Enna. Piscine comunali Pergusa chiuse, al via un’indagine interna. L’ATI replica

piscineEnna. Le piscine comunali di Pergusa sono rimaste quest’ anno chiuse. L’ estate è passata senza che la comunità ennese potesse beneficiare di un servizio che in estate è importante. Anche se bisogna sottolineare che negli anni passati il servizio è stato sempre attivato con grande ritardo. Il 2016 verrà ricordato per il nulla assoluto. È bene precisare che le piscine scoperte sono da alcuni anni gestite da privati. L’ assessore comunale Paolo Di Venti non ha preso per nulla bene questa dichiarata impossibilità.
Ed ha affidato tutto il carteggio dell’ incarico esterno agli uffici comunali per «vagliare – sottolinea l’ assessore – la possibilità di rescindere il contratto e allo stesso tempo per verificare se esistono responsabilità. Nel qual caso non escludo che il Comune chieda i danni». Insomma l’ amministrazione è ai ferri corti con l’ Ati, associazione temporanea d’ imprese, che gestisce le piscine. «Sto ancora aspettando la risposta dei nostri dirigenti ma presto avremo chiaro cosa fare. È una situazione – conclude Di Venti – che non può ripetersi anche il prossimo anno.

Replica da parte delle tre Associazioni
L’Ati rappresentata dal GABBIANO SOC. COOP. O.N.L.U.S., da A.P.D.V. MURGANO e dalla A.S.D. OPEN LINE, in relazione alla mancata apertura delle piscine comunali di Via Dafne precisano quanto segue.
L’ATI non ha inteso sino ad oggi fare alcun pubblico proclama tenuto conto della delicatezza della sottostante problematica che ha quale premessa la tutela del diritto dell’utenza a fruire di un impianto idoneo e sicuro.
Nello specifico avendo gli scriventi riscontrato la presenza di calcinacci nei locali tecnici delle piscine medie e demandato ad un tecnico una verifica, si apprendeva da questi che risultavano necessari interventi strutturali di risanamento.
Di quanto sopra si dava tempestiva comunicazione all’ente proprietario già con nota datata 23 maggio, sollecitando un sopralluogo che di fatto veniva effettuato nei giorni immediatamente successivi.
Tuttavia a siffatto sopralluogo a distanza di circa un mese non seguiva alcun riscontro tant’è che con successiva nota si lamentava il persistente silenzio dell’Ente ed in particolare la imprescindibilità di una presa di posizione in ordine alla idoneità dell’impianto all’apertura. In assenza di riscontro anche a detta ulteriore nota si sollecitava per le vie brevi un incontro formale per il tramite dell’Assessore Di Venti, avvenuto soltanto il successivo 2 luglio alla presenza del Sindaco.
In tale occasione l’ATI lamentava il mancato riscontro alla precedenti note significando che l’apertura delle piscine, a tutela della privata e pubblica incolumità, in assenza di interventi di natura straordinaria di competenza dell’Ente presupponeva l’inibizione di zone dell’impianto, palesando comunque la disponibilità a completare gli interventi di manutenzione ordinaria di competenza.
Nelle more la terza commissione disponeva l’audizione del legale rappresentante della società capogruppo per rendere gli opportuni chiarimenti in merito alla ritardata apertura delle piscine comunali ed n tale frangente si apprendeva che personale del settore urbanistica precedentemente interpellato non avrebbe fatto riferimento alcuno alla necessità di interventi di risanamento e/o di manutenzione straordinaria.
In siffatto contesto si dava comunque atto di aver – in conformità agli impegni assunti – provveduto alla pulitura e riempimento delle piscine, mentre soltanto in detta occasione l’Assessore in indirizzo si rendeva disponile a consegnare certificazione di idoneità dell’impianto elettrico esterno, dovendo di contro lamentarsi la mancata esecuzione degli interventi sulla pineta.
All’esito per ulteriore scrupolo ed assumendone in via esclusiva anche l’onere economico l’ATI conferiva ulteriore incarico di verifica ad altro tecnico il quale in data 30 luglio 2016 all’esit di soralluogo ed effettuazione di rilievi ribadiva ed amplificava quanto accertato dal precedente consulente in merito alla necessità di operare interventi di risanamento strutturale al fine di evitare pericoli alla incolumità dell’utenza sconsigliandone in atto l’utilizzo al pubblico, provvedendo a redigere apposita relazione.
