Enna. Francesco Milano missionario dello sport in Zambia

francesco michaele fazziEnna. Lo hanno chiamato “missionario dello sport”. Francesco Milano, 24 anni, istruttore nazionale di basket, ha vissuto per un mese un’esperienza, sul piano sportivo, notevole. Per trenta giorni, infatti, Francesco Milano è stato ad Ndola, seconda città dello Zambia, per insegnare ad un gruppo di ragazzi la pallacanestro, ma anche lo spirito e la legge dello sport. Convinto dal medico ennese Cristina Fazzi, che a Ndola, seconda città dello Zambia, risiede da un decennio ed ha creato, grazie alla generosità degli ennesi, un centro per l’assistenza medico-sanitaria per le donne e bambini, una scuola, piccole aziende agricole, Francesco Milano ha elaborato un progetto di avvicinamento allo sport, alla pallacanestro in particolare. Ha creato tre gruppi divisi per fascia di età dagli 8 ai 17 anni ed ha impartito praticamente lezioni di pallacanestro e di legalità sportiva, aiutato, per la lingua, da Michael, personal trainer. Sono stati 25 giorni intensi, impartite lezioni di pallacanestro a questi ragazzi, che sono talenti naturali ed alla fine i risultati sono stati eccellenti perché la pallacanestro è entrato tra la gioventù di Ndola con grande soddisfazione per Francesco il missionario dello sport. L’attività di Minibasket in Zambia spiega Francesco Milano – è stata organizzata dall’Associazione Twafwanw della dott.ssa Cristina Fazzi – Il progetto è nato in pochi minuti da un incontro che è avvenuto a Pasqua tra l’Istruttore e la dottoressa Fazzi che da molti anni opera nello Zambia, a Ndola.Tante le manifestazioni che l’associazione sportiva ennese ha dedicato all’associazione Twafwane per incentivare le attività del Mayo Mwana Project. “Dal 4 al 31 Agosto si è svolto questo progetto di attività sportiva in Zambia, rivolto a bambini di età compresa tra gli 8 e i 17 anni – evidenzia Francesco Milano – sono stati selezionati tre gruppi, divisi per fasce di età, appartenenti ad una parrocchia di Ndola.
bimbi zambiaL’attività si è svolta in un campetto di una struttura sportiva dal lunedì al venerdì, mattina e pomeriggio per un totale di 20 giorni di attività. Si è scelto il mese di agosto poichè i bambini in Zambia vanno a scuola da gennaio a dicembre ed ogni tre mesi di scuola hanno un mese di vacanza”. Tutto questo è stato diretto e controllato dalla dott.ssa Fazzi e dai suoi collaboratori che tanto hanno faticato per la buona riuscita del progetto. Ma la voglia di fare del bene va davvero oltre, in questo periodo la stessa Associazione Twafwane era impegnata in altri due progetti come la Child Health Week, ovvero la Settimana della Salute del Bambino ed il Corso di Formazione per volontari sanitari. “I progressi dei bambini e dei ragazzi – prosegue Francesco – sono stati davvero tanti. Da attività ludiche e giochi di senso percezione con i più piccolini ad esercizi con ritmi più incalzanti per i ragazzi più grandi. Si è passati anche da giochi senza palla a giochi con palle di diverse misure.Quello che è impressionante più è sicuramente il vedere bambini felici per qualsiasi proposta pratica. A questo si deve aggiungere la grandissima preparazione atletica che presentano molti bambini. Correre, saltare, arrampicarsi sono i principali schemi motori di base che questi bambini hanno naturalmente. I bambini infatti passano molto del loro tempo giocando con qualsiasi cosa. Dal correre dietro i pneumatici delle auto allo scavalcare altissimi muri o ad arrampicarsi in alberi a dir poco alti. Alla fine del corso i risultati sono stati più che soddisfacenti. I ragazzi grandi presentavano una buona conoscenza dei fondamentali, delle regole ma soprattutto di quello che gli sport di squadra vivono: la collaborazione, nel loro caso per fare canestro. Il momento finale è stata la consegna dei diplomi, è stato il momento più commuovente poichè questo mese per tutti i bambini e ragazzi hanno segnato davvero un momento magico, dove qualcuno “venuto da non so dove” ha dato loro la possibilità di sorridere. “ In un mese – conclude Francesco – è stato portato il basket in un territorio che lo sconosceva completamente. In un mese il bagaglio umano di un istruttore e di tanti bambini è stato arricchito con tanta condivisione di valori e bei sentimenti”.