Piazza Armerina. Ancora sulla riscossione dell’acqua
Enna-Cronaca - 24/07/2009
Piazza Armerina. Per dovere di informazione pubblichiamo la replica di Filippo Andrea Di Giorgio all’Avv.Minacapilli relativo la riscossione delle tariffe dell’acqua nella città dei mosaici (n.d.r. questa redazione chiede agli interessati di evitare di utilizzare la nostra testata per querelle personali, mentre restiamo sempre a disposizione per le problematiche che interessano le nostre comunità):
“Solo oggi, a causa di un lungo viaggio fuori città, ho potuto prendere visione delle affermazioni dell’Avv. Minacapilli (visionabili sul sito internet di vivienna) con le quali, nel replicare alle mie osservazioni sulla gestione politico – amministrativa della riscossione delle tariffe dell’acqua, egli mi accusa di avere posto in essere una condotta diffamatoria nei suoi confronti, riservandosi di proporre delle azioni giudiziarie.
L’Avv. Minacapilli, in particolare, si duole dei seguenti fatti:
1) secondo quanto affermato nella sua corposa replica, il professionista locale sostiene che io lo avrei deliberatamente paragonato ad un personaggio della letteratura manzoniana. Questa interpretazione è del tutto errata, dal momento la struttura sintattica della frase da lui incriminata non lascia desumere affatto un supposto paragone fra le qualità professionali dell’Avv. Azzeccagarbugli (che peraltro, per chi non lo ricorda, era in realtà un eccellente legale) e lo stesso Avv. Minacapilli, ma semplicemente l’idea che il compenso dato al professionista armerino non è un importo di modico valore, circostanza oggettiva ed indiscutibile trattandosi di 38.000 euro e non di due galline. Se l’Avv. Minacapilli ritiene invece di insistere sostenendo che il termine di paragone da me avanzato non sia riferito ai due compensi, ma alla sua figura e a quella del personaggio manzoniano, faccia pure, ma sappia che non è opportuno chiamare qualcuno a rispondere di fronte alla legge non per quello che ha detto, ma per quello che, si pensa, possa avere affermato;
2) nel corso della sua “memoria di ricostruzione” l’Avv. Minacapilli ha affermato che sono diffamatorie e non rispondenti al vero le mie considerazioni circa il fatto che l’attività di riscossione sia un fallimento, che sia contabilmente uno scatafascio, che sia perniciosa per le casse comunali, e così via. Come si evince dal contenuto delle mie riflessioni, ho affermato e continuo a ribadire che è contabilmente errato riscuotere, per anni assai risalenti, delle prestazioni patrimoniali imposte. La riscossione di quei proventi avrebbe potuto e dovuto seguire delle procedure più celeri, e non certo quelle inadeguate tenute sinora. Anzi vorrei precisare in questa sede, come peraltro insegnano tutti gli studi di economia, che la presenza dell’inflazione inevitabilmente si traduce in un danno per l’ente creditore (che inoltre, negli ultimi anni, è stato reso ancora più pesante dagli effetti della conversione della lira in euro). Lo stesso legale armerino, se ha riscosso una parcella di 500.000 lire a dieci anni di distanza, si sarà certamente reso conto che 258,00 euro non sono affatto la stessa cosa. Queste affermazioni, e le ulteriori precisazioni che in questa sede faccio, le ribadisco e le ribadirò con forza in ogni sede;
3) quanto poi alle fatiche inenarrabili per avere i documenti sulle cui risultanze matematiche (è bene sottolineare) ho pedissequamente effettuato le mie valutazioni, è doveroso rappresentare quanto segue. Mi sono interessato alla vicenda della riscossione delle tariffe dell’acqua all’indomani della pubblicazione di un articolo, da parte di un giornalista locale, il quale evidenziava un impegno di spesa per il pagamento delle prestazioni legali in questione. La vicenda mi ha incuriosito perché ritengo che sia giusto che ogni attività amministrativa compiuta dall’ente sia sottoposta a debito controllo. Per tale ragione, ho cercato su internet le delibere che conferivano quegli incarichi, ritenendo che, nell’epoca della trasparenza e della legalità, ogni provvedimento amministrativo di pubblico interesse debba essere reso pubblico in rete. Pur tuttavia, non sono riuscito a trovare tali atti sul sito istituzionale del Comune, malgrado l’Amministrazione avesse assicurato che tutti questi provvedimenti sarebbero stati resi pubblici. Di conseguenza, il consigliere Falcone ha avanzato una prima istanza d’accesso, a seguito della quale abbiamo appreso che, nel recente passato, le delibere conservate dal servizio Affari Generali non includevano gli atti allegati, cosa che ritengo non del tutto funzionale. A parte questa difficoltà, l’Amministrazione comunale rispondeva solo parzialmente alla nostra istanza d’acceso, fornendoci solo una parte dei dati che avevamo richiesto; dal che una nuova istanza d’accesso che abbiamo caparbiamente inoltrato per ottenere tutti gli elementi necessari. Se l’Avv. Minacapilli ritiene che non siano dispendiose tutte queste attività, è liberissimo di crederlo, ma io continuo a pensarla diversamente.
Come vede, egregio Avv. Minacapilli, i fatti sopra descritti non sono lesivi dell’onore e del decoro di nessuno, ma rappresentano, sia nelle mie intenzioni che nell’oggettività delle espressioni, solo una forte censura sulle attività amministrative compiute dall’ente. Magari quelle valutazioni in uno Stato come l’Iran poterebbero determinare la mia pubblica denudazione e fustigazione, ma in una democrazia solida come quella italiana credo siano concesse dal diritto di critica (anche politica) costituzionalmente garantito.
