Enna: primo corso dall’Accademia Nazionale Politica

Enna. Etica, politica ed economia: tre punti di osservazione “per analizzare ciò che è accaduto e che accadrà ancora” e per interpretare la Sicilia e l’Italia. Una Regione, un Paese carichi di problemi concreti, ma dove non mancano risorse intellettuali e forza di volontà per superare l’eredità di “un modello economico che per decenni ci è stato presentato come il migliore possibile, infallibile ed eterno”. Di questo si è parlato all’inaugurazione del I° corso di studi politici e culturali, promosso dall’Accademia Nazionale della Politica, avvenuta sabato pomeriggio alla sala Cerere, davanti ad una platea numerosa e variegata, dove con la partecipazione di personalità, ricche sotto il profilo umano, spirituale e politico si è cercato di fornire importanti chiavi di lettura su temi scottanti e di attualità, dalla dottrina sociale della chiesa alla meritocrazia, al primato della politica sull’economia, al federalismo fiscale. Sono intervenuti il presidente della provincia, Giuseppe Monaco, il sindaco, Rino Agnello, il presidente e fondatore dell’Accademia, Bartolo Sammartino, l’on. Fabio Granata, i deputati regionali Salvo Pugliese e Livio Marrocco, lo scrittore don Alfio Spampinato, i presidenti dell’ANdP di Ragusa e Agrigento, Chiara Margani e Giuseppe Fragapani. Ad introdurre i lavori il direttore del corso, Riccardo Fiscella, che ha ringraziato e salutato le autorità e i presenti e presentato l’Accademia. Un’ accademia -come ha sottolineato l’on. Granata- che ha la ‘mission’ “di avvicinare i giovani alla politica per dargli consapevolezza culturale e di formarli come cittadini”. La politica come “vera grande forza di gravità -è il ragionamento che ha sviluppato invece don Alfio Spampinato- quando naturalmente è svolta per il bene comune”. Sui motivi della nascita dell’Accademia si è soffermato Bartolo Sammartino nel chiudere il convegno. “E’ stata la constatazione –ha detto- di un fallimento, non soltanto di un modello di società, ma anche soprattutto di una certa classe dirigente che ha svenduto la nostra comunità. Siamo stati vittime –ha precisato- di una politica coloniale. Partendo da questa constatazione, si possa in qualche modo costruire una classe dirigente alternativa rispetto a quella che spesso subiamo e non scegliamo. Questo è il motivo fondante dell’Accademia e questo deve essere da oggi il vostro motivo. Perché, attraverso questo percorso culturale di consapevolezza, e perché no di constatazione di una realtà che non funziona, si possa in un qualche modo costruire una nuova società”.

Pietro Lisacchi