A 104 anni è deceduta a ‘z pippinedda Garraffa di Villarosa

Villarosa. E’ morta, ieri, a 104 anni a ‘z Pippinedda Garraffa. Un record di longevità quella della supercentenaria vissuti quasi tutti a Villarosa. A nonna Pippinedda piaceva parlare e noi qualche volta l’andavamo a trovarla con piacere nella sua abitazione di via Genco per farci raccontare un po’ della sua vita. “ Sono stata sposata con Giacomo Cravatta –ci raccontò qualche anno fa – e ho avuto quattro figli, due maschi e due femmine di cui 3 viventi. Vivo sola. La mattina viene mio figlio Angelo e mi chiede cosa ho di bisogno. La pulizia della casa la curo io, solo se c’è da spolverare in alto mi aiuta una signora, anche perché alla mia età non è prudente salire su scale o sedie. Tra l’altro, per mia imprudenza, per ben due volte mi sono rotta il femore ma, ringraziando Iddio, mi sono sempre rimessa in piedi”. A più di cento anni la nonnina di Villarosa lavava, stirava e saliva le scale per andare nella camera di sopra a mettere a sciorinare il bucato. Con un po’ di orgoglio –una volta ci alzò la coperta del suo letto e ci fece vedere le lenzuola candide e ben stirate. Aveva una filosofia tutta sua nonna Pippinedda: “la medicina –diceva- è peggio della malattia”. “Sono stata una femmina “ca aiu faticatu sempri” –raccontava con orgoglio- e mi è sempre piaciuto mantenere in ordine la mia casa; poi ho lavorato per mantenere i miei figli”. Mangiava verdura, un po’ di pasta, qualche uovo e un po’ di carne sabato e domenica. “La carne la mangio ora –diceva-, ma prima niente, avevamo appena un po’ di pasta e un pò di pane, c’era la guerra e con quattro figli era un problema. Quattro anni di guerra, mio marito era malato seduto in una sedia. E’ stato faticoso portare avanti una famiglia. Ho lavorato nello stabilimento di Curione, a ‘ncuppari pasta (a Villarosa esisteva un pastificio). Poi c’è stato un bombardamento, hanno distrutto tutto e per mangiare andavamo a raccogliere spighe durante l’estate. Una vita di sacrifici però, sono riuscita a portare avanti la famiglia”.

Giacomo Lisacchi