Piuttosto, la lettura errata che lei ha dato delle mie riflessioni, le ha fatto compiere una serie di affermazioni che invece si presentano oggettivamente lesive del mio onore e decoro.
E valga il vero.
1) in una parte delle sue esternazioni lei afferma sostanzialmente che, in quanto vigile urbano (più correttamente: Agente di Polizia Municipale), dovrei occuparmi di traffico, al quale sarei più portato, anziché interessarmi di questioni tecniche. Questa affermazione è chiaramente volta a gettare discredito sulla mia persona, suggerendo che io sarei incapace di compiere una attività valutativa delle azioni amministrative dell’ente locale in ragione del mio lavoro. Questo aspetto mi pare non poco lesivo non solo della mia immagine pubblica e del decoro del corpo di polizia locale che rappresento, ma anche del mio percorso formativo;
2) in un’altra parte della sua pubblica dichiarazione, lei afferma che io spingerei, cito testualmente “…. i cittadini ignari (per i quali sussistono le cause di interruzione della prescrizione) a non pagare le somme dovute fino al 2003 esponendo i cittadini al rischio di azioni legali che li obbligheranno a pagare anche le spese di causa….”.
Questa affermazione è di una gravità inaudita ed è palesemente diffamatoria, specie per chi come me ha sempre avuto nel cuore gli interessi di questa città e di ogni cittadino, oltre che smentita platealmente dallo stesso documento che lei ha visionato.
Io stesso infatti, in quella riflessione che lei cita, affermo che solo l’interruzione della prescrizione compiuta ai sensi dell’art. 2943, comma 4, del c. c. (norma che puntualmente richiamo), con un atto idoneo a mettere in mora il debitore, determina l’esigibilità del credito. Nei numerosi casi che ho avuto modo di seguire, i cittadini affermano che mai una richiesta di pagamento è loro pervenuta tempestivamente; per questa ragione io ho detto in passato, e ribadisco oggi, che diverse raccomandate da lei recentemente inviate (e che facevano riferimento a crediti del 1998, del 2000 ecc.) sono tardive in quanto il credito si è prescritto per mancata interruzione del termine quinquennale stabilito dalla legge.
3) Ma soprattutto, circostanza forse ancora più grave di quella di cui al precedente capoverso, nella fase finale del suo documento, lei afferma che io doveri evitare, cito testualmente, di apparire”…..come un don Abbondio, che veniva paragonato ad un vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro…”.
Per delle espressioni simili, anni fa, una decisione giudiziaria (cfr. Trib. Milano, 24/11/1995) stabilì che era ingiurioso paragonare un cittadino a don Abbondio, ritenendo che tale accostamento fosse il precipitato di un addebito di pavidità. Il predetto raffronto, oltre che essere apertamente diffamatorio, nel mio caso è ancora più ingiusto, dal momento che chi mi conosce sa bene che ho sempre combattuto per le cose in cui credevo e contro chiunque, senza discriminare fra amministrazioni di destra o di sinistra, e non ho mai fatto il ruffiano con i potenti, a differenza del curato manzoniano. Lei stesso ha detto di non conoscermi, e proprio per questo doveva astenersi dal fare un paragone che è del tutto errato, oltre che ingiustamente denigratorio.
Piuttosto, passando a cose più importanti delle nostre beghe personali, ribadisco nuovamente la mia richiesta ai consiglieri comunali di istituire una commissione speciale ai sensi dell’art. 32 bis dello Statuto comunale, perché ritengo sia compito del civico consesso quello di vigilare sull’efficienza delle attività gestionali compiute dall’ente locale.
Ci sono tante cose da chiarire anche nelle affermazioni che lei ha compiuto, sia dal punto di vista tecnico che gestionale, che meritano senz’altro degli approfondimenti (e che non posso affrontare in questa sede per non trasformare questa già prolissa replica in un romanzo).
Ritengo infatti, che una commissione consiliare sarebbe utile non solo per valutare quanto efficiente sia stata l’amministrazione delle entrate patrimoniali dell’ente nel passato, ma come possa esserlo nel futuro.
Visto che lei si occupa di diritto tributario, certamente non ignora che tutto il settore della riscossione è stato interessato da numerose modifiche, che hanno trasformato alcune prestazioni tributarie in entrate privatistiche, che hanno accorciato il termine di decadenza non solo per i tributi, ma anche per le sanzioni amministrative, ecc…
Proprio per questo, egregio Avv. Minacapilli, le propongo di unirsi a me nel chiedere al consiglio comunale di istituire quella commissione consiliare speciale, per appurare, a 360 gradi, la funzionalità delle attività amministrative dell’ente in quest’ambito così delicato e complesso.
Una sua richiesta avrebbe molto più peso della mia, visto che lei è il consulente del Comune, e forse potrebbe anche essere suffragata dall’appoggio dei consiglieri comunali del centrosinistra, alcuni dei quali si sono distinti fino ad oggi per avere votato sempre contro le richieste dell’opposizione, solo per partito preso, e senza mai avere minimamente valutato l’utilità delle proposte avanzate.
Sarebbe un bel gesto che non solo io, ma l’intera civica comunità, apprezzeremmo molto di più di tante polemiche sterili”.
Filippo Andrea Di Giorgio