Il capitano Antonello Parasiliti fa onore alla città di Enna

Enna. Con molta probabilità riceverà l’encomio solenne il giovane capitano dei carabinieri Antonello Parasiliti, responsabile del reparto operativo del comando provinciale di Trapani. Enna può così vantare un figlio illustre che in 9 anni di permanenza a Trapani ha inanellato forse il più importante successo della sua carriera professionale: la cattura di uno dei più pericolosi latitanti, il boss di Salemi, Salvatore Miceli. Soprannominato nelle intercettazioni “il compare” Miceli, è considerato elemento di spicco del narcotraffico internazionale, era ricercato dal 2001. La sua latitanza, dopo 2 anni di intense e complesse indagini sotto copertura internazionale, è stata interrotta dal capitano dei carabinieri Antonello Parasiliti. Nato a Enna, Antonello ha studiato in città al liceo classico Napoleone Colajanni. I suoi genitori vivono a Enna Bassa, in contrada Ferrante e la passione per l’arma dei carabinieri è stata merito sicuramente del padre Tindaro, 31 anni di onorata carriera al servizio della Benemerita. Non è soltanto l’orgoglio di un padre che vede salire i gradini più alti della carriera militare, ma la preoccupazione di sapere, dal proprio figlio, notizie frammentate dell’attività investigativa, sulle tracce di uno dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia. Fisico atletico, cintura nera di karatè, Antonello Parasiliti è avvocato, sulle pareti del suo ufficio i numerosi attestati di frequenza di corsi di specializzazione conseguiti nell’arma dei carabinieri; a 39 anni comanda uno dei nuclei operativi più complessi e difficili in un vasto territorio della Sicilia occidentale. Enna dovrà tributargli i dovuti onori, quelli che ha già ricevuto il capitano Parasiliti da tante autorità in testa i Ministri dell’Interno e della Difesa rispettivamente Maroni e La Russa oltre all’ex presidente dell’antimafia Beppe Lumìa. Due anni di indagini sotto copertura estremamente complesse a causa del latitante che si muoveva in diversi stati sudamericani, rendendo ancora più difficile la sua localizzazione. Un ennese ha stroncato la sua carriera di malavitoso e forse arginato lo spaccio internazionale di droga.

Ivan Scinardo