Legambiente Sicilia: Rapporto Ecomafia 2009

La Sicilia, anche quest’anno, si conferma una delle regioni a più alto tasso di illegalità ambientali. A precederla sono solo Campania e Calabria. Un dato allarmante che emerge dal rapporto “Ecomafia 2009, storie e numeri della criminalità ambientale”. Il documento, realizzato dall’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente è stato presentato questa mattina a Catania e ieri pomeriggio a Caltanissetta. Un focus su tutti quei settori della criminalità organizzata che puntano a distruggere il territorio e chi ci abita. Dallo smaltimento illecito dei rifiuti, all’abusivismo edilizio, passando per i combattimenti clandestini tra cani e il saccheggio dei beni archeologici. Per dirlo in una parola sola le “ecomafie”, termine coniato da Legambiente e adesso entrato anche nel vocabolario Zingarelli.
Sono 25.776 i reati ambientali accertati in Italia nel 2008, cioè quasi 71 al giorno, 3 ogni ora. Di questi 2.788 illeciti sono stati realizzati in Sicilia: il 10,8% sul totale nazionale. Sono 1.782 le persone denunciate, 7 gli arresti e 843 i sequestri effettuati da Procure e forze dell’ordine. La provincia più colpita è Palermo, seguita da Messina e Catania. Il business del cemento si posiziona nell’Isola come prima emergenza ambientale. Sono 724 le infrazioni, pari al 9,7 per cento di tutta Italia, 864 denunce, nessun arresto e 288 sequestri di lavori ritenuti irregolari o abusivi. In questo settore il capoluogo siciliano lascia il primato a Catania con 167 illeciti accertati e 426 persone denunciate. Non va meglio con il ciclo dei rifiuti. Ben 248 le infrazioni pari al 6,3 per cento nazionale, 20 denunce, 1 arresto e 165 sequestri. Anche in questo caso Palermo è la provincia più colpita, seguita a ruota da Messina e al terzo posto da Trapani.
La presentazione del rapporto è stata anche l’occasione per parlare dell’esigenza di accelerare l’iter per l’approvazione della nuova legge sui reati ambientali. Una delle iniziative che fa parte della campagna itinerante “No Ecomafia Tour”. L’associazione ambientalista, infatti, da anni chiede un supporto legislativo più esigente che coadiuvi il lavoro di Magistrati e forze dell’ordine. E’ necessaria una maggiore severità verso i reati ambientali, attraverso la loro introduzione nel codice penale. Ma non solo. “Fondamentale è il mantenimento dell’utilizzo delle intercettazioni nelle indagini – ha sottolineato Antonio Pergolizzi, coordinatore nazionale dell’Osservatorio ambiente e legalità -. Se la legge sulle intercettazioni venisse applicata, infatti, non esisterebbero più quasi tutte le inchieste che sono state raccolte in questo rapporto”. Storie di spaventosa quotidianità, esempi di violenza e disprezzo della vita che si intrecciano con le facce, i volti, e i contorni di gente comune è trasformata in vittima e schiacciata inesorabilmente dal business del malaffare. “I dati parlano chiaro e purtroppo per la Sicilia non sono confortanti – ha spiegato Tiziano Granata, responsabile Osservatorio regionale ambiente e legalità – Gli illeciti si accavallano gli uni sugli altri in un connubbio sempre più fitto tra organizzazioni criminali e colletti bianchi”.