Enna. Tre arresti per sentenza definitiva di esponenti di ‘Cosa nostra’

Enna. Questa mattina, gli agenti della i sezione della Squadra Mobile di Enna – diretti dal vice questore aggiunto dr. Giovanni cuciti – hanno dato corso all’ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Enna, dovendosi eseguire la sentenza n. 403/2007 r.g.n.r. n. 1662/2005 emessa in data 17/05/2007 dal Tribunale di Enna, riformata in data 10/07/2008 dalla corte di appello di Caltanissetta, divenuta irrevocabile in data 18/02/2009 a carico di:
1. La Delia Salvatore, nato a Enna classe 1951;
2. La Delia Carmelo, nato a Enna classe 1953;
3. Mattiolo Giovanni, nato a Enna classe 1924,
Dovendo espiare il n. 1 la pena di anni 2 mesi 7 e giorni 23 di reclusione, il n. 2 la pena di anni 8 di reclusione, il n. 3 la pena di anni 4 di reclusione, per avere:
– La Delia Salvatore e La Delia Rosario, unitamente a Leonardo Gaetano, in concorso tra loro – facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “cosa nostra” – compiuto atti consistiti in violenze e minacce ed, in particolare, per avere richiesto ad imprenditore che eseguiva la realizzazione di alcuni alloggi in Enna, a titolo di protezione, la somma di 30 milioni, prospettando, in caso di rifiuto, gravi nocumenti al patrimonio ed ai mezzi aziendali e, comunque, gravi ostacoli alla prosecuzione dei lavori. Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso cosa nostra, in particolare la famiglia di Enna. In Enna tra il gennaio 2001 e l’aprile 2002;
– La Delia Salvatore e La Delia Rosario, unitamente a Gurgone Sebastiano, lLonardo Gaetano e Mattiolo Giovanni, in concorso tra loro – facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “cosa nostra” – minacciato i responsabili del raggruppamento temporaneo di imprese deputate alla realizzazione dell’impianto di depurazione e dei collettori emissari per la città di Enna, di cagionare gravi nocumenti ai mezzi aziendali ed al patrimonio delle predette imprese e, comunque, di frapporre gravi ostacoli alla prosecuzione dei lavori, qualora non si fossero messi a posto con la famiglia mafiosa di Enna, corrispondendo una somma di denaro compresa tra 1,5 ed il 2,5 % del valore complessivo dei lavori ed affidando i lavori di movimento terra e le forniture di inerti a ditte riconducibili ed appartenenti alla predetta famiglia. Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso cosa nostra, in particolare la famiglia di Enna. In Enna tra il 1997 e l’aprile 2002;
– La Delia Salvatore, unitamente a Gurgone Sebastiano e Leonardo Gaetano, in concorso tra loro, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “cosa nostra” – compiuto atti consistiti in minacce ai responsabili dell’associazione temporanea di imprese che eseguiva la realizzazione di opere di consolidamento delle pareti rocciose delle pendici di Enna, di cagionare nocumenti al patrimonio ed ai mezzi aziendali e, comunque, gravi ostacoli alla prosecuzione dei lavori, qualora non si fossero messi a posto con la famiglia mafiosa di Enna, costringendo i predetti a corrispondere somme di denaro a titolo di protezione comprese tra il 1,5 ed il 2,5 % del valore complessivo dei lavori, nonché ad estromettere una ditta, incaricando altra ditta. Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso cosa nostra, in particolare la famiglia di Enna. In Enna tra il 2000 e l’aprile 2002;
– Mattiolo Giovanni, unitamente a Leonardo Gaetano, Gurgone Sebastiano, La Delia Salvatore e Carmelo, in concorso tra loro, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “cosa nostra”, minacciato i responsabili del raggruppamento di imprese deputate alla realizzazione dell’impianto di depurazione e dei collettori emissari per la città di Enna, di cagionare gravi nocumenti ai mezzi aziendali ed al patrimonio delle predette imprese e comunque di frapporre gravi ostacoli alla prosecuzione dei lavori, qualora non si fossero messi a posto con la famiglia mafiosa di Enna, corrispondendo una somma di denaro compresa tra il 1,5 ed il 2,5 del valore complessivo dei lavori ed affidando i lavori di movimento terra e le forniture di inerti a ditte riconducibili ed appartenenti alla predetta famiglia, costringendo i predetti responsabili a pagare a più riprese somme di denaro di diverso importo. Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso cosa nostra, in particolare la famiglia di Enna. In Enna dal 1997 al mese di aprile 2002.
I tre soggetti di cui sopra, dopo gli adempimenti di rito sono stati tradotti presso la più vicina casa circondariale per l’espiazione delle pene detentive inflitte.

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riceviamo e pubblichiamo, inserito alle 16.02:
“Il punto è che dall’articolo si evince che anche il La Delia Rosario abbia partecipato ai reati commessi, mentre sarebbe necessario scrivere che il suddetto è stato assolto a riguardo per ben due volte (fu addirittura lo stesso Pubblico Ministero dott. Condorelli a chiederne l’assoluzione); quindi è sì stato indagato, ma non condannato e ciò nell’articolo va di certo evidenziato per non rischiare di confondere i lettori”.

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riceviamo e pubblichiamo, inserito alle 17.55:
“Facendo seguito al comunicato inviatovi nella mattinata odierna, relativo all’ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Enna, ed eseguito dagli agenti della i sezione della squadra mobile di Enna – diretti dal vice questore aggiunto dr. Giovanni Cuciti: in riferimento al Sig. La Delia Rosario, la sua posizione è estranea all’esecuzione della misura sopracitata”.
Il Responsabile Ufficio Stampa
Commissario Capo della P.S.
Dott. Gabriele PRESTI