No a Enna…… ingabbiata

Grotte restaurate di contrada Canalotto CalascibettaAd osservare il filmato su YouTube di GinoManna dal titolo “Enna ingabbiata – Ingabbiamo anche il castello”, è proprio il caso di dirlo, si rimane di sasso. La città da anni continua ad essere letteralmente ingabbiata da strutture che fanno pensare proprio alle gabbie per le galline. Se lo scopo è di evitare la caduta di qualche masso che può causare danni anche alle persone, il metodo usato è discutibile. Una rete metallica non può essere la soluzione al problema massi e a dirlo sono le tante associazioni che da mesi si stanno battendo contro l’ingabbiamento del costone roccioso del Castello di Lombardia. «Fin dall’inizio – sostengono – ci siamo dichiarati contrari all’intervento di consolidamento che prevede l’uso di chiodature, cavi d’acciaio e reti nella zona del Castello, in quanto ciò provocherebbe un impatto visivo che contrasta con la bellezza naturale dei luoghi e con l’importanza archeologica e monumentale dell’area in questione».
Questa presa di posizione trova ancora più forza su quanto sostiene l’archeologo Sandro Amata a proposito dei lavori di consolidamento e messa in sicurezza che, nell’aprile del 2007, furono eseguiti a salvaguardia del villaggio rupestre di contrada Canalotto a Calascibetta. «La situazione del costone roccioso – dice Amata – si presentava gravissima: grandi pezzi di roccia minacciavano di crollare con la conseguenza di perdere del tutto il sito già interessato da fenomeni di dissesto. Nella fase progettuale, il geologo incaricato condusse delle indagini con carotaggi per studiare la natura del banco roccioso e formulare le ipotesi tecniche di intervento. Il team di professionisti incaricati decise di intervenire con un opera di restauro ambientale rispettoso dell’insediamento. Si stabilì di non usare reti e cavi, come voleva il Genio Civile di Enna, ma semplicemente consolidare il costone con chiodi a scomparsa lunghi anche 20 metri, con la pulizia e sigillatura di tutte le crepe su un fronte lungo circa 150 metri e alto circa 25 metri. L’intervento proposto trovò l’avvallo decisivo dell’allora responsabile della sezione Beni paesaggistici della Soprintendenza di Enna. Fu impiantata una impalcatura quasi faraonica che da sola assorbì la metà del finanziamento di circa 380 mila euro. I lavori durarono circa tre mesi; ad oggi, l’insediamento non presenta alcun problema statico».
Per cui, si chiedono molti ennesi, perché non utilizzare queste tecniche anche per il Castello di Lombardia?

Giacomo Lisacchi





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