Custode villa romana di Piazza Armerina vendeva biglietti falsi

Piazza Armerina. Un anno fa era stato sospettato di vendere biglietti di ingresso alla Villa romana del Casale probabilmente falsi. Concluse le indagini la procura di Enna ha chiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe C., custode del sito archeologico. Il custode era stato indagato nel settembre 2008 per l’ipotesi di tentata truffa, ma anche nell’ambito di un’inchiesta mirata ad accertare se tutti gli incassi della Villa romana finissero realmente nelle casse degli Enti che ne hanno diritto o se una parte di essi venisse sottratta.
L’indagine era stata svolta dai carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico e coordinata dalla procura di Enna e riguardava l’emissione dei biglietti di ingresso a seguito delle discrepanze registrate tra il numero di visitatori e gli incassi. Ora il procuratore capo Calogero Ferrotti ha chiesto il rinvio a giudizio del custode. L’episodio specifico accertato riguarda l’emissione dei biglietti ad un gruppo di 30 turisti stranieri, ma l’inchiesta è stata svolta nel massimo riserbo e non sono trapelate indiscrezioni sulle esatte modalità con le quali l’indagato avrebbe sottratto parte degli incassi e se gli viene contestato un solo episodio o se le verifiche abbiano permesso di accertarne anche altri oltre a quello del gruppo di 30 visitatori.
La Procura nella richiesta di rinvio a giudizio ha individuato quali parti lese diversi Enti ai quali vanno in percentuale gli incassi del sito archeologico. Il maggior danno sarebbe stato patito dall’assessorato regionale per i beni culturali, al quale è destinato il 50% degli incassi, quindi il Comune di Piazza Armerina, alle cui casse confluiscono il 30% dei proventi dei biglietti e il Commissariato per la Villa romana destinatario del 15% degli incassi. Gli Enti potranno presentarsi all’udienza preliminare e chiedere la costituzione di parte civile, tramite l’avvocatura dello Stato, per l’assessorato regionale e con un legale incaricato per il Comune. Il custode indagato è difeso dagli avvocati Giuseppe Di Dio e Sergio Bonincontro.

Giu.Ma.