Enna. Precari continuano protesta

Il Consiglio Provinciale di Enna questa mattina si è riunito in seduta urgente per affrontare le problematiche dei precari (nello stesso orario si è –anche- riunito il Consiglio comunale ennese). A fine dei lavori l’assemblea dei precari si è dichiarata insoddisfatta del documento (sotto riportato) in quanto già vecchio nei contenuti e totalmente ignorato sia a livello regionale che nazionale. Per cui hanno deciso di continuare l’azione di protesta con l’occupazione dell’aula consiliare, abbandonando la sala –come già nei cinque giorni precedenti – quando necessita per le normali attività istituzionali, soddisfatti del fatto che la loro mobilitazione abbia sortito nel giro di pochi giorni l’attenzione ritengono che è giunto il momento di sospendere il presidio notturno davanti al Palazzo della Provincia e di continuare l’assemblea diurna già autorizzata dal Presidente del Consiglio presso l’Aula Consiliare soprattutto per individuare e discutere ulteriori iniziative utili a mantenere alta l’attenzione. I lavoratori invitano tutti i colleghi a non abbassare la guardia e rimanere coordinati e compatti: “Siamo convinti di rivendicare un sacrosanto diritto sancito nella carta costituzionale” all’unisono specificano i precari, che continuano: “Da 23 anni garantiamo con il nostro lavoro e la nostra professionalità i più disparati servizi negli enti locali contribuendo a mantenere in piedi la macchina amministrativa. Non abbiamo creato noi questo disastro sociale, la politica che si è nutrita di noi ora faccia la sua parte. Non basta la solidarietà a parole servono fatti e azioni concrete. Non vogliamo essere considerati una zavorra ma una risorsa per le tante professionalità acquisite sul campo”. E’ il grido di una delle tante non più giovanissime precarie che da tre giorni è in assemblea permanente nella sala consiliare della Provincia, preoccupata per il loro futuro, che appare sempre più incerto e cupo. All’interno della sala nessuna bandiera né politica né sindacale ma i loro striscioni a rappresentare tanta rabbia per avere sperato e creduto in un lavoro stabile e dignitoso”.
Presenti al Consiglio provinciale gli on. Galvagno, Termine, Colianni e Leanza, il Presidente del Consiglio provinciale di Catania, Giovanni Leonardi, presenti ai lavori anche una rappresentazione di lavoratori precari di Catania ed Agrigento.
Il Presidente del Consiglio ha dato comunicazione alla platea che martedì 22 maggio si terrà un incontro con i gruppi interparlamentari dell’ARS e che, probabilmente, giovedì il documento verrà proposto a Roma ai capigruppo di Camera e Senato. Alla luce dei risvolti che produrranno questi incontri, il Presidente del Consiglio convocherà un’assemblea regionale ad Enna per decidere le iniziative da intraprendere.
I lavoratori evidenziano il fatto che a conclusione dell’incontro non hanno avuto la possibilità di alcun confronto con la deputazione regionale e si rammaricano del fatto che la stessa non abbia assunto impegni precisi.


