Enna. Massimo Greco, Presidente Consiglio provinciale: ‘Cercasi classe dirigente disperatamente’

Enna. Massimo Greco, Presidente del Consiglio provinciale, logicamente, non poteva restare fuori dalle querelle di questi giorni. Una cosa è certa è finita la politica. Un via vai di dichiarazioni di politicanti di oggi e di ieri. Non si capisce se tutto questo serve per farsi pubblicità nei vari mass media (vi assicuriamo che sono in molti) anche a costo di dire fandonie di tutti i colori (tanto pensano che alla ‘povera’ gente si può imboccare di tutto – pensano loro!), una cosa è certa si è perso il senso della retta via. Per evitare, non si mai (o gli fai pubblicità o se per caso fai una nota di redazione ti denunciano) continuiamo a pubblicare quanto ci perviene, tanto i cittadini (e che leggono ViviEnna sono in molti) non sono degli stupidi. Massimo ci scuserà per questa introduzione nel suo pezzo, ma il titolo è tutto un programma.

“Il contratto sociale sottoscritto da cittadini e Istituzioni di governo rischia di essere annullato. E’ questa la riflessione che la società civile sta facendo da alcuni anni dopo aver preso atto che lo Stato (inteso nella sua policentrica funzione federalista) non è più in grado di garantire gli impegni sottoscritti. Le frenetiche trasformazioni in corso della società fanno emergere quotidianamente nuovi bisogni a cui dare risposte. Poco importa se la complessità del fenomeno richiede un nuovo sistema e probabilmente la rivisitazione dello stesso contratto sociale. A nuove esigenze, che emergono quotidianamente dalle comunità, bisogna dare nuove risposte. Il fatto che le Istituzioni deputate a governare i processi non siano preparate alla sfida del momento non può essere una giusta e responsabile giustificazione. Nessuno ha obbligato nessuno a candidarsi per il governo di tali processi e, tuttavia, il deficit di rappresentanza è sotto gli occhi di tutti. Il livello locale appare più investito dalla patologia ma anche quello regionale sembra irrimediabilmente contaminato. Il sistema si è inceppato perché permane una distribuzione dei ruoli totalmente improvvisata e priva di funzionalità. Ciò accade nel sistema pubblico, in particolare, ma anche in quello privato. Ognuno tira per sé senza una visione comune, senza un progetto e, cosa ancora più grave, senza un orizzonte. Nel sistema privato gli imprenditori sembrano addormentati e privi di stimoli. Non emergono idee e proposte ormai da anni. I corpi intermedi hanno dimenticato la loro fondamentale funzione pubblica, chiudendo in un cassetto i libri sulla sussidiarietà orizzontale. Lontani sono i ricordi in cui si levavano gli scudi della partecipazione nelle decisioni pubbliche. La società civile, spaventata di reagire, continua a selezionare masochisticamente la stessa classe dirigente, consapevole di farsi rappresentare da chi non è all’altezza di farlo. Nel sistema pubblico, impregnato di precariato stanco e umiliato, troviamo Dirigenti e Funzionari ignari della loro fondamentale funzione ed incapaci di trasferire all’esterno certezze e sicurezza. A quasi venti anni dalla legge sul procedimento amministrativo si assiste ancora a forme arcaiche di gestione della cosa pubblica e a pesanti commistioni tra funzioni politiche e funzioni gestionali. Risultato: c’è chi continua a fare tanto e male e chi continua a non fare niente e bene. Bisogna chiedere al Ministro Brunetta se il vero problema dei dipendenti pubblici è quello di stare chiusi in ufficio o di produrre servizi per la collettività. Il sistema politico è quello che presenta i punti più critici della patologia. Risultano infatti presenti nell’arena Deputati senza essere Onorevoli e Onorevoli senza essere Deputati. Tanti sono i Sindaci privi di adeguata “tensione politica”. In disparte, la questione della necessaria competenza per esercitare il ruolo di Amministratore della cosa pubblica. Avventurieri in cerca di consensi elettorali per gestire “orticelli” di potere e clientele sono oggi i protagonisti della scena politica, ma guai a fare loro domande “difficili”. Chi discute di progetti politici per il territorio? Chi elabora strategie di sviluppo? Chi si pone il problema di liberare dalla gabbia politica il sistema universitario ennese? Chi promuove sinergie per difendere il nostro territorio dai periodici strappi? Chi è deputato a cerare quella che in ambienti più illuminati viene definita “credibilità condivisa”? Sono queste le nuove domande alle quali la classe dirigente di un territorio deve dare risposte. E se l’attuale classe dirigente non è in grado di essere tale perché è impreparata alla sfida che l’attende, abbi almeno l’umiltà di riconoscerlo e di ritirarsi in buon ordine. Certamente il citato contratto sociale così com’è non va, e quindi, o si riesce a mantenere gli impegni sottoscritti alle condizioni dinamiche ivi previste o è meglio risolverlo e riscriverlo prima che si possa creare un pericoloso contenzioso tra società e istituzioni”.

Massimo Greco
Presidente del Consiglio Provinciale di Enna