Pietraperzia. Scout aprono anno sociale
Enna-Cronaca - 17/10/2009
Pietraperzia. Con la celebrazione di una messa da parte di don Nunzio Lavore, apostolo dei giovani, gli scout aprono l’anno sociale per i ragazzi. L’apertura è avvenuta in contrada Rocche, sito archeologico affidato dal comune agli scout ed è stata realizzata una sede di controllo della contrada che appartenne ai Greci. Presente i 23 lupetti che ormai sono al secondo anno di cammino: Francesca Potenza, Oreste Nestre, Elisa Nestre, Giovanni Vasapolli, Giuseppe Mellino, Liborio Rosselli, Giuseppe Falzone, Giusy Costa, Luigi La Monica, Giusy Aiesi, Giuseppe
Miccichè, Rosario Zarba, Antonino Enea, Giovanni Vancheri, Angelo Gatto, Vincenzo Messina, Maria Antonietta Emma, Giuseppe Spampinato, Simone Tumminelli, David Gloria, Chiara Aiello, Carola Rizza e Luca Di Gloria.
All’apertura hanno partecipato anche il gruppo dei capi: Giuseppe Di Gloria, Filippo Puzzo, Cosima Amoroso, Carmela Arcidiacono, Salvatore Bongiovanni, Giulio Dell’Aira, Piera Friscira, Mariangela Rame, Marta Nicoletti,
Luana Panevino. Per l’assistenza spirituale ci sono i reverendi Nunzio Lavore e Giovanni Bongiovanni. Nella seconda Domenica di Novembre ci l’ammissione dei nuovi ragazzi, dopo un incontro formativo con le rispettive famiglie.
“Abbiamo ripreso il cammino di formazione – ha affermato Don Nunzio Lavore – che faremo in questa meravigliosa contrada ed anche in queste grotte tempo permettendo. Abbiamo superato il periodo di formazione ed ora dobbiamo maturare nei comportamenti umani e religiosi. Come sempre alle famiglie chiederemo la collaborazione perché ogni attività pedagogica passa dalla famiglia”.
“Gli scout – afferma Pino Di Gloria, responsabile diocesano – vivono inseriti nella vita ecclesiale del paese seguendo gli orientamenti della pastorale diocesana. Inoltre saremo presenti in tutte le manifestazioni cittadine per dare il nostro apporto e la nostra testimonianza. Noi vogliamo realizzare una dimensione di disponibilità, all’interno del gruppo, ma principalmente verso le figure più deboli della nostra comunità”
Giuseppe Carà