Carabinieri Piazza Armerina ricostruiscono fasi omicidio Prinzi

Il comandante della compagnia di Piazza Armerina, capitano Michele Cannizzaro assieme ad otto carabinieri hanno ricostruito le fasi del rinvenimento del cadavere di Salvatore Prinzi, ucciso il 21 ottobre 2006 in contrada Valdinoce, alla periferia della città. I carabinieri furono avvertiti da un prete, che percorrendo in auto una strada provinciale, rinvenì a terra il cadavere del venditore ambulante di verdure. Luca Pittà, quarantenne incensurato, viene accusato di concorso nell’omicidio. Luca Pittà è difeso dall’avvocato Gabriele Cantaro ed è nipote di Giuseppe Ferrara, abitante a Crotone, che viene ritenuto il presunto assassino di Salvatore Prinzi tanto è vero che in primo grado ed in appello è stato condannato a 30 anni di carcere. Secondo l’accusa – sostenuta in aula da un Pubblico Ministero del tribunale di Caltanissetta, per la mancanza di personale alla Procura di Enna. Si ritiene che proprio un dissidio tra Luca Pittà e Salvatore Prinzi sarebbe la causa dell’omicidio con Giuseppe Ferrara, ex suo compagno di scuola, intervenuto per difenderlo. Oltre al capitano Cannizzaro ha deporre è stato chiamato il tenente Giacomo Querini, all’epoca dei fatti in servizio al reparto operativo del comando provinciale Enna, oltre ad altri carabinieri che furono presenti subito dopo l’omicidio. Il processo si sta celebrando alla Corte d’assise di Caltanissetta, presieduta dal giudice Franco Carimi. Parte civile si sono dichiarati i familiari di Prinzi, assistiti dagli avvocati Nino Grippaldi e Fabio La Licata. Il processo riprenderà il 17 marzo e nel corso dell’udienza saranno interrogati altri testimoni.