Ad identiche conclusioni perveniva l’Asp all’esito del sopralluogo effettuato al fine di rilasciare il prescritto parere igienico-sanitario, segnalando di aver riscontrato all’interno dei vani motori fuoriuscita di ferri dell’armatura con distacco di materiale cementizio, ritenendo pertanto necessario un parere tecnico di agibilità e staticità delle medesime strutture.
A tale relazione faceva seguito ulteriore nota dell’Ati all’indirizzo dell’ente proprietario ancora una volta rimasta priva di riscontro.
Premesse le superiori dinamiche riscontrabili attraverso le note ufficiali di cui si è dato atto appare opportuno significare quanto segue.
“L’ATI non ha avuto alcun interesse a ritardare l’apertura delle piscine comunali di via Dafne, tant’è che ha provveduto a corrispondere il canone annuale previsto dalla sottostante convenzione e ad effettuare a propria cura gli interventi di manutenzione ordinaria propedeutici all’apertura, onerandosi dei relativi costi sul presupposto che la successiva apertura dell’impianto consentisse l’acquisizione di proventi di natura economica.
Nessuna negligenza e/o intempestività può pertanto addebitarsi all’ATI che ha provveduto a sollecitare un sopralluogo congiunto, immediatamente dopo aver acquisito parere tecnico, prontamente sollecitato dopo aver riscontrato la presenza di calcinacci nei locali motori.
L’ATI ha pertanto tempestivamente operato a garanzie del diritto dell’utenza a fruire di un impianto idoneo e sicuro, limitandosi a segnalare quanto accertato e sollecitando ed auspicando da parte del Comune una presa di posizione su siffatta problematica. Di contro nessuna risposta o proposta è pervenuta dall’Ente, nessun accorgimento è stato adottato, neppure di natura provvisoria (ad esempio puntellamento delle zone interessate) al fine di consentire l’apertura dell’impianto, non ritenendo opportuno riscontrare nessuna delle quattro note regolarmente protocollate; fatto sta che quanto segnalato dall’ATI è stato confermato dall’Asp. che ha richiesto certificazioni di idoneità, che non potevano che promanare dall’Ente proprietario, ma anche su questo nessuna posizione è stata assunta dall’Ente.
Nessuna responsabilità può essere pertanto attribuita all’Ati in ordine alla mancata apertura delle piscine non apparendo di contro comprensibile l’atteggiamento assunto dall’Ente.
Se, come appreso in occasione dell’audizione dinanzi la terza commissione, l’Ente non ha espresso valutazioni di segno contrario in ordine alla idoneità della struttura ad essere aperta al pubblico, ci si chiede come mai nessuna comunicazione è stata effettuata in tal direzione? Come mai non è stata proposta o adottata nessuna soluzione anche di natura provvisoria, neppure dopo l’effettuazione del sopralluogo?
Per mera completezza si significa che nessuno degli scriventi ha mai dato alcuna rassicurazione all’Assessore che tutto era a posto, diversamente da quanto da questi sostenuto in una recente pubblicazione e quindi non è dato comprendere chi fosse stato in quel frangente il suo interlocutore. Quanto qui evidenziato si ribadisce trova puntuale conferma in documenti ufficiali, nonché nelle due relazioni di parte commissionate a due diversi consulenti e concretamente riscontrate dalla relazione dell’ASP.”.
Se da una parte l’ATI ha agito in conformità agli obblighi convenzionalmente assunti, versando il canone dovuto e sostenendo costi per gli interventi di competenza, dall’altro l’inerzia dell’Ente e la mancata indicazione in ordine all’intendimento di effettuare i necessari interventi e conseguenti tempistiche, ha determinato un danno soprattutto all’immagine dell’ATI di fronte alla cittadinanza, che solo oggi viene notiziata del fatto che la struttura era inidonea all’apertura e non per colpa dei gestori ma per la mancata adozione da parte dell’Ente delle opportune iniziative quantomeno di natura precauzionale, ciò che avrebbe potuto creare le condizioni per poter pensare di rendere in tutto od in parte fruibile l’impianto da parte dell’utenza. Fatto sta che ad oggi nessuna iniziativa è stata adottata nonostante le reiterate sollecitazioni, limitandosi l’Ente a contestare a mezzo stampa all’ATI una presunta intempestività della comunicazione, quantunque a distanza di oltre mesi dalla prima comunicazione ufficiale nessuna iniziativa è stata dallo stesso adottata.
Tanto si doveva per una corretta valutazione della intera vicenda non potendo sanzionarsi il comportamento di chi, come già evidenziato, ha agito a salvaguardia dell’utenza, rinunciando agli introiti che sarebbero derivati dall’apertura della struttura seppur sostenendone i costi preliminari”.