V premio Ambiente e Legalita 3 siciliani ricevono premio

Dal magistrato al comune cittadino, dalle cooperative ai giornalisti e, naturalmente tanti rappresentanti della Forze dell’Ordine: sono tredici i paladini dell’ambiente che si sono distinti per l’impegno nella lotta all’ecomafia, premiati da Legambiente e Libera nel corso della V edizione del Premio Ambiente e Legalità a Festambiente, il festival di Legambiente a Rispescia (Gr) fino al 16 agosto. Nell’ambito della giornata della Legalità di Libera, alla presenza di Luigi Ciotti, presidente di Libera e Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente hanno, infatti, ricevuto il premio per aver combattuto, ognuno nel proprio ambito, con professionalità, coraggio e passione il crimine ambientale, una delle piaghe che deturpa il territorio italiano e mette a rischio la salute dei cittadini.
Tre i siciliani premiati:
Giuseppe Linares, Capo della Squadra mobile di Trapani per il coraggioso impegno nella lotta alla mafia. Giuseppe Linares, infatti, si è esposto in prima persona coordinando l’inchiesta che ha portato al sequestro del complesso aziendale che faceva capo alla Calcestruzzi Mazara Spa, azienda della famiglia Agate, vertice indiscusso di cosa nostra mazarese e potente alleata del capo mafia Matteo Messina Denaro.
Il Corpo Forestale dello Stato è stato premiato per le iniziative rivolte ai giovani dei quartieri più degradati e a rischio di Palermo, sensibilizzati attraverso lo sport “sostenibile” e per le attività a servizio della Procura di Palermo nelle inchieste su traffici di specie animali protette. A ritirare il premio l’agente scelto Rachid Berradi.
A Giusi Nicolini, direttore della Riserva Naturale Orientata dell’Isola di Lampedusa è stato assegnato il premio per l’instancabile attività, svolta con impegno e passione, in difesa dell’ambiente e della legalità in Sicilia e in particolare nell’isola di Lampedusa.
Nell’ambito dell’edilizia si è contraddistinta la Cooperativa Calcestruzzi Ericina Libera di Trapani che si è distinta per la straordinaria iniziativa di riutilizzo sociale di un bene confiscato alla mafia ed applicazione di una moderna tecnologia per il riciclo di inerti. Un’iniziativa dal duplice merito: la piena affermazione della legalità e il rispetto dell’ambiente in un territorio violato senza pena dai clan della mafia.

Solo nel 2008 secondo Legambiente il giro d’affari complessivo delle ecomafie ha raggiunto la cifra imponente di 20 miliardi di euro, un miliardo e mezzo in più (7,3%) rispetto al 2007 e corrispondente a circa un quinto degli affari delle mafie. Proprio per questo – sostiene Legambiente – è importante ribadire ancora l’urgente necessità di introdurre i delitti contro l’ambiente nel nostro Codice penale per punire in maniera congrua chi avvelena l’aria che respiriamo, inquina l’acqua, saccheggia il territorio, minaccia la nostra salute e penalizza le imprese pulite.