L’ordine del giorno del Consiglio provinciale ennese:
Preso atto della protesta dei lavoratori precari degli enti territoriali di governo (Comuni e Province) e non (Camere di Commercio, Aziende Sanitarie, Consorzi Pubblici ecc…) della Regione Sicilia, riuniti in assemblea plenaria permanente presso la sede del Consiglio Provinciale, sentiti i rappresentanti istituzionali eletti nei vari livelli di governo (Stato, Regione, Enti locali), i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, e facendo seguito ai successivi approfondimenti maturati nelle competenti commissioni consiliari,
premesso che:
– la prospettiva occupazionale dei precari, già più volte messa a repentaglio negli anni scorsi a seguito di una disordinata e superficiale azione di governo, ha in questi mesi registrato una drammatica frenata causata da una serie di pronunce della Corte dei Conti regionale e, per ultimo, dalle motivazioni sottese alla recente impugnativa del Commissario dello Stato avverso la proposta di legge finanziaria approvata dall’ARS per l’anno 2012;
– i sopravvenuti vincoli che ostano sia alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro che alla stessa proroga dei contratti di diritto privato concernono la materia finanziaria e le modalità di reclutamento in deroga al principio di adeguato accesso all’esterno per la copertura di posti vacanti in dotazione organica, rendendo sostanzialmente inapplicabile la legge regionale n. 24/2010;
rilevato che:
– nel merito della questione dei limiti di spesa da applicare sia alle stabilizzazioni che alle proroghe dei rapporti di lavoro del personale le attuali assunzioni negli enti locali sono sottoposte ad un complesso sistema di vincoli finanziari riferiti sia al livello complessivo della spesa che a parametri numerici, recentemente inaspriti con la ridotta possibilità del turn over, che a livelli massimi del rapporto tra la spesa per il personale e la spesa corrente;
– tra i principi generali del T.U. sul pubblico impiego, come interpretati sia dalla Corte Costituzionale che dalla Corte dei Conti siciliana, si annovera anche quello dell’adeguato accesso dall’esterno nelle procedure concorsuali, desumibile dall’art. 35, comma 1 lett. a) e 35, comma 7, del D.lgs. n. 165/2001; che tale principio generale vale per tutte le selezioni (dalla categoria A alla categoria D), salvo disposizioni speciali di carattere derogatorio, non rinvenibili nell’attuale normativa;
evidenziato che:
– ad oggi l’unica deroga introdotta dal legislatore statale ai citati vincoli finanziari riguarda la possibilità di calcolare il complesso delle spese per il personale al netto del contributo erogato dalla Regione, ma solamente per i processi di stabilizzazione e non anche per le proroghe (art. 76, comma 7 del D.L. n. 112/2008 convertito nella L. n. 133/2008); che tale deroga è insuscettibile di interpretazione analogica per via della natura eccezionale della norma ai fini del computo del limite della spesa complessiva del personale di cui all’art. 1, comma 557 della L. n. 296/2006;

considerato che:
– la mancata proroga dei contratti di diritto privato per l’anno 2013 comporterebbe l’interruzione di un rapporto di lavoro che dura ininterrottamente da oltre 20 anni con evidenti danni sia al buon funzionamento degli Enti utilizzatori che ai singoli lavoratori privati della legittima prospettiva occupazionale;
– il verificarsi di un simile paradosso sociale, attesi i numeri dei precari interessati (circa 22 mila), rischierebbe di creare un effetto domino sui rapporti di lavoro dei colleghi che, trovandosi sullo stesso piano normativo, hanno invece avuto stabilizzato il proprio rapporto di lavoro presso gli Uffici dell’Amministrazione Regionale (circa 4 mila);
impegna tutte le rappresentante parlamentari regioni e nazionali a presentare uno specifico emendamento aggiuntivo al decreto legge 2 marzo 2012 n. 16, in corso di conversione presso il Parlamento, che miri ad introdurre un sistema di deroghe finalizzato a consentire a 22 mila precari degli enti locali e non della Regione Siciliana di prorogare e/o stabilizzare i rapporti di lavoro, incidendo sulle seguenti norme:
• art. 76, comma 7, del decreto legge 25/06/2008 n. 112 come convertito nella legge n. 133/2008 (limite del turn over rispetto all’anno precedente);
• art. 9, comma 28, del decreto legge n. 78/2010, come convertito nella L. n. 122/2009 (limite delle assunzioni a tempo determinato rispetto all’anno precedente);
• art. 9, comma 14, del decreto legge n. 78/2010, come convertito nella L. n. 122/2009 (limite delle assunzioni a qualunque titolo per lo sforamento del 50% della spesa del personale rispetto a quella corrente);
• art. 76 bis e ter del D.L. n. 112/2008 (patto di stabilità interno);
• art. 1, comma 557 della L. n. 296/2006, modificato e dettagliato dall’art. 76, comma 1 del d.l. 112/2008, convertito con modificazioni nella l. n. 133/2008 (obbligo generalizzato ed ordinario di garantire la riduzione progressiva della spesa di personale);
• art. 35, comma 1 lett. a) e 35, comma 7, del D.lgs. n. 165/2001 (adeguato accesso dall’esterno nelle procedure concorsuali non inferiore al 50%).