Cisl; Tax Day: Sicilia al palo, calano ricchezza e gettito

I dati del gettito fiscale mostrano una Sicilia che arranca. E si allontana dal nord. Ma gettano, nell’Isola, un “ponte per lo sviluppo”, tra sistema delle imprese e Cisl. Tra i parametri che fanno luce sulla crescente marginalità dell’economia siciliana, per il sindacato che ai temi dell’economia e dell’equità ha dedicato, oggi, una giornata nazionale di mobilitazione (“Cambiamo il fisco insieme”), c’è il flusso dell’Irap, la discussa imposta sulle attività d’impresa. Rende noto la Cisl che la quota siciliana di Irap è pari al 23% del gettito raccolto nel sud Italia. Ma sud e isole, complessivamente, entrano nel totale nazionale versato dalle imprese, per un modesto 21%. Dunque, rileva il sindacato che le imposte versate in Sicilia da coloro i quali svolgono attività produttive, rappresentano appena il 23% del 21% pagato da tutto il sud. Pertanto, “se è vero che l’imposizione fiscale dà una misura della ricchezza che il territorio produce, la realtà che viene fuori dai numeri – afferma Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia – è il quadro sconfortante di una regione in crisi profonda”. Presenti Giorgio Santini della segreteria confederale nazionale del sindacato, Giovanni Catalano direttore di Confindustria Sicilia e Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella, Bernava, aprendo il tax day Cisl, ha chiesto, “un cambio di passo e prospettiva”, alla politica, “perché siano attratti nell’Isola investimenti capaci di creare lavoro, reddito. E in questo modo, anche entrate per il fisco”. Al mondo delle imprese ha proposto una “alleanza strategica per lo sviluppo”. Un punto ripreso da Catalano per il quale “l’asse imprese-lavoro è necessario affinché i temi della crescita diventino la priorità dell’azione politica”. “Condividiamo anche l’urgenza della riforma fiscale – ha detto il direttore – e dell’Irap in primo luogo, che è una tassa iniqua che grava sul lavoro creato dalle aziende”. Insomma, “il fisco aiuti l’economia, non la freni”. Un duetto col numero uno della Cisl Sicilia, per il quale “è ora che il sistema tributario funzioni come leva di riequilibrio effettivo, economico e sociale”. Anche perché, ha puntato il dito Bernava, “a coprire il 90%, quasi, del gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, l’Ire ex Irpef, sono i lavoratori dipendenti e i pensionati”.
A fotografare un’Italia profondamente divisa tra nord e sud, il Report su fisco ed equità (on line su www.conquistedellavoro.it) con elaborazioni Cisl di dati di varie fonti. A discuterlo, stamani, la platea di 500 delegati di ogni parte dell’Isola. Dal dibattito, è scaturita la richiesta che “la prima vera riforma istituzionale che il paese vari, sia quella fiscale attraverso – con le parole di Santini – il taglio delle aliquote su salari e pensioni, l’aumento delle detrazioni per lavoratori e pensionati, assegni familiari di nuova concezione”. E anche mediante “più assistenza sociale e bonus alle famiglie”. Quanto a Regione ed enti locali, in Sicilia, segnala il report, incamerano, per ragioni legate al fisco, una quota media pro-capite di 610 euro. Il dato analogo che riguarda la Lombardia, è di 1.410 euro; nel Lazio prelevano 1.240 euro. In Umbria ricevono, per persona, 980 euro. Pertanto, “Regione, province e comuni del nord – osserva il sindacato – mettono in cassa una mole di risorse finanziarie per Irap e addizionali Irpef, pari, in totale, a 2,1 volte quella raccolta dagli analoghi enti, nel mezzogiorno del paese”. Come dire che “il federalismo fiscale, per le amministrazioni locali del sud – avverte Bernava – porta con sé una montagna di incognite”. E che “rischia di sancire, quando arriverà, il crac di comuni, province e regioni. E con loro, dell’economia e della società del mezzogiorno”. È anche per questo che la Cisl sollecita il governo regionale a “dar corso a una stagione incentrata sullo stop alle contribuzioni a pioggia; sulla riprogrammazione dei fondi Ue. Sul credito d’imposta per lo sviluppo; sugli incentivi mirati, a sostegno delle imprese sane e dei settori strategici”. Ancora, “sulla lotta al lavoro nero, all’evasione fiscale e contributiva e alla criminalità in economia”. “E chiediamo pure – puntualizza Bernava – che si apra, concretamente, alla politica delle aree attrezzate, che offrano fiscalità compensativa e di vantaggio”. Tra i dati elaborati dalla Cisl, anche quello sulla distribuzione percentuale dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), tra nord, centro e sud più isole. Ne viene fuori che il gettito dell’imposizione è prodotto, per il 61% dai consumi del nord; per il 30% dagli scambi nelle regioni del centro-Italia. E solo per il 9% è generato nel sud e nelle isole.
Sul tema dell’equità fiscale, Santini, chiudendo la manifestazione, ha lanciato un “pressante appello” alla politica perché “l’unico modo per uscire dalla crisi è una riforma che impedisca ai redditi di lavoratori e pensionati, di precipitare, e sostenga lo sviluppo delle imprese che nel sud hanno visto crollare gli investimenti, tre volte più che nel nord: -5% nel nord, -15 nel mezzogiorno”. Per Santini, “la riforma fiscale deve accompagnarsi anche al credito d’imposta per gli investimenti”. Per questo, “chiediamo al governo Berlusconi di aprire un tavolo con le parti sociali, subito dopo le elezioni regionali”. Busetta ha segnalato le strozzature del mercato regionale del lavoro. La Sicilia, ha rilevato, ha un tasso di disoccupazione del 13,3% e, per senza lavoro, “è la prima regione in Italia”. La Sardegna ha il 12,7%, la Campania il 12,2%. Per contro, il Trentino ha il 3,1%. Pertanto, “esistono due Italia. E non solo nei numeri. In treno da Verona a Roma, occorrono tre ore; da Palermo a Roma – ha affermato – ce ne vogliono ben dodici”.