Scuola. Riforma delle Superiori: avvio a qualunque costo!

Il 15 marzo con la firma del Presidente della Repubblica sono stati emanati i regolamenti di riordino dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali, la Riforma (con la maiuscola) della Suola Secondaria Superiore o riforma Gelmini come continuano a chiamarla con un nome roboante e i cui capisaldi sono Qualità e modernizzazione, Stop alla frammentazione, Meno ore più approfondimenti, Nel territorio aperti al lavoro (sic! http://www.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/index.html). L’arte della retorica è nel nostro DNA e viene usata e abusata per farci digerire qualunque boccone, per quanto amaro. Nei testi di presentazione viene millantato il miracolo, sembra che sia avvenuta la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Un esempio: è stato effettuato una riduzione indiscriminata delle unità orarie (le 36 dei tecnici e 40 dei professionali sono stati ridotti tutti a 32) funzionale solo al risparmio, visto che nella sostanza non è cambiato nulla. Bene, questa purga ai genitori, preoccupati di vedere i propri pargoli per più tempo a loro carico, viene presentata come una conquista: non abbiate timore le unità orarie, che le scuole per loro comodo avevano portato a 50 minuti , torneranno nell’alveo della normanità, un’ora deve essere di 60 minuti effettivi. Risultato: diminuiscono le ore come unità orarie ma aumentano i tempi effettivi (un piccolo conto: 50 minuti per 36 ore fa 1800 minuti, 60 minuti per 32 fa 1920: come si dice tra noi siciliani: risparmiamo e “compariamo”), quindi dobbiamo ritenerci tutti soddisfatti, tutti tranne gli insegnanti “di ruolo” che, non trovando più la cattedra, per racimolarla sono costretti a mettere insieme due o tre scuole anche su più comuni, gli insegnanti precari che vedono sempre più allontanarsi la possibilità di un incarico stabile, anzi vedono la prospettiva di andare in pensione senza mai raggiungerlo, e i giovani laureati che… è meglio che cambino propositi e obiettivi, che si tolgano qualunque illusione! Ma per i precari una mezza soluzione la ministra l’ha trovata, costringendo alla pensione tutti coloro che anche solo in modo contributivo abbiano completato i 40 anni di servizio a prescindere dell’età, via i vecchi e largo ai giovani …da insegnante solidale con i giovani dico che è giusto togliersi dai piedi per fare posto a chi preme dal basso, ma come cittadino vedo che l’ esigenza, sbandierata come inderogabile, di aumentare l’età pensionistica, qui viene meno, ancora una volta derogata, usando sempre come metro la fisarmonica che si apre e si chiude sulle note di comodo.
Va bene il risparmio ottenuto con la concentrazione degli indirizzi, in effetti la proliferazione era stata tale che oggi ci sono giovani con diplomi dai nomi impronunciabili; con gli accorpamenti e l’istituzione degli Istituti di Istruzione Superiore, che contengono al loro interno gli indirizzi a volte più diversi tra loro, era quasi uno sviluppo naturale. Va male il risparmio ottenuto aumentando il numero degli studenti per classe, come sempre si passa da un’esagerazione – classi di 10-12 alunni – all’altra, e già in questo anno scolastico ne stiamo vedendo gli effetti con classi di 30-36 alunni in cui il ministro pretende pure che si faccia l’insegnamento individualizzato…
Quello che purtroppo si deve constatare è che, dopo tanto strepito e tanta sofferenza, la montagna ha partorito il topolino della favola; la scuola secondaria superiore, che aspettava la sua riforma da quasi cinquant’anni (la riforma della media unica è del ’63!), meritava qualcosa di più. Una riforma che affrontasse finalmente l’emergenza che vede i nostri alunni, da diversi anni, agli ultimi posti delle classifiche internazionali, che limitasse l’autorefenzialità camuffata da autonomia che caratterizza le scuole a qualunque livello, che incidesse sugli annosi problemi della scuola dalle strutture alla formazione degli insegnanti, che riformasse veramente obiettivi, metodi e contenuti nella prospettiva della modernità senza perdere il contatto con il grande patrimonio culturale che ci vantiamo di possedere. Ed invece si è proceduto ad una potatura sommaria tesa solo a risparmiare, risparmiare ed ancora risparmiare senza incidere nella struttura né nella sostanza, senza quel colpo d’ala che doveva fare piazza pulita dei vecchi schemi che, è evidente a tutti, non funzionano più; la dimostrazione che lo scopo unico è quello di fare cassa si può leggere nella decisione sciagurata di tagliare le ore non solo nelle prime classi, come logico, ma anche nelle seconde, nelle terze e nelle quarte. Quali ore? Ancora non è dato saperlo e certo, se la decisione viene demandata alle autonomie scolastiche, sarà la guerra aperta, una guerra tra poveri purtroppo.
In effetti, se andiamo per il sottile, Napolitano ha firmato i regolamenti di riordino dei tecnici e dei professionali e la revisione dell’assetto ordinamentale dei licei: la parola riforma non è mai usata. E allora, niente paura, possiamo ancora sperare che prima o poi un governo incalzato dalla storia metta mano alla Riforma.
Franca Ciantia