “granita di gelsi”, sempre venata per di più da una ironia sottile e amorevole, che è l’atteggiamento costante dell’autore nei confronti della propria terra, un amore donato con criticità, di cui lo stile agrumato svela le sfumature, anche le più aspre.
Giunti alla fine, sembra che il racconto, come sarebbe naturale, abbia avuto la sua vita e la sua debita conclusione.
Sembra.
Anche le vicende che animano gli altri episodi appaiono talvolta dilatarsi fino a raggiungere le regioni dell’irreale, perché le storie (sempre di storie si tratta) nascono dalla forte capacità di fantasticare dell’autore, ma prendono terrena consistenza nell’atmosfera peculiare della Sicilia, forte e pur rarefatta, mossa da variabile lentezza dei siciliani, nei quali i confini intellettuali dei concetti sfumano, diventano “opinabili punti di vista”.
Le vie del dolore e del godimento di un popolo vengono ripercorse con una fine sensibilità psicologica che giunge a riprodurre visivamente sentimenti e modi di vivere esclusivi e contagiosi.
Stili di vita che corrompono e infettano di sé anche le personalità più metalliche, come quella dello zurighese nel racconto “Il passo carrabile”, o lo “scarrozzo”, passaggio che nel piccolo paese di Convicino non ha bisogno dell’autorizzazione comunale per essere lasciato libero dalle macchine in sosta.
Pure da una perfetta miscela della realtà concreta dei paesaggi siciliani con spunti di pura fantasia nasce la figura di un Bakunin isolano, cultore e insegnante di storia del cinema, anche questo, come l’originale, anarchico e vivente a suo modo, personalità provvisoriamente accennata in un gioco delle parti che continuerà e si completerà nella seconda parte della raccolta, quando la “chjna” sarà passata.
Avverrà dopo la lettura di un ardente pamphlet la sorpresa: la piena è passata, i giunchi si rialzano ed ecco apparire l’altra sponda del fiume, quasi speculare, eppure diversa. Uno dopo l’altro i racconti si riaprono, le singole vicende riprendono a maturare, i protagonasti dei primi diventano comparse, o quasi, in questi secondi, in una ripresa della stessa vita rivista e rivissuta però da altri occhi.
Ma perché questa sorpresa tale rimanga per il lettore, mi corre l’obbligo di fermarmi qui.
Luigi Panzardi