Sambuca di Sicilia: Sylvie Clavel e l’esposizione delle sculture tessili

Sambuca di Sicilia. Quando i mestieri si facessero arte ed entrassero nei Musei vorremmo che questi fossero aperti maggiormente agli artisti ed ai visitatori.

E’ avvenuto a Sambuca di Sicilia,nella stupenda cittadina aristocratica dell’agrigentino, con Sylvie Clavel, artista parigina, sambucese d’adozione, che ora da quindici anni vive e lavora presso l’Antiquarium di Monte Adranone, tra importanti reperti selinuntini e punici, resti di Adranone e le sculture tessili create, nel terzo millennio, dalle sue mani.

Non so, al primo incontro nell’Antiquarium di Sambuca con la sua opera, se inventa il suo lavoro senza strumenti e mezzi forniti dalle tecnologie, ispirandosi ai miti di ieri e d’oggi.

Ha creato, di fatto, figure arcane, misteriose e affascinanti soltanto con le sue mani ed ognuna è degna di una sala museale. “Si tratta d’opere uniche nel loro genere, sia per le modalità d’esecuzione, sia per il fascino che suscitano nell’osservatore” (1-4).

Scrive, infatti, Sylvie Clavel: “Gli strumenti di lavoro non sono altro che le mie mani e le mie dita a contatto con i fili intrecciati, fibre vegetali di preferenza. Il nodo che dà la forma alla corda è quasi sempre lo stesso, mezzonodo o di rado nodo piatto, la tecnica è elementare”.

Ed Aldo Gerbino, il poeta autore di Plumelia ed il curatore del felice catalogo d’alcune opere della Clavel (2),scrive: “Ecco la mano porsi quale proiezione cerebrale, pronta ad esibire,oltre se stessa, la presenza consistente dell’anima. Nel rigore del lavoro creativo acquista rilievo la convergenza di simboli, il disegno d’archeologie della memoria, dell’esistenza, prima della visione”.

Incuriosisce molto quest’artista dell’immaginazione nelle sale, ove un’amministrazione comunale lungimirante, quella di Sambuca di Sicilia, ha permesso di esporre alcune opere del suo lavoro, offrendo la caratteristica ospitalità siciliana e il suo apprezzamento al bello.

Ora alcuni visitatori dell’Antiquarium vorrebbero diventare apprendisti della Clavel e della sua mostra permanente, proposta dai volontari dell’AVIS, sostenuta da Olivia Di Maggio, già sindaco di Sambuca ed ora consolidata dalla nuova amministrazione presieduta dal dr. Maggio Martino.

Un museo può diventare scuola d’arti e mestieri?

Le ragazze dei corsi di formazione professionale del CESIFOP (Centro Siciliano per la Formazione Professionale) delle sedi di Sambuca, di Siracusa, di Bisacquino e di Giuliana, che studiano sartoria artistica e teatrale, che toccano le tele e le sete antiche ,gli scialli, i tappeti, le lane e i tessuti di cotone e di lino ,fondamento ancora delle mode, anelano a visitare il museo -laboratorio ,che ospita la Clavel ove lavora, e programmano ,sotto la direzione di F.Marsolo ed E.Di Natale, visite guidate e qualche stage (3).

Chiedono di conoscere metodi di lavoro, materiali utilizzati, ispirazione, origini dell’apprendimento, e poi i successi conseguiti, i premi, le critiche.

Sylvie, come gli artisti veri, non si esalta e forse non svela pienamente i segreti del suo lavoro, mentre ne racconta l’iter: “Non ho metodo per costruire il mio lavoro: solo all’inizio un’immagine vaga: la forma nasce dallo scontro tra le corde e le mie dita, dalla spontaneità, dall’improvvisazione, dall’errore superato con pazienza e vigilanza”.

E senza accorgersene insegna il coraggio dell’azione, del rischio, dell’avventura, d’Icaro, d’Ulisse, di Empedocle, di Archimede, di Michelangelo, di Galileo, l’utilità dell’errore, la pazienza di Penelope, la voglia di superare le difficoltà, i nodi della vita.

– Da dove sei partita? Da dove vieni? Chi ti ha insegnato il mestiere? Domande curiose, che i visitatori si pongono meravigliati.

Sylvie Clavel aggiunge mistero al suo lavoro, provoca i visitatori, li rimanda alla storia dei popoli, degli uomini e, in fondo, ai requisiti di ciascun uomo, alla Sua potenzialità creativa, al suo essere persona inventiva, risolutiva dei problemi della vita, dei nodi che s’incontrano, della complessità crescente delle relazioni, della religiosità naturale dell’uomo.

Ecco il mistero dei suoi nodi che creano oggetti d’arte, figure mitiche e reali, come “l’Africano” (1984-85), il “Marabùt” (1989), dinosauri e rinoceronti, conchiglie,(95-96) polipi, nidi, scimmie e cani, che non mordono, accarezzati dai visitatori bambini.

“E’ strano”, continua a dire timorosa l’artista all’intervistatore occasionale, “ma in fondo così rigorosamente logico quanto il nodo sia presente in tutte le simbologie occidentali e orientali, religiose o mistiche, come emblema del legame e della liberazione”.

Il nodo dei fili costruiti dall’uomo, con la lana e con il cotone, con il lino e con la canapa, con la juta, che per millenni hanno dato vita a remunerative colture, anche nel comprensorio di Sambuca di Sicilia nell’area sicana, e poi ai travestimenti, ai commerci, ai collegamenti ed alle relazioni tra i popoli che hanno costruito nei secoli la civiltà.

