Troina. L’allungamento dell’età pensionabile è una barriera all’ingresso dei giovani nel mondo lavoro

Uno dei tratti distintivi della condizione giovanile a Troina è la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. Ed è il tratto messo in evidenza dai valori di due indicatori demografici calcolati elaborando i dati Istat del censimento della popolazione 2011. Questi due indicatori demografici sono: l’indice di ricambio della popolazione in età di lavoro, che misura il rapporto percentuale della popolazione che sta per andare in pensione (55-64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (15-24 anni), e l’indice di struttura della popolazione in età di lavoro, che misura il rapporto percentuale tra la popolazione attiva più anziana (40-64 anni) e quella più giovane (15-39 anni). E’ di 105,3 il valore dell’indice di ricambio della popolazione troinese in età di lavoro. La popolazione attiva è tanto più giovane quanto più il valore di quest’indicatore è minore a 100. Quest’indicatore segnala una consistente presenza tra gli occupati di persone di età oltre i 40 anni ed una scarsa incidenza di giovani di età inferiore a 40 anni. In linea con il valore di quest’indicatore è il valore di 112,9 dell’indice di struttura della popolazione attiva. Tutti e due questi indici segnalano il grado elevato di invecchiamento della popolazione troinese in età di lavoro e di converso una crescente difficoltà dei giovani ad entrare nel mondo del lavoro. A determinare questa singolare situazione con il tasso elevato di occupazione dei lavoratori anziani rispetto a quello dei lavoratori giovani, un peso non trascurabile hanno avuto le riforme delle pensioni che si sono susseguite dagli anni ’90 fino ad arrivare all’ultima del 2011, quella che porta il nome del ministro Elsa Fornero, che di colpo ha allungato di 5 e 6 anni l’età per andare in pensione. Una conferma a quest’ipotesi interpretativa arriva dall’economista Carlo Dell’Aringa, docente di economia politica all’Università cattolica di Milano, nell’intervista rilasciata ad un quotidiano nazionale sull’andamento dell’occupazione a livello nazionale: il 36,5% dei ragazzi italiani dai tra i 14 ed i 29 anni (629 mila) non ha un lavoro con l’incremento che sfiora i 6 punti percentuali rispetto l’anno scorso, quando la percentuale era del 30,7, mentre è aumentata di mezzo milione la quota di lavoratori italiani anziani. E’ indiscutibile che l’allungamento dell’età pensionabile sia necessario, visto che si vive più lungo, ma è ragionevole pensare che quelle riforme sulle pensioni stiano comportando il blocco del ricambio generazionale e l’erosione dello spazio per l’occupazione giovanile.

Silvano Privitera