Enna. Sit-in precari scuola in piazza Prefettura

Enna. Un centinaio di docenti delle scuole di ogni ordine e grado, precari della scuola del comitato “Precariscuolaenna” e personale tecnico ed amministrativo (Ata) si sono dati ieri mattina appuntamento in piazza Prefettura per un “sit-in”, ma nel contempo per programmare alcune manifestazioni di protesta ed iniziative che vogliono mettere in evidenza lo stato di difficoltà in cui stanno vivendo centinaia di insegnanti, che dopo anni di duro lavoro, vedono un futuro buio e soprattutto senza prospettive di lavoro. Sino ad ora i docenti ed il personale Ata hanno civilmente protestato per la grave situazione che si è venuta a creare nella scuola italiana. La provincia di Enna, secondo una stima fatta, verrebbe a perdere 273 posti in tutti gli ordini di scuola, che per la provincia di Enna sono un numero notevole. Per martedì 8 alle ore 18 gli insegnanti si sono dati appuntamento in piazza Giovanni XXIII (Carmine) davanti alla sede dell’Ufficio provinciale scolastico per realizzare una tendopoli dove rimarranno giorno e notte sino a quando non si troverà una soluzione che sia condivisibile per le loro aspettative. I docenti hanno consegnato un documento al Prefetto, Giuliana Perrotta, dove evidenziano il loro dissenso nei confronti di tutta l’azione governativa contro la scuola pubblica. In particolare i docenti dicono “No” ai tagli del Governo che di fatto ha messo in ginocchio la scuola, allo smantellamento della scuola pubblica ed ai contributi alle scuole private; al sovraffollamento delle classi, al docente unico; alla riduzione delle ore curriculari delle scuole di ogni ordine e grado; ai contratti di disponibilità ; alla nuova proposta che prevede la nuova formazione degli insegnanti ed al suo nuovo sistema di reclutamento; alla riduzione degli insegnanti di sostegno nei casi più gravi e svantaggiati; al disegno Aprea; ai tagli delle compresenze. I docenti, invece, dicono “Si” alle assunzioni a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti e disponibili; all’aumento dei finanziamenti alla scuola pubblica statale; al diritto allo studio per tutti secondo costituzione; all’apertura di un tavolo di discussione tra i vertici e chi la scuola la fa e la vive ogni giorno su ogni decisione importante che riguarda l’organizzazione della scuola; all’apertura di un “fronte unico” di dissenso con tutte le rappresentanze sindacali della scuola; all’istituzione di un tavolo permanente a livello provinciale in sede di prefettura; al ripristino del modulo. “Il decreto delle legge Gelmini non si basa su alcuna seria concezione pedagogica – dicono gli insegnanti – ma solo su una logica di numeri e di puro risparmio, andando ad originare una tragedia didattica ed occupazionale”.