“Qui, (nei miei lavori)”, conclude Sylvie Clavel, “il nodo sostiene la forma e la costruisce, la rivela e la imprigiona”.

E’ la potenza dell’uomo senza paura, che reinventa i mestieri, non sempre in maniera totalmente ripetitiva, che crea il lavoro, quando non lo trova e aggiunge sempre qualcosa al progresso.

In fondo Sylvie era nata per un altro mestiere e lo racconta: “La danza è stata la mia prima vocazione e anche il mio mestiere per 25 anni. A 18 anni scoprivo lo Yoga”.

Ha insegnato danza classica a San Francisco nell’Accademia di Janet Sassoun e poi a Parigi. Nel 1984-85 ha partecipato all’atelier de nouage d’Esther Chacon Avilà a Parigi, ed ha esposto le sue prime opere tessili alla Biblioteca Forney di Parigi e nel 1995 a Villa Scalea a Palermo, alla mostra collettiva intitolata “Arti e Mestieri al femminile“.

“Sylvie, in Sicilia, terra del mito”, scrive la condirettrice di Voce di Sambuca, Licia Cardillo nel catalogo (5) della citata mostra, “ha trovato l’ispirazione più profonda ed, accostandosi al mistero, lo ha materializzato in intrecci tortuosi di fibre che, come per magia, si sono piegate tra le sue abili dita, assumendo volume ed occupando uno spazio che non è solo fisico….Le sculture tessili di Sylvie nella loro eticità raccolta, invitano lo spettatore a perdersi nel labirinto dell’immaginazione e a percorrere le trame complesse della creazione in equilibrismi dell’anima alla ricerca di sé”.

E cosi Aldo Gerbino, il curatore del catalogo,conclude la sua presentazione: “Questa artista francese,solitaria in arte,vera e propria signora degli aromi,danzatrice del corpo e della mente, ritrova e arricchisce la sua esistenza con la memoria degli affetti e la cultura,quei versi di Yeats che fioriscono nel testo umoroso de “Il disseccarmi dei rami”.In questa sfera della fantasia liberatoria sembra che già si siano incontrati, quando il poeta dice: ”Io conosco i sentieri di foglie…dove le fate tessono e stessono le loro danze quando la luce diviene fredda”.E, non a caso, si conclude come a ridisegnare un paesaggio comune alla gioia dei contemplatori:”Sulle radure dell’isola posando i piedi ove splende pallida schiuma”.(1)
E di un’altra , della nostra, Isola parla lo scrittore Vincenzo Randazzo, (6) che vive a Sambuca, nella città di Emanuele Navarro della Miraglia, di Fra Felice della Sambuca, del tanto ricordato dalla cittadinanza Giambecchina e dei giovanissimi emuli come Aldo Cacioppo, il pittore del “dinamismo essenziale”,che ha già raccolto premi e riconoscimenti nelle molte mostre pittoriche alle quali ha partecipato in Italia ed all’estero.(7)
E chissà che Randazzo, tanto legato alla sua terra, non avesse allo studio, dopo il recente “Sicilia my love, ”(6) un nuovo romanzo sul “Il lavoro inventato”, realistico tema per i giovani disoccupati del sud che s’ispira all’artista Clavel ed al suo lavoro innovativo.

Ed intanto i dirigenti dei corsi CESIFOP, su proposta del direttore regionale Arch.A.Russo, aspirano ad avere Sylvie Clavel come insegnante o consulente nei corsi sartoriali e in quelli legati ai mestieri, di Siracusa, Bisacquinio, Giuliana e Sambuca di Sicilia.
Su una idea, poi, del consulente Arch.Sergio Ciraulo, si propongono di offrire alla Amministrazione Comunale di Sambuca di Sicilia, strumenti di lavoro per sale di un Museo didattico per i ragazzi e giovani. Vogliono rappresentare la evoluzione della tecnologia e della informatica , perché l’immaginazione, l’intuizione, l’inventiva e l’arte della Clavel (gli strumenti di lavoro non sono altro che le mie mani) possano essere accompagnate dalla tecnica, per raggiungere nuove applicazioni artistiche alla moda italiana, sempre in gara con quella francese, nel conquistare con il gusto e l’inventiva i mercati del mondo del bello e dei prodotti identitari della Sicilia. Pensano, in definitiva, ad un museo che stimoli l’interesse alla conoscenza ,con una sala di informatica,aperta ai giovani, per dialogare con il mondo e diffondere un messaggio di pace,di confronto, di solidale operosità.

Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it

1)A.Gerbino (a cura di) “Sculture tessili, ” Sale dell’ex Monastero di Santa Caterina – Città di Sambuca di Sicilia e AVIS -Edizione Istituzione Giambecchina

2)A.Gerbino, (a cura di )Plumelia, Almanacco di cultura, Palermo 2007

3)CESIFOP,Centro Siciliano per la Formazione professionale, Sede di Coordinamento Regionale Via G.Pernice,5 Palermo-tel 091/514585,e-mail: direzione.cesifop@ postecert.it
Sito www.cesifop.it

4)V.Perla, Presidente dell’AVIS in Sculture tessili, c.s.

5)L.Cardillo, Condirettrice di Voce di Sambuca, in Sculture tessili, c.s.

6)V.Randazzo, “Sicilia my love,” Edizione Auriga-Siracusa 2009

7)A.Cacioppo –Espone al Castello di Federico II di Giuliana nell’estate 2009 Studio in Via Trapani 17, Sambuca di Sicilia.